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Joakim Milder, Fredrik Ljungkvist, Pär-Ola Landin, Christopher Cantillo: Trädet
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Chi fosse alla ricerca di un disco che rievoca l'estetica del free jazz degli albori senza suonare inattuale, può ascoltare questo Trädet. Il lavoro, allo stesso tempo di recupero e rinnovamento del linguaggio, è ben svolto da un quartetto collaborativo (cioè senza leader) al suo esordio discografico, ma composto da musicisti già affermati: il sassofonista Joakim Milder, il sassofonista e clarinettista Fredrik Ljungkvist, il bassista Pär-Ola Landin e il batterista Christopher Cantillo.
Nelle formazioni con due fiati e senza strumento armonico che eseguono musica in tutto o in parte improvvisata, l'interplay presenta principalmente un rischio: che si sobrappongano i ruoli degli strumenti della frontline. In quest'ottica, le soluzioni adottate da Milder e Ljungkvist sono in larga parte efficaci, , sia nelle scelte timbriche, sia nell'esecuzione dei temi, sia nelle improvvisazioni. Quanto all'aspetto timbrico, se Milder rimane per tutto il disco al sax tenore, Ljungkvist alterna tenore, soprano e clarinetto: il che contribuisce a variare il suono del quartetto di brano in brano. Quanto ai temi, gli unisoni sono sempre precisi e talvolta non privi di difficoltà tecniche ("Lupin," "Hon målar, "Things Are"), i contrappunti sono inventivi e mai scolastici (""Alt. Fiction," "Schism"). In qualche caso i fiati improvvisano l'uno dopo l'altro in modo più tipicamente solistico ("Alt. Fiction" e "Segall," dove si ascolta un trio di clarinetto, basso e batteria molto lirico e pieno di pathos). Nella maggior parte dei brani le improvvisazioni sono invece collettive, ma Milder e Ljungkvist agiscono quasi sempre in modo complementare, evitando di togliersi spazio a vicenda (ne è un'ottima prova il duetto di tenori che introduce "Things Are"). Solo al crescere delle dinamiche, gli scambi si fanno maggiormente caotici, e l'interazione dà l'impressione d'essere meno sorvegliata: è il caso di "Ivan's on the Phone."
Basso e batteria non hanno praticamente spazi solistici, fatta eccezione per un breve momento lasciato al contrabbasso in "Things Are": alla ritmica è assegnata piuttosto una funzione d'impulso all'improvvisazione, sia essa basata sullo swing ("Schism," "Ivan's on the Phone") o priva di pulsazione ("Man kan inte äga en hund"). Cantillo si affida di preferenza alle spazzole, di cui mostra grande padronanza: notevole anche la varietà timbrica delle percussioni che il batterista ingloba nel suo set.
Complessivamente, Trädet riesce a trovare un equilibrio tra gli stilemi del free prima maniera e un modo d'improvvisare meno idiomaticamente connotato. Ciò che lo rende un disco niente affatto passatista o nostalgico.
Nelle formazioni con due fiati e senza strumento armonico che eseguono musica in tutto o in parte improvvisata, l'interplay presenta principalmente un rischio: che si sobrappongano i ruoli degli strumenti della frontline. In quest'ottica, le soluzioni adottate da Milder e Ljungkvist sono in larga parte efficaci, , sia nelle scelte timbriche, sia nell'esecuzione dei temi, sia nelle improvvisazioni. Quanto all'aspetto timbrico, se Milder rimane per tutto il disco al sax tenore, Ljungkvist alterna tenore, soprano e clarinetto: il che contribuisce a variare il suono del quartetto di brano in brano. Quanto ai temi, gli unisoni sono sempre precisi e talvolta non privi di difficoltà tecniche ("Lupin," "Hon målar, "Things Are"), i contrappunti sono inventivi e mai scolastici (""Alt. Fiction," "Schism"). In qualche caso i fiati improvvisano l'uno dopo l'altro in modo più tipicamente solistico ("Alt. Fiction" e "Segall," dove si ascolta un trio di clarinetto, basso e batteria molto lirico e pieno di pathos). Nella maggior parte dei brani le improvvisazioni sono invece collettive, ma Milder e Ljungkvist agiscono quasi sempre in modo complementare, evitando di togliersi spazio a vicenda (ne è un'ottima prova il duetto di tenori che introduce "Things Are"). Solo al crescere delle dinamiche, gli scambi si fanno maggiormente caotici, e l'interazione dà l'impressione d'essere meno sorvegliata: è il caso di "Ivan's on the Phone."
Basso e batteria non hanno praticamente spazi solistici, fatta eccezione per un breve momento lasciato al contrabbasso in "Things Are": alla ritmica è assegnata piuttosto una funzione d'impulso all'improvvisazione, sia essa basata sullo swing ("Schism," "Ivan's on the Phone") o priva di pulsazione ("Man kan inte äga en hund"). Cantillo si affida di preferenza alle spazzole, di cui mostra grande padronanza: notevole anche la varietà timbrica delle percussioni che il batterista ingloba nel suo set.
Complessivamente, Trädet riesce a trovare un equilibrio tra gli stilemi del free prima maniera e un modo d'improvvisare meno idiomaticamente connotato. Ciò che lo rende un disco niente affatto passatista o nostalgico.
Track Listing
Alt. Fiction; Lupin; Schism; Köpenhamn; Hon målar; Ivan's on the Phone; Man kan inte äga en hund, pt. 1; Man kan inte äga en hund, pt. 2; Segall; Things Are
Personnel
Joakim Milder
saxophoneJoakim Milder: sax; Fredrik Ljungkvist: reeds; Pär-Ola Landin: bass; Christopher Cantillo: drums
Album information
Title: Trädet | Year Released: 2018 | Record Label: El Dingo Records
Comments
About Joakim Milder
Instrument: Saxophone
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Luca Casarotti
Trädet
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