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Mostly Other People Do the Killing: Slippery Rock

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Mostly Other People Do the Killing: Slippery Rock
Mettere in fila un paio di idee e fissarle su nastro, magari riuscendo a dire qualcosa di significativo, è alla portata di molti. Restare in carreggiata per dieci anni e cinque dischi - sei compreso il doppio Live in Coimbra -, viaggiando a mille all'ora e con il motore sempre al massimo dei giri, è cosa per pochi.

Serve un talento sconfinato, prima di tutto. Ma ci vogliono anche lucidità e consapevolezza per alimentare la fiamma dell'ispirazione. A maggior ragione quando si maneggiano idee altamente infiammabili, ad elevato contenuto energetico. Gli agguati, di solito, riescono una volta, due. Poi, inevitabilmente, il gioco mostra la corda. È una questione fisiologica: il rischio di consumarsi-spegnersi è dietro l'angolo.

Un angolo che forse un giorno saranno costretti a girare anche i Mostly Other People Do the Killing. Possibile. Probabile. Nessuno lo nega. Ma in un futuro che per il momento è molto, molto lontano. Perché Slippery Rock, l'ennesima fatica del «terrorist be-bop uber-jass ensemble» newyorchese - la definizione, ovviamente, l'hanno coniata loro -, dice che il quartetto è ancora sulla cresta dell'onda, vivo più che mai e capace, nonostante tutto e tutti, di stupire.

Certo, un po' di argento vivo, disco dopo disco, è stato lavato via. Lo shock da impatto che provocò l'ascolto di Shamokinn!!! è forse irripetibile. Ma qui c'è una band che non ha smesso di cercare, di mettersi in discussione; ci sono quattro musicisti che hanno la presunzione e la faccia tosta di rischiare. A costo di apparire spudorati e impertinenti, di esporsi alle facili critiche di chi già parla di fenomeni da baraccone. Chi se ne frega. Giù di acido, vetriolo, giacche colorate che guastano la vista e pose demenziali (apprezzare, prego, l'orrenda copertina). Scorra il sangue, volino i cazzotti. L'importante, per i MOPDTK, è restare fedeli allo spirito scientificamente anarchico del progetto, consapevoli che quando c'è la classe si può, e si deve, osare. E noi, che ai teatrini dei quattro abbiamo creduto fin dall'inizio, noi che sappiamo che qui la forma è sostanza, non possiamo non applaudire all'idea di prendere a martellate modi e stilemi del mai abbastanza bistrattato smooth jazz (Kenny G, David Benoit, Earl Klugh, Joe Sample e oscenità varie).

Compito che Moppa Elliott, responsabile dell'intera scaletta e cervello dei MOPDTK, ha assolto dopo aver sguazzato per settimane nel genere che ebbe il suo apice tra la fine dei Settanta e la metà degli Ottanta, rubacchiando un riff qua e una frase là, in un gioco di camuffamento grottesco a dir poco esilarante.

Il vamp di contrabbasso dell'iniziale "Hearts Content," sospinto con violenza dalla batteria, è di quelli che prendono alla gola; così come il tema scherzoso di "Sayre," brano che cambia pelle una dozzina di volte prima di finire gambe all'aria. Ma occhio pure al romanticismo dissonante della simil-ballad "President Polk," alla strepitosa "Yo, Yeo, Yough," a "Dexter, Wayne & Mobley," omaggio felpato a tre pesi massimi del sax, e alla tamarra "Jersey Shore," che in maniera molto più triviale pesca nell'immaginario collettivo americano. D'altronde, quando si ha a che fare con i MOPDTK, è inutile disquisire sui concetti di alto e basso. Quello che resta, alla fine, è "solo" l'ennesimo grandissimo disco.

Track Listing

1. Hearts Content - 6:26; 2. Can't Tell Shipp from Shohola - 6:01; 3. Sayre - 7:07; 4. President Polk - 4:37; 5. Yo, Yeo, Yough 4:41; 6. Dexter, Wayne and Mobley - 5:28; 7. Jersey Shore - 5:50; 8. Paul's Journey to Opp - 3:35; 9. Is Granny Spry? - 8:56.

Personnel

Peter Evans
trumpet

Peter Evans (tromba, piccolo trumpet e slide trumpet); Jon Irabagon (sax tenore, contralto, soprano sopranino e flauto); Moppa Elliott (contrabbasso): Kevin Shea (batteria e percussioni).

Album information

Title: Slippery Rock | Year Released: 2013 | Record Label: Hot Cup Records


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