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Beat Circus: Boy from Black Mountain

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Beat Circus: Boy from Black Mountain
Il secondo album della band di Brian Carpenter - Boy from Black Mountain - è stato preso in considerazione dall'IMA (The Independent Music Awards) come uno dei migliori del 2009 nella categoria alternative country.

L'autore, ispirato dai canti profondi dell'America, cerca - attraverso il racconto epico - una terra lontana e sperduta, forse mai esistita, dove si vive e si canta come terapia l'abbandono, la desolazione, la malinconia, il ricordo.

E' la musica europea il vero background che suggestiona le composizioni, le note di violino e di fisarmonica di "The February Train," il folk irlandese, la delicatezza di un momento solitario in cui i musicisti quasi per caso raccolti in una piazza suonano e cantano la passione di un amore, perso, ma comunque da raccontare. Le liriche raccontano di paesaggi, famiglie che si spezzano, la stessa letteratura di poeti della canzone come Johnny Cash, Nick Cave, Sufjan Stevens.

Quando lo struggimento e la tristezza sono sentimenti meditati in solitaria possono divenire fonte di redenzione o vendetta, ed ecco allora che possiamo descrivere i momenti strumentali del CD come "Clouds Moving In" (con una chitarra elettrica westerniana alla Ennio Morricone).

Può sembrare un paradosso, ma in effetti quando le canzoni di questo album sono esclusivamente strumentali, ci è più facile immaginare scenari di paesaggi psicologici descritti dalla penna di William Faulkner o - in altre epoche - dal pennello di William Turner. E' questo il caso di un brano che solo apparentemente sembra in secondo piano nell'album in questione, "The Sound and The Fury," dove i suoni (chitarra, contrabbasso, tromba cinese, tuba) galleggiano sulla superficie di un ricordo morboso, alienante. In alternativa possiamo spostarci verso un brano come "Nantahala," introdotto da un violino "sporcato di tempo e polvere," ma rock d'altri tempi, tempestoso. C'è anche tempo, tra le rudi e vibranti parole di Brian Carpenter, di godere di un ricordo breve commosso e intenso, fisarmonica, violino, viola, contrabbasso e voce femminile: "Lullaby For Alexander".

Spesso sembrerebbe complicato per i musicisti contemporanei affrontare temi e sentimenti di quotidiana attualità e semplicità, tuttavia è facile riconoscere in alcuni di loro - più che in altri - la sincera intenzione di esprimere o forse solo di raccontare, ancora una volta, sentimenti universali e antropologici in canzoni dove ognuno di noi può, al di là delle distanze geografiche o culturali, trovare e riconoscere una propria esperienza.

Track Listing

01. The February Train (Carpenter) 02. The Lift You Have May Be Your Own (Carpenter) 03. Boy from Black Mountain (Carpenter) 04. Clouds Moving in (instrumental) (Carpenter) 05. Petrified Man (Carpenter) 06. As I Lay Dying (Carpenter/Voelker) 07. Saturn Song (Carpenter) 08. The Course of the River (instrumental) (Carpenter) 09. The Quick and the Dead (Carpenter) 10. The Sound and the Fury (instrumental) (Carpenter) 11. Judgement Day (Carpenter/Carol Carpenter) 12. Nantahala (instrumental) (Carpenter) 13. Lullaby for Alexander (Carpenter).

Personnel

Brian Carpenter (voce, armonica, fisarmonica, tromba, piano, armonium); Jordan Voelker (viola, voce); Ron Caswell (tuba); Andrew Stern (chitarra, banjo); Paran Amirinazari (violino, voce); Gavin McCarthy (batteria); Paul Dilley (contrabbasso, chitarra acustica); Doug LaRosa (trombone); Bill Cole (tromba cinese); Larry Grimm (voce); Julia Kent (violoncello); Ellen Santaniello (voce).

Album information

Title: Boy from Black Mountain | Year Released: 2010 | Record Label: Cuneiform Records


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