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Niobe: Child of Paradise
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Se il pop elettronico, obliquo e indefinibile di Niobe/Yvonne Cornelius è riuscito a attraversare una bella dozzina di anni (il primo lavoro, Radioersatz è del 2001, di due anni dopo l'ottimo Tse Tse, per giungere al successo di White Hats nel 2007) e rimanere sempre fresco e affascinate, un motivo ci deve pur essere.
Elementi jazz e lounge, un forte senso teatrale, il tutto immerso in una salamoia digitale che ribolle di colori e geografie immaginarie: ecco gli ingredienti delle canzoni di Niobe, che con questo nuovo Child of Paradise esplora i temi dell'incomprensione umana e della ricerca personale.
A ispirarla sono una nuova consapevolezza personale (dalla stessa artista dichiarata in un'intervista) che passa attraverso le suggestioni ispiratele dalla lettura della psicanalista Alice Miller così come dall'opera di Lucio Fontana, dalla musica di Morricone -cui è dedicato il pezzo "Enniio" -o dalla permanenza davanti al mare della Liguria o del Sud Africa.
Ne esce un disco fatto di strati sottili e di dettagli stuzzicanti, di sapori contrastanti (come d'altronde è lei stessa, metà venezuelana e metà tedesca) e quasi fragili, che si condensano in piccoli gioielli apparentemente informali e invece dotati di una luce brillante.
Ecco dunque le sensuali trame dell'iniziale "Daybreak," la robotica "James" (impreziosita dalla tromba di Nils Ostendorf) cui seguono le atmosfere vagamente retrò di "Spin the Ball"; ma ancora la già citata "Enniio," gli anni Ottanta parigini e onirici che scivolano fuori da "La Toile," la freschezza estiva di "Form My World Anew" e la meravigliosa "Radio Los Angeles," per un disco che stimola l'ascoltatore alla scoperta più che cercare di sedurlo apertamente.
Piccole meraviglie!
Elementi jazz e lounge, un forte senso teatrale, il tutto immerso in una salamoia digitale che ribolle di colori e geografie immaginarie: ecco gli ingredienti delle canzoni di Niobe, che con questo nuovo Child of Paradise esplora i temi dell'incomprensione umana e della ricerca personale.
A ispirarla sono una nuova consapevolezza personale (dalla stessa artista dichiarata in un'intervista) che passa attraverso le suggestioni ispiratele dalla lettura della psicanalista Alice Miller così come dall'opera di Lucio Fontana, dalla musica di Morricone -cui è dedicato il pezzo "Enniio" -o dalla permanenza davanti al mare della Liguria o del Sud Africa.
Ne esce un disco fatto di strati sottili e di dettagli stuzzicanti, di sapori contrastanti (come d'altronde è lei stessa, metà venezuelana e metà tedesca) e quasi fragili, che si condensano in piccoli gioielli apparentemente informali e invece dotati di una luce brillante.
Ecco dunque le sensuali trame dell'iniziale "Daybreak," la robotica "James" (impreziosita dalla tromba di Nils Ostendorf) cui seguono le atmosfere vagamente retrò di "Spin the Ball"; ma ancora la già citata "Enniio," gli anni Ottanta parigini e onirici che scivolano fuori da "La Toile," la freschezza estiva di "Form My World Anew" e la meravigliosa "Radio Los Angeles," per un disco che stimola l'ascoltatore alla scoperta più che cercare di sedurlo apertamente.
Piccole meraviglie!
Track Listing
Daybreak; Child of Paradise; James; Spin the Ball; La Toile; Hawaii Duet; Enniio; Form My World; Radio Los Angeles; Call the People Together; Mystic Van; Indian Sky.
Personnel
Yvonne Cornelius: voce, elettronica; Mike Koch: chitarre; Bernie Deus: basso; Christian Thomè: batteria; Nils Ostendorf: tromba; Marc Matter: giradischi.
Album information
Title: Child of Paradise | Year Released: 2014 | Record Label: Onglagoo Records