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Django Bates: The Study of Touch
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Folletto imprevedibile e difficilmente etichettabile della scena creativa britannica -salta con disinvoltura da lavori orchestrali al piano solo, da composizioni per il teatro e per il cinema a commissioni di musica sinfonica, da collaborazioni con Tim Berne e Bill Bruford a quelle con George Russell e George Gruntz -Django Bates è stato elemento propulsivo fondamentale nella cosiddetta British Jazz Renaissance di fine anni ottanta inizio anni novanta.
Se le pubblicazioni da leader sono state decisamente irregolari con salti temporali anche decennali, il 2017 si rivela anomalo: sideman di lusso a fianco di Dave Holland e Jack DeJohnette in Blue Maqams di Anouar Brahem, due uscite a proprio nome a distanza di un mese l'una dall'altra -Saluting Sgt. Pepper per Edition e The Study of Touch per ECM. Quest'ultima incisione affrontatata con il classico piano trio, formazione per molto tempo evitata da Bates perchè considerata troppo inflazionata. Il risultato? Di tutto rispetto.
Splendido l'inizio. Poco più di due minuti misteriosi, giocati prevalentemente sui registri gravi, dai contorni sfumati ma pronti a toccare le corde più profonde. Poi l'album si dipana, in maniera piuttosto inaspettata dato l'incipit, su coordinate di eleganza, leggerezza e profondità di stampo evansiano. Spesso contemplativo, a tratti quasi capriccioso nell'incedere delle frasi, sempre comunque luminoso, Bates sembra privilegiare il libero fluire dei pensieri circuendo suggestioni piuttosto che rispettando forme, che si manifestano in modo del tutto naturale.
Unica concessione agli standard è «Passport» di Charlie Parker -ma il Beloved Trio nasce nel 2010 proprio per celebrare la musica di Bird -un gioiello ricco di brio, di invenzioni e di una insolita vena melodica che caratterizza l'intero album. Splendida infine la chiusura, un minuto di note appena accennate, di schegge che lasciano intuire più che intravedere e aprono molteplici porte sul mondo dell'immaginazione.
Se le pubblicazioni da leader sono state decisamente irregolari con salti temporali anche decennali, il 2017 si rivela anomalo: sideman di lusso a fianco di Dave Holland e Jack DeJohnette in Blue Maqams di Anouar Brahem, due uscite a proprio nome a distanza di un mese l'una dall'altra -Saluting Sgt. Pepper per Edition e The Study of Touch per ECM. Quest'ultima incisione affrontatata con il classico piano trio, formazione per molto tempo evitata da Bates perchè considerata troppo inflazionata. Il risultato? Di tutto rispetto.
Splendido l'inizio. Poco più di due minuti misteriosi, giocati prevalentemente sui registri gravi, dai contorni sfumati ma pronti a toccare le corde più profonde. Poi l'album si dipana, in maniera piuttosto inaspettata dato l'incipit, su coordinate di eleganza, leggerezza e profondità di stampo evansiano. Spesso contemplativo, a tratti quasi capriccioso nell'incedere delle frasi, sempre comunque luminoso, Bates sembra privilegiare il libero fluire dei pensieri circuendo suggestioni piuttosto che rispettando forme, che si manifestano in modo del tutto naturale.
Unica concessione agli standard è «Passport» di Charlie Parker -ma il Beloved Trio nasce nel 2010 proprio per celebrare la musica di Bird -un gioiello ricco di brio, di invenzioni e di una insolita vena melodica che caratterizza l'intero album. Splendida infine la chiusura, un minuto di note appena accennate, di schegge che lasciano intuire più che intravedere e aprono molteplici porte sul mondo dell'immaginazione.
Track Listing
Sadness All the Way Down; Giorgiantics; Little Petherick; Senza Bitterness; We Are Not Lost, We Are Simply Finding Our Way; This World; The Study of Touch; Passport; Slippage Street; Peonies as Promised; Happiness All the Way Up.
Personnel
Django Bates
pianoDjango Bates: piano; Petter Eldh: double bass; Peter Bruun: drums.
Album information
Title: The Study of Touch | Year Released: 2017 | Record Label: ECM Records
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Vincenzo Roggero
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Anouar Brahem
Charlie Parker