ZB: Ascoltavo i massimi violinisti classici nel loro repertorio, in particolare Perlman e Zuckerman ma anche il "German Lieder," la musica medioevale e rinascimentale la specialità di mia mamma e il folklore degli Appalachi. Mio papà era un trombettista jazz e quando frequentava le scuole superiori aveva una particolare affinità per
Chet Baker; negli anni in cui crescevo era molto coinvolto nella musca folk e bluegrass. Suonava anche la chitarra e cantava; con lui e la mamma formavamo un trio. Comunque il jazz era sempre presente in casa, sia dall'impianto stereo che dalla radio. Quando avevo 10 anni il papà riprese a suonare la tromba e mi comprava i dischi di Grappelli, Venuti e Ponty. È stato quello in mio punto di accesso al mondo del jazz.
AAJ: Quando frequentavi il college hai subito un grave incidente stradale che ti ha compromesso l'attività musicale e di studio per tre anni. Che impatto ha avuto quella disgrazia sulla tua vita futura?
ZB: Ci ho messo ancora più tempo per rimettere la testa a posto. Dal momento che fui fisicamente in grado di tornare al college decisi che volevo iniziare una carriera nel jazz. Il mio insegnante, Myron Kartman, mi ha sempre sostenuto in tutte le occasioni e mi ha aiutato per quasi un decennio a continuare i miei studi formali sul violino mentre facevo esperienza nel jazz. È stato un insegnante davvero paziente e appassionato.
AAJ: È stato duro andare a vivere a New York?
ZB: Il primo anno è stato eccitante. Il secondo ha portato disperazione. Nel terzo anno è venuta la mia affermazione.
AAJ: Parliamo del sodalizio con
Phil Markowitz. Lo possiamo considerare una sorta di tuo mentore?
ZB: Ho incontrato Phil al club Deer Head Inn e il suo modo di suonare mi ha lasciato senza fiato. Abbiamo trovato subito un'intesa musicale. Qualche anno dopo l'ho cercato per avere alcune lezioni su consiglio del grande pianista e compositore
Bobby Avey. Stavo cercando una guida per organizzare i miei concetti musicali e praticare; cose che ho raggiunto studiando con lui. Dopo poche lezioni abbiamo iniziato a esplorare approcci compositivi per pianoforte e violino, inaugurando così la nostra partnership.
AAJ: Hai studiato anche con
Pat Martino. Cosa ricordi di quell'esperienza?
ZB: Ho avuto solo una lezione con Pat al Summer Jazz Institute dello Skidmore College ed ero appena ventenne. È stato uno dei miei eroi da quando ho scoperto il suo album
Consciousness. Mi ha insegnato un suo concetto originale e davvero unico riguardante la suddivisione della libera tastiera di uno strumento a corde in modelli visivi usando scale simmetriche. Questo ha cambiato completamente il mio modo di affrontare il violino dal punto di vista armonico. Mi ha dato inoltre qualche saggio consiglio: ovvero per suonare jazz moderno sul violino dovevo essere un leader. È stata una lezione tremendamente importante.
AAJ: Hai avuto momenti negativi nella tua carriera musicale?
ZB: Mai. Solo nella vita privata. Talvolta è difficile capire in anticipo quando sta iniziando un periodo buio, ma la musica mi ha sempre aiutato ad affrontarla. Naturalmente ho fronteggiato difficoltà nella mia carriera e nelle relazioni musicali ma nessuna mi ha fatto perdere fiducia.
AAJ: Parlando del tuo stile, mi impressionano la sensibilità e il virtuosismo che stanno alla base di tutto il tuo lavoro. Dal tuo punto di vista, senti di aver avuto un'evoluzione nel corso degli anni?
ZB: Grazie. È molto bello sentire queste parole. Oggi possiedo più conoscenze. Quando ho iniziato a suonare non sapevo davvero cosa stavo facendo. Mi sosteneva la passione e la condivisione di un'estetica che volevo sviluppare ma non avevo una formazione musicale jazzistica. Ora magari ho ricevuto più formazione jazzistica del necessario, certamente più del valore di un'intera vita se riesco a padroneggiarne i concetti. Resto comunque aperto ad apprendere per quanto possibile e ad espandere il mio universo musicale ma sto diventando più selettivo su ciò che cerco di sviluppare.
AAJ: Quali dei tuoi album apprezzi maggiormente?
ZB: Al pari di molti musicisti faccio fatica a riascoltare i miei dischi ma sono ancora affezionato a
The Magic Number e
Perpetuity. Ho lavorato molto in entrambi gli album e il risultato mi sorprende ancora. Ci sono cose che amo nei dischi realizzati con i Coffee Achievers e in quelli incisi per la Criss Cross e riguarda principalmente l'apporto dei miei partner. Sono stato incredibilmente fortunato di registrare con alcuni dei massimi musicisti del pianeta.
AAJ: Cosa ci dici della tua esperienza con
Snarky Puppy?