Kjell Nordeson: Walking with Mirabeau

Collaboratore storico di Mats Gustafsson, il batterista svedese Kjell Nordeson si presenta qui in solitudine, impegnato a un set di percussioni composito e al vibrafono, strumenti che sente complementari, pur nella loro marcata diversità che lo spinge a suonarli alternativamente nelle varie tracce.

Il lavoro è interamente improvvisato e anche il titolo è dedicato a questa pratica, dato che rinvia a una citazione, da parte di Heinrich von Kleist, del conte di Mirabeau, il quale, ottimo oratore, sosteneva di non sapere all'inizio di un discorso quale sarebbe stata la sua fine, appunto perché le sue argomentazioni erano improvvisate.

Nordeson articola il lavoro in dodici tracce, quasi regolarmente un'alternanza di percussioni e vibrafono, tutte comunque su tempi abbastanza lenti, cosa che gli permette una valorizzazione dei suoni. Ciò si percepisce in particolare nelle tre tracce finali, intitolate come il disco stesso e tutte al vibrafono, nelle quali lo strumento viene fatto risuonare a lungo, ancorché senza abbandonare un afflato lirico di fondo.

Ma neppure i brani alla batteria, ovviamente maggiormente incentrati sull'aspetto ritmico, mancano di attenzione all'elaborazione del suono: per esempio, in «Chestnut Street» questo viene esaltato dal contrasto tra campanelli, tamburi e piccole casse; in «Mathematics Alley» la cura e nella risonanza delle pelli; in «A Clear Day on the Court» l'attenzione è tutta sui suoni alti, sfregamenti e risonanze dei piatti, campanelli, e via dicendo.

Un disco dai dettagli elaborati, per niente aggressivo o "rumoroso," godibile a dispetto della sua decisa particolarità, di un genere che peraltro sta guadagnando attenzione (clicca qui per leggere l'analogo, recente lavoro in solo di Pasquale Mirra).

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