Myriad3: The Where

Dopo il notevole debutto di due anni fa con Tell, il piano trio canadese torna con un avventuroso lavoro, che evidenzia personalità in una formula strumentale che sembrava aver espresso ormai tutto, senza lasciare altri margini creativi. Se quell'esordio s'ispirava al trio EST di Esbjorn Svensson ora la ricerca si fa più autonoma, ponendo in essere nuove e avvincenti soluzioni, comunque aliene da facili consensi. Una crescita sotto molti punti di vista dunque: nella varietà e complessità dello spettro timbrico e ritmico, nell'interplay e soprattutto nella profondità espressiva.

Il dialogo tra Chris Donnelly, Dan Fortin ed Ernesto Cervini si snoda in un ricco e pregnante gioco di relazioni, sia nei momenti di forte tensione che in quelli più riflessivi. Il tutto si basa su un fantasioso progetto di scrittura, condiviso e lungamente esercitato in concerti, che sa muoversi con libertà all'interno delle composizioni senza entrare nei territori del free o della cosiddetta avanguardia.

Nella sequenza dei brani le novità emergono con chiarezza già da "Undertow," una sequenza che sovrappone parti di piano acustico ed elettrico, un'accattivante arrangiamento synth, una concitata base ritmica e un sorprendente finale. Altri momenti significativi vengono da temi come "Brown" e "Der Trockner," costruiti su forti contrasti, ma anche da situazioni astrattamente rarefatte come "Don't You Think." Ancora interessante è la "Bebop Medley" costruita sulla nevrotica connessione tra "Un Poco Loco" e "Monk's Mood."

In conclusione, un album eccellente da un trio in sorprendente ascesa.

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