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Tiziano Tononi & Daniele Cavallanti: Spirits Up Above

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Tiziano Tononi & Daniele Cavallanti: Spirits Up Above
Doveva succedere prima o poi che la coppia più "nera" del jazz italiano, quella composta dal percussionista Tiziano Tononi e dal sassofonista Daniele Cavallanti - anime dell'avventura Nexus - incontrassero quella che negli ultimi anni, con un grande seguito anche in Italia, si è distinta come la figura guida di un determinato modo di intendere la creatività afroamericana, il contrabbassista William Parker.

Così, dopo il successo - meritatissimo - dei tributi a Albert Ayler, a Don Cherry, a John Coltrane e Rahsaan Roland Kirk, Tononi e Cavallanti si addentrano ancora di più nel cuore della musica black e prendono a riferimento il blues e la voce, lo spirito e le tradizioni percussive afrocubane per questa rinnovata ricognizione delle possibilità dell'anima.

L'apertura è per un canto della tradizione della Santeria cubana, "A So Kere-Kerè Me Yè", affrontato da Tononi sul ritmo dei tamburi batà e questo fornisce le prime chiavi per indagare il complesso intreccio di storie, simboli e significati che attraversa la cultura nera: non a caso il brano che segue - con la voce di Steve Piccolo a recitarne il testo - è la classica "Crossroads" di Robert Johnson, ma il tuffo dentro la tradizione, come in un pozzo rovescio, spalanca lo sguardo sull'attualità più prossima.

Il cuore del disco, strutturato in una suite di oltre quaranta minuti, è infatti costruito attorno al controverso testo di Amiri Baraka seguito all'11 settembre, Somebody Blew Up America: un lavoro - lo dice con la consueta efficacia di sintesi Claudio Sessa nelle note di copertina - "polemico e politico", in cui "l'intero mondo occidentale si sfalda nel continuo suono who?, che è domanda retorica, ma anche il suono del gufo stregonesco".

Incorniciata da una breve intro e dal finale "gufesco", la suite ruota attorno a un succedersi di situazioni strumentali guidate nell'ordine dal violino [un sempre più convincente Emanuele Parrini], dal contrabbasso di Parker, dalla tromba nervosa di Luca Calabrese, per finire con il tenore di Cavallanti e la batteria di Tononi.

Richiamandosi apertamente ai recenti progetti, Tononi fa sì che ogni sezione si coaguli poi attorno a un tema significativo nella storia della musica nera: troviamo così l'Ayler di "Music Is The Healing Force Of The Universe", il Marley di "Redemption Song" [che già compariva in We Did It, We Did It!], l'inconfondibile tema di "Odwalla" dell'Art Ensemble Of Chicago, "Haitian Fight Song" di Mingus e "People Get Ready" di Curtis Mayfield, apparizioni non pretestuose, ma quasi necessarie, all'interno del corpo stesso dell'improvvisazione e della riflessione, fortemente provocatoria, delle parole di Baraka.

C'è ancora lo spazio per un bel tema di Cavallanti, "Central Parker", aperto dagli archetti febbrili di Parker e Parrini e poi srotolato in uno swing tesissimo su cui i solisti liberano tensioni e energie, prima di riprendere rapidamente "Crossroads" in chiusura.

Come è nella loro "linea" espressiva e politica, Tononi e Cavallanti mettono molta carne al fuoco e non hanno paura di sollevare domande scomode: per loro il fare musica è prima di tutto un'urgenza ["we are what we play" proclama lo stesso batterista] e non può che coinvolgere interamente il profondo intreccio di significati che questo comporta. Ecco quindi che la linea che dagli orishas attraverso Robert Johnson porta alla coscienza nera contemporanea, accendendosi con le brevi citazioni degli autori citati, è un percorso che può e deve essere fatto in ogni senso, in cui ogni passo ha significato solo in relazione con quello precedente e con quello, forte, deciso, che verrà.

Solo attraverso questa prospettiva le radici africane trovano un senso vivo e vivificante, solo così il blues viene tolto dallo scaffale delle certezze per essere aperto nuovamente all'urlo e all'emozione, solo così l'irrazionale [tante volte equivocato] ritrova una dialettica con la struttura musicale.

Così leggendo il percorso - ma è una costruzione che i due musicisti milanesi hanno portato avanti con pervicace fedeltà da sempre - anche la presenza di Parker diventa molto di più di una semplice [per quanto felice] occasione di scambio musicale e diventa memoria storica, medianica/mediatica di quelle stesse radici.

Un peccato che il testo di Baraka non sia accluso, perché avrebbe permesso anche ai più pigri di aprire quel baratro così nero ma affascinante in cui le modalità della musica nera si mescolano e danzano un festoso ballo attorno al male e al bene.

Davvero bello!

Track Listing

01. A So Kere Kere Me Yé - 5:09; 02. Crossroads - 7:30; 03. - 05. The Spirits Up Above Suite - 41:23; 06. Central Parker - 7:28; 07. Crossroads/Reprise - 1:33

Personnel

Daniele Cavallanti (sax tenore); Luca Calabrese (tromba, flicorno); Emanuele Parrini (violino); William Parker (contrabbasso); Steve Piccolo (parole, voce); Tiziano Tononi (batteria, percussioni, canto)

Album information

Title: Spirits Up Above | Year Released: 2006 | Record Label: Splasc(H) Records


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