David Murray 4tet & Strings: Waltz Again

Accompagnato in quartetto da musicisti fidi e di grande levatura, come Jaribu Shahid al contrabbasso, Hamid Drake alla batteria e Lafayette Gilchrist al pianoforte, e circondato da un orchestra d’archi di dieci elementi, diretta da Roman Filiu O’Reilly, Murray presenta una musica tutto sommato atipica, che include nella parte degli archi varie suggestioni della musica classica novecentesca, ma conserva nel nucleo centrale la sua radice afroamericana.

Il risultato è a momenti intrigante, come nella lunga “Pushkin Suite”, forse il momento più riuscito, e nella conclusiva, danzante “Sparkle”, in altri un po’ stridente. In particolare, gli usuali, eccellenti soli di Murray, così distorti ed espressivi, ma anche così lontani dalla suadenza del suono degli archi, non sempre sembrano a casa propria in un contesto del genere. Analogamente, appaiono un po’ sprecate le doti di Shaihid e Drake, che solo in rari momenti riescono a far sentire la loro voce (anche se certo il batterista svolge una parte decisiva nel mantenere integra la radice afro entro un contesto più classico). Migliore la resa di Gilchrist, che adegua il suo piano alle atmosfere e riesce a pennellare anche momenti notevoli (“Steps”).

Complessivamente un buon lavoro, forse non tra le cose migliori di Murray, ma nel quale il sassofonista si leva lo sfizio di comporre musica “in grande” e di disegnarci sopra le sue splendide improvvisazioni.

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