Morton Feldman: The Viola in My Life

Fondamentale nella sua essenza "indeterminata" e "indeterminabile," The Viola in My Life marca una rottura decisiva nelle modalità di notazione adottate dal compositore americano. Vicina per periodo in cui è stata composta e analoga per spirito ad un altro sommo capovoloro quale è Rothko Chapel, quest'opera va letta come un tentativo titanico, ancorchè profondamente intimo, di misurarsi con la quiete, quintessenziata, in musica.

A livello di dinamica, tutto è "estremamente quieto, tutti gli attacchi sono al minimo, senza alcun sentimento di pulsazione ritmica di base".

La trama dipanata nelle quattro varianti/versioni/sequenze/parti esala una sorta di quiete protratta, al parossimo, stirata, sulle corde della viola, che nella prima variante (I) è accompagnata da flauto, violino, violoncello, piano e percussioni; nella seconda (II) da flauto, clarinetto, celesta, percussioni, violino e violoncello; nella terza (III) dal solo piano. La quarta variante è un arrangiamento orchestrale, qui interpretato dalla Norwegian Radio Orchestra, che riporta su larga scala le dinamiche dei tre pezzi precedenti.

I giochi di crescendo, che siano eseguiti in profondità o nell'aumento di intensità, sono i tratti costituitivi di questa incisione ECM New Series. La viola è affidata ad un insuperabile Marek Konstantynowicz accompagnato dai membri del Cikada Ensemble.

Attacchi lenti, flessi su un ponticello stremato, quasi al limite del silenzio, andamento sincopato, linee oblique, sghembe, eclissate, vicine ad una sorta di vera e propria introversione sonora: questi i tratti di uno strumento, la viola, che per vocazione e ruolo gioca in ombra e che pertanto risulta perfettamente adatta ad interpretare gli aspetti più intimi della vita di Feldman.

Imperdibile.

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