Sherri Roberts: The Sky Could Send You

Sherri Roberts ed il contrabbassista e produttore del disco, Harvie S, ci offrono una serie di canzoni ben scelte nell'immenso repertorio a loro disposizione e arrangiate con particulare cura nei confronti del contributo dei vari sideman.

Si ascolti nel brano di apertura "You're Looking at Me", con i soli di Phil Woods e Lew Soloff che seguono il canto della Roberts (che aveva apprezzato quesa canzone da parte di Nat King Cole) in una versione dal sapore di bossa nova. O il modo in cui in "Jamaica Farewell" (associata a Harry Belafonte) mette il solo di vibrafono di Tim Collins al posto giusto sfuggendo così ai soliti cliché di un ritmo di calipso.

Fra le cose migliori il duo di Sherri Roberts e Harvie S su "Do It the Hard Way", lo standard di Rodgers/Hart: un tour de force da consumati veterani.

Per tutto l'album la cantante sfoggia una voce molto bella ed un preciso senso dello swing dando senso a quello che è in realtà il canto jazz come lo hanno inteso i più famosi interpreti. Ha una gestione degli accenti e del ritmo insieme ad una levità e facilità di pronuncia che le rende possibile integrare con facilità in quest'opera influenze latine e bop.

Sherri Roberts nelle liner notes fa accenno ad interpretazioni di queste canzoni da parte di grandi artisti: Chet Baker, Johnny Hartman, Nat King Cole... Un variopinto viaggio musicale in cui si attraversano momenti molto sofisticati ed in cui il jazz è il solo punto di riferimento dell'arrangiatore Harvie S.

Sta proprio qui la forza di quest'album, che non cerca ispirazione in espressioni musicali di moda (e di successo) in fondo estranee al sentire di tutti i partecipanti al progetto. Il linguaggio che padroneggiano al meglio è pervaso di swing con naturalezza, senza forzature: accanto alla precisa leadership della Roberts ed agli arrangiamenti deliziosi di Harvie S è un ingrediente che riesce ancora a rendere un'incisione jazz qualcosa di speciale.

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