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Aa.Vv.: Aa.Vv.: Donaueschinger Musiktage 2002

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Aa.Vv.: Aa.Vv.: Donaueschinger Musiktage 2002
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Donaueschinger Musiktage 2002

Col Legno

(2005 - distr. Jupiter)

Valutazione: 3,5 stelle

Risalente all’ottobre 2002, la registrazione documenta i lavori presentati in occasione del festival di musica contemporanea ospitato dalla cittadina bavarese di Donaueschingen. I tre CD raccolgono il contributo di ben undici compositori di differente provenienza geografica e culturale, per un totale di tre ore e tre quarti di musica. Pur nella loro innegabile diversità, quasi tutte le composizioni pongono l’accento sulla vocalità, più precisamente sulle infinite risorse della voce e sulla loro interazione con l’elettronica.

Hum, del compositore messicano Julio Estrada (1943), prende vita da un termine onomatopeico della lingua Maya che sta per “mormorio”. I frammenti fonetici assemblati nel corso dell’esecuzione - per sei voci e live electronics - assumono il valore di meri veicoli per la creazione di un affresco elettronico cupo ed arcano. Caratteristiche analoghe, seppur racchiuse in una gamma più limitata di colori e dinamiche, si ritrovano in Ecoute, scritto dalla giapponese Misato Michizuki (1969) per cinque voci ed installazione luminosa.

Un nesso evidente tra musica ed arti figurative si coglie in The Ecstasy of St. Theresa, dell’americano Gerard Pape (1955). A sua volta estasiato dalla visione dell’omonima scultura del Bernini custodita nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria, Pape si è sforzato di plasmare il suono (in senso quasi scultoreo) attraverso la simbiosi tra live electronics e nove voci, alle prese con un adattamento poetico di un testo di Santa Teresa d’Avila.

Ancora supporti elettronici, rafforzati dal contributo di quattro giradischi, interagiscono con quattro voci femminili, un controtenore ed un trombone in Phonautograph, autore il filippino Alan Hilario (1967). Qui la concezione è spiccatamente ritmica, dal momento che si mette in gioco la tecnica dello scratching con la disposizione sfasata degli impulsi e la variazione della loro lunghezza ottenuta attraverso la tecnologia digitale.

In Teile Dich Nacht la svedese Karin Rehnqvist (1957) ha concentrato la sua ricerca su due aspetti ben distinti. Da un lato, la musica tradizionale svedese e l’uso del kulning, una tecnica vocale caratterizzata da acuti lancinanti senza vibrato, in origine utilizzata come mezzo di comunicazione a distanza, come richiamo per animali domestici o espediente per scacciare quelli selvatici. Ne è un’interprete eccellente la vocalist svedese Lena Willemark, nota anche in ambito jazzistico per le sue collaborazioni con Anders Jormin, Rita Marcotulli ed Ale Möller nel Nordan Project. Dall’altro, il legame con la poesia (nel caso specifico dei versi di Nelly Sachs), esplorato con l’ausilio del SWR Vokalensemble.

Intelligentemente provocatoria risulta la proposta del compositore tedesco Helmut Oehring (1961). ER.eine She (aus: 5ÜNF/Haare Opfer) combina l’elettronica con un’installazione sonora, flauto basso e tre cantanti sordi, il cui handicap è ribaltato nella potente interpretazione di un testo dalle forti connotazioni fonetiche e simboliche.

Vollicht aust es sa, III di Josef Anton Riedl (1927) trae spunto dall’assonanza con il verso “vielleicht ist es so, vielleicht ist es aber auch nicht so”, estrapolato dalla commedia di Georg Büchner Leonce e Lena. Il compositore tedesco ha costruito un pezzo per tre voci recitanti, due percussionisti e flauti, abbinato alla proiezione contemporanea di quattro film. L’intento è quello di realizzare dal vivo un evento multimediale in cui le varie fonti sonore intessano un continuo scambio di stimoli e le parole (o spezzoni di frasi) vengano sfruttate in funzione della loro valenza fonetica e musicale.

Un principio, questo, a cui si attiene per altri versi l’olandese Jaap Blonk (1953), fautore di un uso scarno ed estremo dei mezzi vocali. Mundundrum ha come protagonista la voce dell’autore, diffusa attraverso sei microfoni ed un sistema quadrifonico. Blonk mette a punto varie tecniche atte a modificare e diversificare i suoni e le frequenze prodotti dalla voce: risonanze labiali, oscillazioni della testa, movimenti della lingua, pressione delle dita sulle guance.

I brani presenti nel terzo CD pongono l’accento sulla varietà strumentale, essendo infatti basati sull’impiego di formazioni estese e variegate. Per la realizzazione di Die Seele muss vom Reittier steigen… il compositore svizzero Klaus Huber (1924) ha attinto l’ispirazione dalle suggestioni dettategli da alcuni versi della poesia di Mahmoud Darwish Le siège. Ne è scaturito un concerto da camera per violoncello, baritono, controtenore ed un’orchestra di trentasette elementi. In linea con i contenuti poetici, l’esecuzione recupera una sorta di misticismo presente in forme e modalità diverse nell’opera di altri autori contemporanei quali Arvo Pärt e Giya Kancheli. Per il raggiungimento dell’obiettivo si rivelano fondamentali le linee purissime affidate al cello ed alle voci.

Totalmente strumentale, Differenz/Wiederholung 7 di Bernhard Lang (Linz, Austria, 1957) registra l’integrazione tra grande orchestra e loops, elaborati da Thomas Musil presso il prestigioso Institut für Elektronische Musik di Graz. Fedele ai presupposti del titolo, l’esecuzione mette a confronto le ripetizioni generate dai loops e gli sviluppi intrapresi dall’ensemble, il che contribuisce a cambiare radicalmente anche i criteri della notazione.

Infine, la compositrice israeliana Chaya Czernowin (1957) ha fatto confluire in Maim zarim, maim gnuvim risorse ben distinte. Da una parte, la grande orchestra; dall’altra, i live electronics. In mezzo, un quintetto di solisti eccellenti: tubax (moderno modello di sax contrabbasso utilizzato nel jazz d’avanguardia da Anthony Braxton e Vinny Golia) e sax contralto; oboe, musette e corno inglese; viola (affidata all’americana Mary Oliver, nota anche per le sue collaborazioni con George Lewis e ICP Orchestra); chitarra elettrica; piano e cembalo. Una varietà timbrica ed espressiva che favorisce aggregazioni sonore e sfocia in aree più rarefatte, accostando al tempo stesso matrici culturali e stilistiche diverse.

In conclusione, il triplo Cd offre una panoramica densa, composita, frutto di uno spirito di ricerca autentico, che lascia intravedere - al di là di certi atteggiamenti intellettuali ed estenuanti solipsismi - una vitalità intrinseca alla scena contemporanea di estrazione accademica. Elenco dei brani:

CD 1: 01. Hum (Estrada) - 28:11; 02. Ecoute (Mochizuki) - 13:34; 03. The Ecstasy Of St. Theresa (Pape) - 14:21; 04. Phonautograph (Hilario) - 18:11

CD 2: 01. Teile dich Nacht (Rehnqvist) - 17:59; 02. ER. eine She (aus: 5ÜNF/Haare Opfer) (Oehring) - 22.42; 03. Vollicht aust es sa, III (Riedl) - 17:20; 04. Mundundrum (Blonk) - 17:23

CD 3: 01. Die Seele muss vom Reittier steigen... (Huber) - 34:58; 02. Differenz/Wiederholung 7 (Lang) - 22.25; 03. Maim zarim, maim gnuvim (Czernowin) - 19:09

Musicisti:

CD 1: Neue Vocalsolisten Stuttgart (01 - 04); Andrew Digby (trombone, 04)

CD 2: SWR Vokalensemble Stuttgart diretto da Daniel Reuss (01); Lena Willemark (voce, 01); Christina Schönfeld, Giuseppe Giuranna, Alexandra Giuranna (voce, 02); Natalia Pschenitschnikova (flauto basso, 02); Anton Lukoszevieze (violoncello, 02); Michael Hirsch, Michael Lentz, Stephan Gabanyi (voci recitanti, 03); Carin Levine (flauto, flauto basso, 03); Edgar Guggeis, Wolfram Winkel (percussioni, 03)

CD 3: SWR Sinfonieorchester Baden-Baden und Freiburg diretta da Sylvain Cambreling (01-03); Kai Wessel (controtenore, 01); Max Engel (baritono, 01); Walter Grimmer (violoncello, 01); Seth Josel (chitarra elettrica, 03); Peter Veale (oboe, musette, corno inglese, 03); Mary Oliver (viola, 03); Rico Gubler (tubax, sax contralto, 03); John Mark Harris (piano, cembalo, 03)

Personnel

Album information

Title: Aa.Vv.: Donaueschinger Musiktage 2002 | Year Released: 2006 | Record Label: Kayo Records


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