Goat's Notes: Wild Nature Executives

Vi troviamo richiami al folklore ed ai canti tradizionali spesso evidenziati dall'uso contemporaneo di melodica e clarinetto. Retaggi di origine accademica, sottolineati dalle combinazioni di piano e violino, che insinuano malinconia e romanticismo. Squarci di avanguardia, scansioni rock, esplosioni noise che si frammischiano a trovate continue e spiazzanti sorrette da senso ironico e spirito goliardico.

Se i diciassette brani intorno ai tre minuti, molti addirittura superano di poco i sessanta secondi, sono il format ideale per veicolare tale schizofrenia espressiva è nei rimanenti tre brani che la visione musicale del sestetto trova pieno compimento.

"Shoe Factory" parte in sordina con gli strumenti quasi timorosi di calpestarsi a vicenda salvo poi ritrovare un contagioso andamento innodico che si sublima in un finale orgiastico. La title track nei suoi dieci minuti di durata fissa su pellicola, con una sorta di montaggio felliniano, le schegge impazzite fuoriuscite dal laboratorio Goat's Notes con coerenza e senso spettacolare. Chiusura a suo modo austera con "Paysage" intima escursione di pianoforte e contrabbasso nei territori della libera improvvisazione.

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