Harrell - Moroni - Dulbecco - Fioravanti - Zirilli - Bagnoli: The Cube

È il terzo in un anno molto fecondo per il geniale trombettista statunitense: avis rara, poiché capace come pochi altri oggi di trasformare in poesia le note del pentagramma.

È il suo un disco di mainstream contemporaneo caratterizzato da un forte potere suggestivo, che trascende le codificate strutture formali di riferimento. Con in più l’utilizzo di due batterie per introdurre un colore piacevolmente corroborante.

I brani sono semplici ma efficaci, pensati per sedurre l’ascoltatore entro l’ammaliante, seducente gabbia solistica del leader, fatta di incommensurabile grazia, bellezza e tecnica. Per chi volesse capire in pochi minuti perché questo ennesimo capolavoro harrelliano si distingua nettamente da altre opere del filone hardboppistico, basta programmare il brano 6 per immergersi in un gioiello di ineffabile lucentezza. Poche ma geniali pennellate di note, per integrare l’eredità del passato con un pensiero compositivo assolutamente originale e facilmente distinguibile, che amplia gli orizzonti armonici del jazz a lui più caro.

“Sea” è infatti pervaso da un austero, sinuoso camerismo di archi, volto ad esaltare la proverbiale raffinatissima tessitura solistica del leader, qui come in tutte le tracce del disco in stato di grazia.

A rendere imperdibile questo disco concorrono altri importanti fattori: le diamantine pennellate solistiche; i suggestivi incastri timbrici tra tromba e vibrafono; le incisive trame della notevolissima ritmica, protagonista di una prova davvero superba. Con un magistrale Moroni, pronto ad accompagnare, fornire raffinatissime melodie al leader e - last but not least - regalare al disco i momenti compositivamente più ispirati e lirici dell’intero disco.

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