Jurek Jagoda: Songs Without Words

Nato a Danzica 39 anni fa, Jagoda non ha percorso la classica carriera di chi si fa le ossa nei gruppi dei leader già affermati ma è apparso dal nulla. In realtà aveva già elaborato un progetto in piano solo intitolato Adrenaline ma non se n'era accorto nessuno.

Jagoda è un musicista autodidatta e si occupa di design e scenografia in uno studio multimediale. Il jazz è sempre stato la sua passione assieme al rock e tra i suoi artisti preferiti ricorda Bill Evans, Keith Jarrett, Lalo Schifrin ma anche i Led Zeppelin e Jimi Hendrix.

L'idea del trio è nata alla fine del 2007 quando, trasferitosi a Varsavia, ha conosciuto il bassista Marek Alaszewski e poco dopo il batterista Pawel Gebicki, già membro dell'orchestra dell'Opera Nazionale e collaboratore di moltri altri gruppi.

"La miccia s'è accesa un po' tardi - ammette Jagoda - ma in ogni fase della vita ci si può occupare di cose differenti...quello che è importante è l'energia".

E l'energia non manca davvero nel suo stile, che nel brano d'apertura ricorda McCoy Tyner e solo in qualche momento successivo ("If Only I Could Tell You," "Loraine,") mostra soluzioni armoniche e sensibilità di tocco vicine a Bill Evans.

Altri evidenti riferimenti stilistici vengono da Hancock, dalla tradizione classico romantica di Chopin, onnipresente nell'animo del polacchi, e dal filone del pianismo scandinavo contemporaneo.

Troppe cose? Sarebbe troppo attenderci uno stile già formato ma il talento del leader è evidente anche come compositore e l'integrazione di basso e batteria va al di là del semplice sostegno ritmico.

In conclusione, c'è molto di più di quanto appare in un debutto. Nel frattempo il trio ha pubblicato un secondo disco dal titolo Liberated.

Attendiamo sviluppi.

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