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Neil Cowley Trio: The Face of Mount Molehill

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Neil Cowley Trio: The Face of Mount Molehill
Non so se si possa parlare - o meglio se sia utile parlare - di un vero e proprio "filone" transnazionale (dalla Svezia degli E.S.T. agli Stati Uniti dei Bad Plus, fatti tutti i dovuti distinguo espressivi) di piano trio di matrice ritmica rock, ma sarà certamente utile a farsi capire inquadrare la musica del trio di Neil Cowley in questo ambito che riesce al tempo stesso a far storcere il naso a molti appassionati e a accattivarsi l'ascolto di una parte di pubblico che, legittimamente, non si cura troppo dell'articolazione del processo creativo e preferisce proposte orecchiabili e d'impatto.

Con un curriculum professionalmente solidissimo, che va dalla precoce formazione classica alla collaborazione con band di acid jazz e dintorni come Brand New Heavies e Zero7 (nonché a una eccellente attività di session man ad esempio con la cantane Adele ), il pianista britannico unisce qui il proprio trio a un'orchestra d'archi, per una dozzina di brani dall'andamento abbastanza prevedibile, ricchi di linee melodiche circolari e armonie rassicuranti, di lirismo raffinato e con qualche tocco di humor (la risata campionata di "Mini Ha Ha"). Tutto molto banale. Cose come la title-track si muovono poi su terreni artisticamente piuttosto sconvenienti e si fatica anche a immaginare che un pubblico pop generalista possa entusiasmarsi a un riff che sembra una pessima congiunzione tra Elton John e i Rondò Veneziano.

Detto questo ci teniamo però a non entrare nel meccanismo manicheo che vede contrapposti il purista (cosa che non può e non deve appartenere a chi di jazz scrive con la massima apertura e curiosità verso quello che c'è oltre i confini del noto) e l'ascoltatore medio cui gli artisti più scaltri attribuiscono sempre una straordinaria "sensibilità" nel cogliere la "profonda emozione" delle solite quattro note ripetute. Si tratta semplicemente di capire a che "mondo" ci si rivolge: posto che ogni musicista si prende la responsabilità di ciò che incide e che ogni ascoltatore ha la meravigliosa libertà di appassionarsi o ignorare qualsiasi cosa, dalla Macarena al Requiem di Mozart, dischi come questo di Neil Cowley sono davvero poco interessanti per chi al jazz chiede un'attitudine esplorativa nuova e complice. E alla fine la fascia di pubblico che, come a un aperitivo chic, si muove senza troppa convinzione in una zona grigia tra il pop, rock e il jazz, rischia di ritrovarsi un po' impelagata tra etichette di comodo e poca voglia di rischiare. Comunque gli E.S.T. dello sfortunato Svensson e ancor di più i Bad Plus sono tutta altra storia.

Track Listing

01. Lament; 02. Rooster Was a Witness; 03. Fable; 04. Meyer; 05. Skies Are Rare; 06. Mini Ha Ha; 07. Slims; 08. Distance By Clockwork; 09. The Face of Mount Molehill; 10. Hope Machine; 11. La Porte; 12. Sirens Last Look Back.

Personnel

Neil Cowley (pianoforte); Rex Horan (contabbasso); Evan Jenkins (batteria).

Album information

Title: The Face of Mount Molehill | Year Released: 2012 | Record Label: Metropolitan Room


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