Ahmad Jamal: Emerald City Nights: Live at the Penthouse

Come cadeau da far(si) in prospettiva più o meno natalizia, la Jazz Detective—nuova etichetta del produttore Zev Feldman, sempre attivissimo nel riesumare registrazioni inedite (come qui) o comunque rare—recupera una serie di live sessions dei trii che Ahmad Jamal diresse attorno alla metà degli anni Sessanta e raccoglie il tutto in due doppi CD (o doppi LP) del cui primo ci occupiamo oggi, e del successivo a breve (ottimi i riversamenti, generosi i libretti di accompagnamento, con foto rare, note di copertina di Eugene Holly Jr. e interviste con colleghi pianisti e altro ancora).

Le tre sedute riunite in questo primo volume risalgono al giugno 1963 e alla primavera seguente e vedono il pianista di Pittsburgh, oggi novantaduenne, supportato (è proprio il caso di dirlo, vista la spiccata "pianocentricità" della sua filosofia estetica) da una ritmica che differisce nel bassista (Richard Evans e Jail Nasser, rispettivamente), mantenendo per contro le bacchette saldamente nelle mani di Chuck Lampkin. Si tratta, di fatto, di un'autentica summa del proverbiale Jamal-style, con tutta la sua brillantezza, il suo vitalismo, il suo virtuosismo, anche, le straordinarie doti strumentali, piene, rotonde, luminose, la facilità (e facondia) di eloquio, certe ridondanze, anche, peraltro largamente bilanciate dal piacere che l'ascolto che questa prima ora e mezza di jazz della più chiara acqua ci procura.

Tutto nella migliore tradizione jamaliana, in altre parole.

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