Anche un integralista come Elliot Sharp a volte ritorna sul luogo del delitto. Con il suo look da serial killer marziano degli anni cinquanta decide oggi di riesumare il progetto Carbon, attivo dalla seconda metà degli anni ottanta fino alla metà della decade successiva. Lo fa richiamando l'amica Zeena Parkins con la sua arpa elettrica foriera di scanalature e zigrinature piene di brividi. E con lei, si avvale nuovamente dei sample e dei synth di David Weinstein e della sezione ritmica formata dal batterista Joseph Trump e dal bassista elettrico Marc Sloan. I due sanno gestire il compito loro assegnato con un lavoro bello tosto, neanche troppo lontano da quello previsto in musiche alle quali siamo già abituati, come il punk più irriverente o l'art-rock più d'avanguardia. In pratica questa è la stessa formazione che a metà degli anni novanta aveva registrato alcuni dischi e suonato dal vivo nel corso di tour più o meno lunghi.
In questo Void Coordinates la musica scorre via feroce e ossessiva, con aguzze schegge di vetro sottile e friabile che cadono continuamente dalle finestre ormai diroccate. Lo sguardo è puntato sempre avanti verso l'orizzonte che non si avvicina mai e rimane assolutamente immobile a segnare il confine col cielo. Le dinamiche sono espanse senza paura, cercando sempre di superare i limiti fisici degli strumenti.
Nelle esaustive note di copertina Elliot Sharp racconta le origini del progetto, le implicazioni matematiche che passano dalla serie numerica di Fibonacci alle intuizioni sui frattali di Benoit Mandelbrot e rivela le influenze di Miles Davis e del suo On the Corner per questa musica piena di ritmo e di suoni irreali. Un flusso pervasivo nel quale è consigliabile immergersi, lasciandosi scivolare addosso le scorie pungenti e le imperfezioni acide: tutto fa parte del gioco.
Track Listing
The Younger Dryas; Eukaryonic; Caldron; Eskatones; Fermion; Index of Minerals; Holoscene; Hypercubus.
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