Mark O'Leary: St Fin Barre's

Per questa avventura, piuttosto difforme rispetto ai suoi album precedenti, O'Leary sceglie come compagni di viaggio gli scandinavi Stale Storlokken e Stein Inge Braekhus, rispettivamente all'organo e alla batteria. Il primo è noto per la sua attività nel gruppo norvegese Supersilent e nel trio di Terje Rypdal. Il secondo è un percussionista molto attento alle dinamiche e alla interazione con i compagni.

Il progetto ruota attorno alla decisione di utilizzare la cattedrale come setting naturale per la registrazione e il suo organo a canne come strumento 'peculiare' che dà un timbro caratteristico e indelebile all'evento stesso.

Storlokken sceglie comunque di non abusare della maestosità dello strumento che si trova ad avere a disposizione e rimane molto lucidamente confinato nell'esplorazione di mood dolenti e frastagliati che quasi mai sfociano nella solennità.

Mark O'Leary utilizza con grande sapienza il pedale del volume ed estrae dallo strumento suoni che spesso si camuffano timbricamente verso l'universo dei violini, delle viole, dei violoncelli. Le sue indubbie doti di leader vengono messe in risalto e la conduzione della musica è sempre solidamente sotto al suo controllo.

La musica è stata registrata senza prove e lascia largo spazio all'improvvisazione che si struttura in 7 tappe ma che si configura come una lunga suite che si snoda misteriosa nelle brume profumate di torba e cariche di echi della cattedrale.

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