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Dominic Miller: Silent Light
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Dominic Miller con Silent Light firma il suo album al tempo stesso più ambizioso, delicato e riuscito. Ci sono tanti motivi che rendono queste undici composizioni, se non il migliore, uno dei più bei capitoli della carriera del chitarrista argentino, noto al grande pubblico soprattutto per la lunga militanza, sia in studio che sul palco, al fianco di Sting.
La prima è la scelta di un album solo (o quasi-solo, visto che qua e là Miller decide di appoggiarsi alle ritmiche discrete di Miles Bould), e cioè una sfida fra le più impegnative per ogni strumentista che maneggi armonie e melodie. La seconda è quella di affidarsi alla chitarra classica, in favore di un suono cristallino, essenziale, figlio soltanto di legni e corde di nylon. La terza è scegliere di farlo sotto l'egida di un'etichetta come la ECM, label-personalizzazione di Manfred Eicher sulla quale si concentrano con regolarità enormi aspettative.
Miller abbandona completamente le vesti elettriche per tornare alle origini del suo amore per la sei corde. Alla fonte di quel suono e di quei sapori latinoamericani che per esempio in "Baden," dedicata al maestro della chitarra brasiliana Baden Powell, non temono di fare nomi e cognomi di ispirazioni e influenze. Si tratta di un'opera semplice nella forma e finissima per tessiture, colori e atmosfere, aperta da un pezzo atmosferico e che rispecchia in pieno l'attenzione di Miller molto più per il suono che per l'esibizione tecnica di "What You Didn't Say": una composizione che pare un lento avvicinamento alle trame classiche di "Urban Waltz," per poi trovare corpo in un tema semplice come quello di "Water." Si aggiungono un poco alla volta elementi folk che fanno perfettamente quadrare la passione di ECM per il sostrato tradizionale con l'amore del chitarrista per i suoni privi di elettricità: «Mi sono sempre identificato con i suoni acustici, che mi dicono di piùci ha infatti raccontato in un'intervista . Mi piace l'aspetto comunitario del poter fare musica attorno a un tavolo da cucina, oppure ai piedi di un albero, cosa non molto pratica o naturale con un suono elettrico». Quando la cifra latin e la ritmica paiono prendere il sopravvento ("Baden," "Chaos Theory"), Dominic torna spesso al grado zero del suo chitarrismo, riportando tutto a casa e tornando a quella peculiare "contemplazione" del suo stesso suono di cui ha raccontato in alcuni seminari (ascoltate "Angel," "Tisane" e "Valium"). Non manca un omaggio a Sting, con una meditabonda versione per sola chitarra di "Fields of Gold."
Un album di rara intensità e rara eleganza, che ci sentiamo di consigliare anche a chi si avvicinasse per la prima volta alla musica del chitarrista di Buenos Aires.
La prima è la scelta di un album solo (o quasi-solo, visto che qua e là Miller decide di appoggiarsi alle ritmiche discrete di Miles Bould), e cioè una sfida fra le più impegnative per ogni strumentista che maneggi armonie e melodie. La seconda è quella di affidarsi alla chitarra classica, in favore di un suono cristallino, essenziale, figlio soltanto di legni e corde di nylon. La terza è scegliere di farlo sotto l'egida di un'etichetta come la ECM, label-personalizzazione di Manfred Eicher sulla quale si concentrano con regolarità enormi aspettative.
Miller abbandona completamente le vesti elettriche per tornare alle origini del suo amore per la sei corde. Alla fonte di quel suono e di quei sapori latinoamericani che per esempio in "Baden," dedicata al maestro della chitarra brasiliana Baden Powell, non temono di fare nomi e cognomi di ispirazioni e influenze. Si tratta di un'opera semplice nella forma e finissima per tessiture, colori e atmosfere, aperta da un pezzo atmosferico e che rispecchia in pieno l'attenzione di Miller molto più per il suono che per l'esibizione tecnica di "What You Didn't Say": una composizione che pare un lento avvicinamento alle trame classiche di "Urban Waltz," per poi trovare corpo in un tema semplice come quello di "Water." Si aggiungono un poco alla volta elementi folk che fanno perfettamente quadrare la passione di ECM per il sostrato tradizionale con l'amore del chitarrista per i suoni privi di elettricità: «Mi sono sempre identificato con i suoni acustici, che mi dicono di piùci ha infatti raccontato in un'intervista . Mi piace l'aspetto comunitario del poter fare musica attorno a un tavolo da cucina, oppure ai piedi di un albero, cosa non molto pratica o naturale con un suono elettrico». Quando la cifra latin e la ritmica paiono prendere il sopravvento ("Baden," "Chaos Theory"), Dominic torna spesso al grado zero del suo chitarrismo, riportando tutto a casa e tornando a quella peculiare "contemplazione" del suo stesso suono di cui ha raccontato in alcuni seminari (ascoltate "Angel," "Tisane" e "Valium"). Non manca un omaggio a Sting, con una meditabonda versione per sola chitarra di "Fields of Gold."
Un album di rara intensità e rara eleganza, che ci sentiamo di consigliare anche a chi si avvicinasse per la prima volta alla musica del chitarrista di Buenos Aires.
Track Listing
What You Didn't Say; Urban Waltz; Water; Baden; En Passant; Angel; Chaos Theory; Fields of Gold; Tisane; Valium; Le Pont.
Personnel
Dominic Miller
guitarDominic Miller: guitar, electric bass; Miles Bould: percussion, drums.
Album information
Title: Silent Light | Year Released: 2017 | Record Label: ECM Records
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Luca Muchetti
Silent Light
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