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Summer Music Festival 2013
ByIl pubblico delle grandi occasioni ha accompagnato (come da copione, peraltro) le prime due serate dell'annuale rassegna organizzata all'Outlet di Serravalle, protagonisti, del resto, due nomi di sicuro richiamo. La stura è stata data da Chick Corea che, orfano di Herbie Hancock, con cui si era esibito ad Umbria Jazz, ha fornito una prestazione molto - vien da dire - di protocollo, spaziando da composizioni proprie (tra le quali non potevano mancare "La Fiesta," "Spain" e le "Children's Songs") a omaggi vari (Bill Evans, Ellington, Scrjabin), il tutto condito da applaudite gag con le locali zanzare e con lo stesso pubblico, a cui il pianista italo-americano ha offerto più spunti per abbastanza improbabili siparietti in call & response.
Quello stesso pubblico gli ha ovviamente tributato, a fine concerto, l'immancabile ovazione, benché in realtà - come si accennava - proprio questo suo essere fin troppo calato nel ruolo di intrattenitore, questo non spremersi più di tanto sul piano squisitamente inventivo, il tutto condito da un'acustica non particolarmente brillante (complice certo l'inevitabile dispersività del luogo), hanno finito per lasciare un'impressione a conti fatti piuttosto routiniera: forma salvaguardata, emozioni scarsine.
Quelle emozioni che non sono invece mancate, sia pure a intermittenza, la sera seguente con Richard Galliano, affiancato per l'occasione dall'Orchestra d'Archi di Alessandria (che il fisarmonicista francese ha seguitato per tutto il concerto a pronunciare Alessandrìa, con l'accento sulla i). Programma composito, srotolato per così dire a quadri: orchestra sì, orchestra no, soli archi, ecc.
Entrando un po' più nel merito, vanno segnalate le (ovviamente) numerose pagine di Galliano, da "Opale," in avvio, a "Valse à Margot," da "Para Dominguinhos," partorita veramente a tempo di record in memoria del fisarmonicista brasiliano scomparso appena due giorni prima (23 luglio), a "Fou rire," queste ultime due inserite nel primo interludio solitario (così come l'immancabile "Libertango"), cui è seguito un momento gallianoless, in cui gli archi alessandrini hanno eseguito "Por una cabeza" di Carlos Gardel.
Oltre a "Libertango," il songbook piazzolliano era rappresentato da una versione molto ispirata di "Oblivion," offerta sul finire con l'orchestra così come quello che è stato con tutta probabilità il momento più emozionante della serata, "Tango pour Claude" (Nougaro), pagina palpitante, per più versi geniale, in cui il Galliano compositore tocca a parere di chi scrive il proprio apice, e come tale degna di stare a fianco dei capolavori del maestro argentino.
Non sono mancate, per finire, due riletture classiche quali il Concerto in La minore per violino e orchestra di Bach (indovinate chi sosteneva la parte del violino...) e un tempo ("Estate") dalle Quattro stagioni di Vivaldi, che Galliano ha inciso (e pubblicato) di recente su Deutsche Grammophon.
Alla fine, altra ovazione, e grande soddisfazione soprattutto per gli archi alessandrini, che hanno aggiunto un ulteriore, prestigioso tassello a un carnet di collaborazioni già piuttosto nutrito. Il tutto in attesa del prevedibile declivio (qualitativo) con le tre serate conclusive, protagoniste rispettivamente Tania Maria, Lisa Stansfield e Simona Molinari.
Foto di Alberto Bazzurro.