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Blue Notes: The Ogun Collection

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Blue Notes: The Ogun Collection
In principio fu il Sud Africa; e la fuga dall'apartheid di cinque musicisti neri e un pianista bianco. Era il 1964 e nel paese dei diamanti le prospettive per un sestetto jazz a ranghi misti [si chiamavano Blue Notes] non erano certo incoraggianti.

Da qui la decisione di approfittare dell'invito del festival di Juan-Les-Pins, arrivato grazie ai buoni uffici di Abdullah Ibrahim, per lasciare l'inospitale terra natia e stabilirsi nel vecchio continente: prima in Svizzera, tra Ginevra e Zurigo, poi a Copenhagen, tappa cruciale per la conversione al verbo free, e infine a Londra.

L'impatto che l'arrivo degli esuli sudafricani ebbe sulla scena britannica fu a dir poco esplosivo. I sei vennero risucchiati nei vortici creativi della swinging London anni Sessanta, entrando in contatto con il meglio delle frotte di artisti che dalle province dell'impero confluivano verso la capitale: Evan Parker, John Surman, John Stevens, Gary Windo, Marc Charig, Keith Tippett, Robert Wyatt e l'americano Joe Boyd, fondatore del leggendario UFO Club, produttore del singolo d'esordio dei Pink Floyd, "Arnold Layne," di Nick Drake, dei Fairport Convention, della Incredible String Band, e dei primi dischi firmati da Chris McGregor e dalla sua Brotherhood of Breath, la creatura più celebre del pianista sudafricano.

Ma questa è un'altra storia, che le tante ristampe messe sul mercato in questi ultimi due anni [da Cuneiform e Fledg'ling] hanno già contribuito a stappare a un immeritato oblio digitale. Discorso diverso per i Blue Notes, dei quali, fino ad oggi, mancava un'antologia ragionata.

E allora in alto i cuori per questo meraviglioso cofanetto, che raccoglie tutto ciò che in oltre vent'anni è stato pubblicato a nome Blue Notes: dagli esordi sudafricani del '64, al commovente commiato del 1987.

Si comincia, appunto, con il live in Durban, Sud Africa, registrato poco prima che i nostri se la filassero. Quel che si ascolta lungo le sette tracce del primo CD è fondamentalmente un sestetto hard-bop, anche se la pronuncia dei sax di Dudu Pukwana e Nick Moyake è del tutto inusuale, melodica e aspra allo stesso tempo, così come inusuale è la sonorità della tromba di Mongezi Feza, maleducata e tagliente. La registrazione è comunque storica, se non altro perchè non ci sarebbe più stata occasione di documentare il sestetto al completo.

Quando infatti i Blue Notes tornano a pubblicare un disco, siamo nel '75, Nick Moyake è già morto nell'anonimato da un bel pezzo, mentre Feza se n'è andato da poco più di una settimana. Ed è con il cuore gonfio di dolore che Pukwana, McGregor, Dyani e Moholo, assurti nel frattempo al rango di stelle di prima grandezza del firmamento jazz, decidono di salutare a modo loro l'amico scomparso: un doppio album, una lunga suite in quattro movimenti, della quale è impensabile restituire anche in minima parte la ricchezza e la densità. I poco meno di 160 minuti del doppio Blue Notes for Mongezi sono un mare tumultuoso dai cui fondali affiorano oscuri echi tribali, squarci più definiti dall'inconfondibile free sound, richiami alla madre Africa, danze ancestrali, assordanti improvvisazioni collettive, nenie magiche, dilatazioni percussive e tutto quello che il genio di questi straordinari musicisti potesse partorire. Una sorta di requiem jazz che lascia senza fiato per grandiosità e bellezza.

Di tenore diverso il successivo Blue Notes in Concert, registrato nel '77 al 100 Club di Londra. La formazione è la medesima, ma questa volta il concerto è all'insegna dell'Africa, con la scaletta che allinea una splendida sequenza di brani tradizionali. Di altissimo livello, comunque, l'esito artistico, con quel misto di african roots e free sound che ha reso immortali McGregor e compagni. Entusiasmante "Mama Ndoluse," con il contralto di Pukwana a celebrare l'ideale riappacificazione con la terra d'origine, che nessuno dei Blue Notes, a parte Moholo, avrebbe mai più calpestato.

E infatti, quando nel 1987 la gloriosa sigla viene riesumata, è per dire addio all'ennesimo compagno prematuramente scomparso, Johnny "Mbizo" Dyani. In trio, Pukwana, McGregor e Moholo, interpretano il meglio del repertorio del bassista, dando vita a un disco entusiasmante, anche se stavolta non manca una vena di profonda e crepuscolare malinconia.

La saga leggendaria dei Blue Notes si chiude tragicamente nel '91, con la scomparsa di McGregor, preceduta un anno prima da quella di Pukwana. Il solo Moholo è sopravvissuto all'inquietante serie di lutti.

Qualcuno, non ricordo chi, ha parlato di un'ombra oscura nella vicenda degli esuli sudafricani [anche il bassista Harry Miller fu vittima della maledizione], come se la vita donata a questa straordinaria musica, per una specie di arcano contrappasso, fosse tolta in qualche modo ai musicisti, tutti scomparsi tragicamente e troppo presto.

Vita e morte, verità e leggenda: una storia tutta da ascoltare.

Track Listing

CD 1 Live in South Africa 1. Now (McGregor) - 8:36; 2. Coming Home (Pukwana) - 9:08; 3. I Cover the Waterfront (Green/Hyman) - 9:22; 4. Two for Sandi (Pukwana) - 10:32; 5. Vortex Special (McGregor) - 12:08; 6. B My Dear (Pukwana) - 9:10; 7. Dorkay House (Pukwana) - 13:52. CD 2 Blue Notes for Mongezi 1. First Movement - 42:14; 2. Second Movement - 36:31. CD 3 Blue Notes for Mongezi 1. Third Movement - 41:07; 2. Fourth Movement - 37:11. CD 4 Blue Notes in Concert 1. Lizwi/Msenge Mabelelo (Pukwana/Mbambisa) - 12:34; 2. Nqamakwe (McGregor) - 5:42; 3. Manje/Funky Boots (McGregor) - 13:45; 4. We Nduna (tradizionale) - 10:06; 5. Kudala (tradizionale) - 9:04; 6. Mama Ndoluse/Abalimanga (tradizionale) - 5:48. CD 5 Blue Notes for Johnny 1. Funk Dem Dudu (Dyani) - 10:00; 2. Eyomzi (Dyani) - 4:53; 3. Ntyilo Ntyilo (tradizionale) - 7:55; 4. Blues for Nick (Pukwana) - 4:39; 5. Monks & Mbizo (McGregor/Moholo) - 9:51; 6. Ithi Gqi (Dyani) - 8:32; 7. Funk De Dudu (Dyani) - 5:30; 8. Eyomzi (Dyani) - 5:01; 9. Funk Dem Dudu (Dyani) - 8:43.

Personnel

Chris McGregor (pianoforte); Dudu Pukwana (sax contralto); Nick Moyake (sax tenore); Mongezi Feza (tromba); Johnny Dyani (contrabbasso); Louis Moholo (batteria).

Album information

Title: The Ogun Collection | Year Released: 2009 | Record Label: Ogun Records


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