Nicolas Masson – Roberto Pianca – Emanuele Maniscalco: Third Reel

La non eccessiva originalità si deve al fatto che non mancano di certo, sull'attuale mappa jazzistica, gruppi che deambulano lungo tracciati morbidi e sabbiosi, incruenti e sofficemente solenni, in buona parte determinati dal fatto di ruotare attorno alle sonorità scure, incapsulate, come imbavagliate, di tenorsassofonisti che rispondono ai nomi di Mark Turner, Dave Kinzelman, ecc. Masson rientra in questa schiera (pur con tutti i distinguo del caso: il suo suono, brunito e a tratti quasi torvo, sa essere quando necessario anche tagliente) ed è allora quasi fisiologico che, a fronte di un lavoro comunque convincente (forse solo un po' troppo monolitico sul piano climatico, delle temperature), i momenti più apprezzabili siano quelli in cui Masson passa dal tenore al clarinetto, non mancando di evocare un indimenticato maestro come Jimmy Giuffre.

È quanto accade per esempio in "Improvisation 2," felicemente disarticolata, in "Bley" (guarda caso: non è stato forse, il succitato pianista, partner storico, nonché ciclico, di Giuffre?) e "Miserere," entrambi di tratto più composto, raccolto, cameristico, e nell'elegantemente evocativo "Spectrum," che il clarinetto apre in solitudine.

Il tessuto connettivo del CD è d'altro canto coglibile, nelle sue migliori espressioni, più specificatamente ancora in un ventaglio di episodi tenoristici quali il denso "Furious Seasons," "Freeze," con la chitarra sugli scudi, e tensione e rilascio che procedono felicemente a braccetto, e sul finire in "Eleventh Winter Tale" e "Neuer Mond," morbidamente sospesi, il secondo a tratti quasi sognante.

Un signor disco, in conclusione, e pensiamo che questo si sia capito. Che poi certe sonorità tendano ultimamente a farci compagnia con fin troppa generosità non può comunque costituire una discriminante così decisiva.

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