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Zu
ByGli Zu tornano a quella che per loro è un po' una casa; come hanno detto loro stessi, infatti, l'Area Sismica li ha visti crescere durante l'intero loro percorso musicale.
E tornano per presentare un nuovo CD, Carboniferous, in uscita in questi giorni per la Ipecac Records di Mike Patton (lo stesso Patton è ospite in due brani dell'album, mentre in un'altra traccia compare King Buzzo dei Melvins).
Dunque, come suonano gli Zu oggi? Come sempre, potremmo dire. Sul palco il gruppo dà sempre il massimo, e anche in quest'occasione ha rovesciato sul pubblico la consueta bordata di elettricità, energia e adrenalina, confermando di essere una delle punte di diamante indiscusse della scena jazz-core internazionale.
La musica degli Zu più che da ascoltare è da "sentire," col corpo oltre che (e forse più che) con le orecchie; mira alle gambe, alla pancia, allo stomaco; quello che sta sopra importa meno.
Ciò non significa che non ci sia attenzione e perizia nella costruzione dei brani; c'è infatti, come sempre, un grande lavoro sul ritmo, oltre che sull'impatto sonoro: poliritmi, variazioni della batteria sui riff del basso e sugli ostinati del sax baritono; pezzi costruiti a scatole cinesi, con sezioni inserite simmetricamente l'una dentro l'altra. Ma l'attenzione è focalizzata nettamente sul ritmo e sul suono.
Quest'ultimo, rispetto al passato, si è ulteriormente riempito e gonfiato, grazie all'uso di elettronica, effetti e loop. Ora gli Zu spingono più a fondo il pedale della saturazione sonora, e a volte le consuete geometrie ritmiche si sciolgono in muri di suono magmatici, incandescenti e informi, da cui poi riemergono come dal crogiuolo di un altoforno.
In effetti, sembra che nel binomio jazz-core, il suono degli Zu si stia allontanando dal "jazz-" e spostando ulteriormente verso il "-core," avvicinandosi sempre più ai territori del noise. La potenza, l'asprezza sonora e il rumore hanno regnato sul concerto, mentre il sax di Luca Mai raramente "ha fatto il sax" e si è concesso a melodie e fraseggi, dedicandosi invece al suo repertorio favorito di borbottii bassi, bordoni, riff ritmici e minimali, stridii e suoni quasi percussivi.
Jacopo Battaglia alla batteria è potente, preciso e ipercinetico, il vero motore pulsante del suono Zu (e ora anche responsabile del rumorismo elettronico attraverso il suo laptop). Il suono del basso di Massimo Pupillo è inconfondibile, roccioso, granitico e urticante, una sorta di marchio di fabbrica della band.
Forse, però, un po' più di attenzione concessa ogni tanto ai temi e alla componente melodica potrebbe dare frutti interessanti, come dimostra il brano finale del concerto, dove faceva bella mostra una semplice melodia del sax reiterata, che ha regalato una componente di pathos insolita nella loro musica.
Foto di Claudio Casanova
Ulteriori immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini
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