Home » Articoli » Album Review » Leo Smith: Spiritual Dimensions

Leo Smith: Spiritual Dimensions

By

Sign in to view read count
Leo Smith: Spiritual Dimensions
Bene ha fatto Leo Smith a intitolare questo poderoso compendio del suo lavoro più recente Spiritual Dimensions, perché pochi improvvisatori sulla scena possono oggi vantare la forza e la profondità spirituali che lo caratterizzano.

Spiritual Dimensions esemplifica, in due diverse sedute di registrazione, le apparentemente diverse strade che oggi percorre il trombettista: da un lato il Golden Quintet, squisitamente acustico, dall'altro il gruppo Organic (alla sua prima incisione), che esplora e rilegge, con risultati di straordinario impatto, la scura opera davisiana degli anni Settanta. Astrazione e profonda tradizione africana-americana si confrontano specularmente, diverse nelle vesti ma non nella sostanza: Smith, infatti, coglie il radicato messaggio spirituale racchiuso nell'arte africana-americana e ne sottolinea le estreme possibilità e la ricca complessità.

Il Golden Quintet (con Vijay Iyer al piano e al sintetizzatore, John Lindberg al contrabbasso e Pheeroan Ak Laff e Don Moye alla batteria) viene colto in un'esibizione dal vivo nel 2008: musica che sembra scaturire da sconosciute viscere della Natura, dispersa in uno spazio dai confini indefinibili da cui strappa l'urlo o il sussurro di una melodia ineffabile. Echi si sovrappongono e si riflettono sino ad addensarsi in improvvisi grumi che, nel sinuoso e quasi ritualistico dipanarsi, si impongono -con gesto teatrale estremamente drammatico- nell'impressionante e insondabile silenzio.

Nessuno meglio di Smith, d'altronde, sa descrivere questa "complete communion" fra creatore, interpreti, materia viva: "ho ascoltato i suoni dei grilli, degli uccelli, il turbinio del vento che s'avvinghia, le onde che si espandono e che si schiantano sulle rocce, l'amore del tuono e la bellezza che s'impone prima e durante il fulmine, la fatica delle anime nel mondo sofferente, i momenti di consapevolezza, di unicità, di realtà in tutto ciò che crea e contribuisce alla pienezza della mia musica, il suono, il ritmo che è oltre e nell'oltre, ecco ciò che cerco attraverso qesta preziosa e gloriosa arte dei neri, questa musica improvvisata che vedo, sento, che esplode dentro di noi nel mondo, che viene condotta a noi da tanti altri mondi differenti e che si conserva intatta nell'universo attraverso le nostre menti."

A tale risultato contribuiscono in modo mirabile gli altri componenti del quintetto, a loro agio sia nel lirismo siderale di pagine come "Al-Shadhili s Litany of the Sea: Sunrise" o "Pacifica" che nel drammatico funk di "South Central L. A. Kulture," in cui il richiamo a Davis è esplicito: Vijay Iyer contribuisce con una trama di suoni che spesso sono interiezioni, mormorii appena accennati, brevi pennellate di colore o, all'occorrenza, incalzanti ostinato, sostenuto efficacemente da un John Lindberg che, dai tempi dello String Trio of New York, ha raggiunto una notevole maturità. Pheeroan AkLaff e Don Moye scandiscono e scompongono un'intelaiatura ritmica che, pur con due batterie, mantiene una sua mai congestionata spaziosità.

Se il dramma funky di "South Central L. A. Kulture" chiude il capitolo acustico del Golden Quintet, con la stessa composizione (interpretata con approccio ben diverso) si presenta, dal vivo nel 2009, il gruppo Organic, in cui Smith -come in opere discografiche quali Yo Miles! e Sky Garden, in compagnia di Henry Kaiser- rievoca l'amata figura di Miles Davis e la sua musica nel cosiddetto periodo "elettrico": tre o quattro chitarre elettriche (oltre a Nels Cline, di rilievo il lavoro di Brandon Ross e Michael Gregory), un violoncello (la straordinaria e purtroppo poco conosciuta Okkyung Lee), un contrabbasso, un basso elettrico (l'ottimo islandese Skuli Sverrisson, già direttore musicale di Laurie Anderson e componente di gruppi come Pachora e AlasNoAxis) e una batteria (Pheeroan AkLaff) creano un tappeto stratificato di suoni, un fitto contrappunto elettrico di riff e dialoghi strumentali sul quale la tromba di Smith smozzica frasi, abbozza orazioni interrotte bruscamente, cesella interiezioni e punti esclamativi con l'enfasi retorica di un aedo feroce e danzante. Musica spessa e innegabilmente funky che oltre alla cura del corpo pensa a quella della mente nel disegnare le volute scure di una trama drammatica e dagli insospettati, appassionanti risvolti lirici. Prova della costante attualità delle intuizioni davisiane ma, soprattutto, ulteriore occasione per conoscere un esaltante universo poetico.

Track Listing

CD1:Al-Shadhili's Litany of the Sea: Sunrise; Pacifica; Umar at the Dome of the Rock, Parts 1 & 2; Crossing Sirat; South Central L.A. Kulture. CD2: South Central L.A. Kulture; Anglela Davis; Organic; Joy: Spiritual Fire: Joy.

Personnel

Wadada Leo Smith: trumpet; Vijay Iyer: piano and synthesizer (CD1); John Lindberg: bass (CD1); Pheeroan Aklaff: drums; Don Moye: drums (CD1)l Michael Gregory: electric guitar (CD2); Brandon Ross: electric guitar (CD2); Nels Cline: 6 and 12 string electric guitars (CD2); Lamar Smith: electric guitar (CD2#1, CD2#4); Okkyung Lee: cello CD2); Skuli Sverrisson: electric bass (CD2); John Lindberg: acoustic bass (CD2).

Album information

Title: Spiritual Dimensions | Year Released: 2009 | Record Label: Cuneiform Records


< Previous
Oscar e Familia

Comments

Tags


For the Love of Jazz
Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who create it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

You Can Help
To expand our coverage even further and develop new means to foster jazz discovery and connectivity we need your help. You can become a sustaining member for a modest $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination will vastly improve your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

More

Popular

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.