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Senza confini: intervista ad Alessia Obino

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I brani di Echoes sono legati dalla mia apertura verso vari generi musicali e dalla mia idea di jazz come uno spazio libero in cui abbracciare varie influenze
La cantante Alessia Obino ha da poco dato alle stampe il primo album da leader dal titolo Echoes, nel quale riversa le esperienze fatte in diversi ambiti musicali e la propria capacità compositiva pronta a far risaltare le qualità del suo quintetto anziché dare fondo alle sole capacità vocali. Di seguito ci racconta il viaggio attraverso un mondo sonoro multiforme, il suo.

All About Jazz Italia: Partiamo dal fondo. L'ultimo brano di Echoes, dal titolo "A ilha onde tudo començou," evidenzia l'amore per la musica brasiliana.

Alessia Obino: Sì, negli anni ho cantato molti brani tratti dal repertorio brasiliano, adesso me ne sono un po' allontanata, ma è sempre rimasto nei miei ascolti. Ho scelto di inserire questo pezzo come omaggio a quella musica.

AAJ: Nasce da lì la tua passione per il canto?

A.O.: In verità ho sùbito varie influenze. Da adoloscente ascoltavo molti gruppi rock del passato poi mi sono appassionata al jazz e parallelamente alla musica brasiliana. Quest'ultima è quella che inizialmente ho cantato di più perché si sposa abbastanza bene con la mia vocalità e il mio timbro; sono laureata in lingue e letterature straniere e malgrado non abbia studiato portoghese il suono di questa bellissima lingua mi risulta piuttosto facile.

AAJ: Le composizioni originali sono nate insieme o sono frutto di un lavoro svolto in tempi diversi?

A.O.: I brani sono nati in un lasso di tempo piuttosto ampio. Nel 2005 ho scritto "Midnightmare" e "A ilha onde tudo començou" per partecipare al Premio Nazionale delle Arti, un concorso per i migliori allievi dei conservatori - all'epoca frequentavo il triennio di jazz al conservatorio di Trieste -; gli altri brani di Echoes sono nati nell'arco di circa quattro anni,

AAJ: Hanno un comune denominatore?

A.O.: Sono legati dalla mia apertura verso vari generi musicali e dalla mia idea di jazz come uno spazio libero in cui abbracciare varie influenze. Echoes non è un disco classico dal punto di vista dell'"album con la cantante," non c'è il solito quartetto che accompagna la leader. Il disco testimonia piuttosto una certa idea di gruppo dove ogni musicista contribuisce in maniera personale alla gestione della musica interagendo talvolta in maniera assolutamente estemporanea. Siamo un gruppo di amici molto affiatato! La band si è formata negli anni attraverso varie collaborazioni. Io stessa ho suonato in varie formazioni con gli elementi che compongono la band e tra di loro i musicisti hanno avuto esperienze comuni. E' stato semplice riunirli per dare vita a questo quintetto.

AAJ: Come hai messo la tua voce in relazione con il vibrafono e la chitarra elettrica?

A.O.: Da un lato, è stato semplice perché ho dovuto solo fare sul disco ciò che che precedentemente facevamo in concerto; come ho già detto la collaborazione con Daniele Santimone (chitarra elettrica) e con Luigi Vitale (vibrafono) era già nata negli anni in diverse formazioni. Allo stesso tempo, poiché registrare non è come suonare dal vivo, non è stato semplice interagire con due strumenti così scarni ed ho dovuto vagliare l'istinto cercando di essere molto precisa ed avere l'orecchio abbastanza rivolto all'aspetto armonico. Diciamo che è stato bello ed interessante, ma anche un po' complicato.

AAJ: Quando hai capito che era arrivato il momento di incidere l'album?

A.O.: È stato come se il disco si fosse imposto a me. Negli anni, i brani sono nati in maniera spontanea, come del resto la formazione attraverso concerti e prove. Ad un certo punto avevo questo materiale che mi convinceva in maniera profonda. Poi anche i miei amici musicisti mi hanno consigliato di fare questa operazione, finalmete! [ride]. Per concretizzare il tutto e cercare di essere identificabile con lo stile di queste composizioni.

AAJ: L'improvvisazione è il tuo punto forte, ti sei ispirata a qualche modello?

A.O.: Potrei citarne molti. In ambito Jazz i miei amori storici sono stati Ella Fitzgerald, Betty Carter, Chet Baker ma anche Sheila Jordan, Jay Clayton e molti altri cantanti e strumentisti. Le cantanti italiane che apprezzo maggiormente sono Maria Pia De Vito, che tra l'altro ha scritto anche le note di copertina per Echoes facendomi un grande dono, e la bolognese Silvia Donati. Entrambe, oltre ad essere due artiste straordinarie, sono due grandi amiche! In generale, posso dire che per quanto riguarda l'improvvisazione raccolgo suggestioni anche in altri ambiti artistici.

AAJ: Pensi che l'assimilazione della tradizione jazzistica sia più importante per una cantante che per gli strumentisti?

A.O.: Conoscere la tradizione è importante e questo vale per tutti in qualsiasi ambito di studi e di approfondimento. E' necessario però integrare la tradizione e farne proprio il messaggio, non attraverso una mera riproduzione di ciò che è stato fatto in passato con grande freschezza e verità ma proseguendo il "cammino" nella direzione della ricerca di un linguaggio personale ed autentico.

AAJ: Come vorresti migliorare il tuo aspetto vocale?

A.O.: Nei periodi in cui ho pochi concerti tendo a diventare indolente, devo fare attenzione a tenere alto il morale e cercare di essere costante nella "daily routine". Comunque cerco sempre di praticare la tecnica come mezzo mai come fine.

AAJ: Echoes ha lasciato spazio per altri progetti?

A.O.: Sì, ne ho. Almeno due molto interessanti. Il primo si chiama "Tres Pontas" e coinvolge David Boato alla tromba, Giancarlo Bianchetti alle chitarre e Leonardo Di Angilla alle percussioni. Il repertorio del gruppo segue un percorso trasversale che si muove tra jazz, rock e musica classica (da Zappa ad Ellington, Prince, Stravinsky, Joni Mitchell, Djavan ecc...). L'altro progetto si chiama "4 in the box" con Paolo Raineri alla tromba e al laptop, Federico Squassabia alle tastire e loop station e Simone Cavina alla batteria. Il gruppo è una specie di "omaggio" al nostro primo amore musicale, cioé il rock degli anni '90, quello degli Alice in Chains, dei Nirvana, dei Soundgarden, dei Radiohead, di Bjork, per citare alcuni nomi. Spero di incidere al più presto con entrambi i gruppi!

Foto di Federico Zavagnin (la terza).

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