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Tito Mangialajo Rantzer e il Questionario di Proust

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All About Jazz Italia: Il tratto principale della mia musica.
Tito Mangialajo Rantzer: Che sia sincera e con lo sguardo verso l'ignoto e il rischio. Ma anche che sia in qualche modo legata alla tradizione, al suono di quella musica che chiamiamo jazz, della quale sono terribilmente innamorato.

AAJI: La qualità che desidero nei musicisti che suonano con me.
T.M.R. : Principalmente che siano delle belle persone, degli amici con i quali sia bello condividere anche i momenti fuori dal palco e spesso i lunghi viaggi in auto.

AAJI: Come musicista, il momento in cui sono stato più felice.
T.M.R. : Forse quando andai con mio papà nel negozio Ricordi in centro a Milano e mi comprò il mio primo basso elettrico. Avevo undici anni. Ero al settimo cielo col mio Eko Kiwi bass (che ho ancora).

AAJI: Come musicista, il mio principale difetto.
T.M.R.: Non essere abbastanza bravo a suonare con l'arco. Lo uso molto a casa per studiare, è importantissimo, ma in concerto e su disco non mi azzardo più di tanto. Ci sono alcuni contrabbassisti pazzeschi con l'arco e lascio il campo a loro. Forse sbaglio...

AAJI: La mia più grande paura quando suono.
T.M.R.: Sinceramente nessuna. La musica è un'attività che mi fa stare bene, non mi fa paura.

AAJI: Sogno di suonare.
T.M.R.: Meglio con l'archetto! E magari un po' di più con alcuni gruppi che mi piacciono particolarmente, tipo il mio quartetto, il quartetto di Francesca Ajmar (con Fausto Beccalossi e il vibrafonista Marco Bianchi), Giancarlo Tossani Synapser + Alessi Synapser, Paolo Botti... Ne dovrei menzionare altri (suono da più di venticinque anni con un sacco di bravi musicisti, ho registrato più di novanta dischi...), ma è giusto per capirci.

AAJI: La mia fonte di ispirazione.
T.M.R.: Molta della musica che ascolto: jazz, musica classica del '900, musica contemporanea, musica brasiliana. Il silenzio e il suono. Il suono è importante.

AAJI: I miei musicisti preferiti.
T.M.R.: Mamma mia... tantissimi. Ora al volo ti dico: John Coltrane, Sonny Rollins, i Beatles, Bill Evans, Cartola, Sam Rivers, Djavan, Lester Young, Thelonious Monk, Edgard Varèse, Morton Feldman, Lee Konitz, Ornette Coleman, Paul Bley, Antonio Carlos Jobim, Joao Bosco, Sérgio Santos, Warne Marsh, Milton Nascimento, Billy Strayhorn, Teddy Wilson, Chico Buarque, Beth Carvalho, György Ligeti, James Taylor (quello vero...), Charles Mingus... Sono davvero tanti, ne potrei aggiungere altri ma credo sia bene fermarmi qui.

AAJI: I miei dischi da isola deserta.
T.M.R.: Sgt. Pepper (Beatles), Waltz for Debby (Bill Evans), The Sound of Sonny (Sonny Rollins), Sun Ship (John Coltrane), Áfrico (Sergio Santos), le suite per violoncello solo suonate da Anner Bylsma. Anche qui potrei andare avanti, ho difficoltà a selezionare pochi dischi (a casa ne abbiamo più di 2000, senza contare quello che abbiamo nell'hard disk). Ma si presume che io abbia fatto naufragio e che prenda a caso poca musica che mi faccia compagnia.

AAJI: La canzone che fischio sotto la doccia.
T.M.R.: Un sacco di roba diversa, anche trash (trash per me, si intende). Ho una buona memoria melodica e così delle volte mi ritrovo a fischiare canzoni sepolte nel mio cervello, che in genere non ascolto, ma che sono lì: tipo dei pezzi di Riccardo Cocciante (terribile, ma è così), dei Ricchi e Poveri, di Drupi. Quando accade vengo aspramente criticato da Francesca Ajmar, mia moglie (direi con ragione). Tra l'altro credo, senza falsa modestia, di saper fischiare bene. Ho registrato col fischio anche delle colonne sonore: "Estomago," film di Marcos Jorge che vi consiglio e "Il caso dell'infedele Clara" di Roberto Faenza. Entrambi con musiche di Giovanni Venosta.

AAJI: I miei pittori preferiti.
T.M.R.: Piero della Francesca, Caravaggio, Turner, Willem De Kooning, Mark Rothko, Francis Bacon, Franz Kline, Egon Schiele, Barnett Newman. Ne aggiungo uno che conosco personalmente, che oltre ad essere una bellissima persona e un amico, è un artista dotato di grande forza espressiva: Dim Sampaio, un pittore brasiliano che da anni abita in Italia, a Bologna. Se vi capita, prestategli attenzione.

AAJI: I miei film preferiti.
T.M.R.: "I Quattrocento Colpi" (François Truffaut), "La Finestra sul Cortile" (Alfred Hitchcock), "Il Viale del Tramonto" (Billy Wilder), "Io e Annie" (Woody Allen), "Il Secondo Tragico Fantozzi"(Luciano Salce), "L'angelo Sterminatore" (Luis Buñuel) e tanti altri. Sono un grande appassionato di cinema, quando avevo vent'anni ero un assiduo frequentatore di sale cinematografiche e cineteche (quando a Milano c'era il De Amicis). Spesso vedevo anche tre film al giorno. Ora c'è mia figlia, 13 anni, che si sta appassionando. Spesso a casa ci guardiamo insieme film storici sullo schermo del computer (non abbiamo il televisore). Dice che vuole fare la regista...

AAJI: I miei scrittori preferiti.
T.M.R.: Joseph Roth, Israel J. Singer, Leonardo Sciascia, Italo Calvino, Raymond Chandler, Primo Levi.

AAJI: La mia occupazione preferita.
T.M.R.: Una sola? Allora suonare. Ma sullo stesso piano stare con mia moglie e i mie figli e cucinare. Anni fa anche giocare a calcio, ma da tempo non mi cimento più.

AAJI: Il dono di natura che vorrei avere.
T.M.R.: Essere più alto.

AAJI: Nella musica, la cosa che detesto di più.
T.M.R.: Fare i tributi ai musicisti appena scomparsi. Aggiungerei anche rifare in chiave jazz i repertori dei gruppi pop-rock.

AAJI: Gli errori musicali che mi ispirano maggiore indulgenza.
T.M.R. : Credo che nella musica che mi piace suonare, per come l'intendo io, non ci siano errori. E anche se vi fossero, si coglie la palla al balzo e ci si inventa qualcosa, inglobando "l'errore" nel flusso musicale.

AAJI: Il pezzo che vorrei venisse suonato al mio funerale.
T.M.R. : "Flor de Lis" di Djavan.

AAJI: Lo stato attuale della mia attività musicale.
T.M.R.: Buono

AAJI: Il mio motto.
T.M.R.: Come diceva Monk: "Fate suonare bene il batterista."

Foto
Walter Miglio.

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