Wadada Leo Smith - Ed Blackwell: The Blue Mountain's Sun Drummer

È un incontro magico quello fra la tromba di Wadada Leo Smith e la batteria di Ed Blackwell [complice la Radio della Brandeis University di Boston, eravamo nel 1986], un incontro fatto di spazi e di ritmi, di respiri e di tradizioni, di visionarietà del gesto più semplice e di magia dell'evocazione lirica.

Dicevamo della collocazione storico/cronologica: se il collegamento più evidente è quello con Mu, il capolavoro parigino di Don Cherry con lo stesso Blackwell [disco che apriva squarci linguistici non occidentali in un tessuto improvvisativo essenziale come quello di Cherry], abbiamo però oggi anche i più recenti duetti di Wadada con altri batteristi e percussionisti [da Günter "Baby" Sommer a Jack DeJohnette, passando per Adam Rudolph] a costituire un altro solido punto di osservazione.

Il respiro inconfondibile della tromba di Smith [che utilizza qui anche flauto, mbira e voce] ha nel proprio DNA le aperture per un dialogo che non è mai prevedibile, che si muove certamente sulla sensibilità reciproca, ma che ha anche abbandoni estatici che sembrano muoversi per affinità telepatiche di energia.

Va da sé che un drumming come quello di Blackwell, rituale e al tempo stesso in bilico sul crinale antico/futuro, fornisca cicli, accenti, ritmi a questo flusso debordante di poesia.

Un disco che dona così una profondità ulteriore sia all'esperienza di Mu [troppo spesso ridotto a episodio] che a progetti strumentalmente affini - penso ad esempio ai Chicago Underground Duo, che pur nella diversità di prospettiva sonica, proprio da queste empatie traggono linfa - e che fuga dalla prima nota qualsiasi dubbio: non si tratta in alcun modo di un "ripescaggio," ma di un capolavoro di emozioni che ha atteso pazientemente che il suo tempo venisse.

Visita il sito di Wadada Leo Smith.

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