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Apogeo

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Casa del Jazz - Roma - 30.06.2011

Giovanni Tommaso è sempre lì. Al centro di un palco, con il contrabbasso tra le mani. Passano gli anni, le mode, cambiano i musicisti, i generi mutano, si trasformano e lui è lì, a scrivere pagine di musica. A tradurre in musica la storia di un percorso d'amore tra lui e lo strumento, tra lui e gli interpreti che gli sono affianco.

Roma, Casa del Jazz, una sera di inizio estate. Splendido palco allestito nel giardino della villa, atmosfera rilassata, non c'è il tutto esaurito, ma il pubblico - che arriva alla spicciolata - è interessato e attento. Sul palco il quintetto Apogeo, forte di un repertorio composto da un paio di CD [per leggere la recensione di Codice 5 clicca qui] e voglioso di lasciare sensazioni forti. Poco più di un'ora di spettacolo pieno di geometrie oblique, incursioni in area rock, triangolazioni efficaci e cambi di assetto durante lo svolgimento dei brani. Tommaso - vestito di bianco, occhialoni di ordinanza, flemma costante e timing clamoroso - si avvale della collaborazione di due giovani di sicuro avvenire: uno, il pianista Claudio Filippini, già consolidato agli occhi e alle orecchie del pubblico; l'altro, il drummer Alessandro Paternesi, il piena ascesa tecnica e di personalità. Poi ci sono i due assi che declinano i verbi di Apogeo: Daniele Scannapieco al sax che lega il pensiero del gruppo all'idea di jazz, di tradizione, e Bebo Ferra alla chitarra elettrica che abbraccia, con i suoi effetti e i suoi soli taglienti ed efficacissimi, la sfera rock nel senso più ampio del termine. Ne è esempio lampante una splendida "To Jimi H.," dedicata all'asso di Seattle che Tommaso definisce come «il John Coltrane del rock», dove Ferra ruba la scena al resto del quintetto, che però mostra il meglio delle proprie qualità tecniche ed espressive in brani di maggiore organicità come "Bassifondi" e "Sistema limbico".

Meno convincente l'approccio alle ballad, vedi "Codice 5," ma forse perché gli Apogeo vivono meglio in situazioni dalla cifra stilistica più elettrica, trovano il giusto feeling nelle tensioni ritmiche marcate e imboccano con facilità la strada da percorrere nelle forme più complesse. Del resto sono nati con l'idea di rinvigorire i fasti degli storici Perigeo; mission impossible, of course, ma questo non vuol dire che la loro non sia una missione compiuta, anzi, si tratta di una realtà tra le più interessanti in circolazione e che ben sintetizza l'idea di gruppo.

Foto di repertorio : Danilo Codazzi.


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