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The Claudia Quintet: Semi-Formal
ByPurtroppo, varcato il primo promettente squarcio, il gusto si guasta un poco e subentra l'amarezza per l'aver osato sperare troppo.
Là dove I, Claudia era una precisa sincera originale affermazione d'identità, Semi-Formal raffredda gli entusiasmi e irrigidisce le fibre, rettificando gli angoli di quelle spezzate che nell'album precedente erano così provvidenzialmente sghembi, serrandosi su ampi pannelli mono-cromi/toni costruiti per ridimensionamenti di stilemi reiterati con ostinazione.
La musica che là era frizzante e cascadica, qui si essicca alla sua valenza rtmico-dinamica: scompare l'attenzione per la modulazione timbrica, per la giustapposizione stilistica, per la partitura emozionale. Ogni dettaglio è minuziosamente calcolato (e in ciò, ben inteso, risiede l'indubbio ma alquanto gelido valore dell'opera) per contribuire ad una frammentazione caleidoscopica della scansione e della pulsazione ritmica; un gioco che, come spesso accade, perde ben presto il suo appeal se non sostenuto da un valore aggiunto, che in Semi-Formal sempre essere andato perduto.
Esemplare il caso di "Kord": tre minuti giocati su di un unico accordo riproposto con un periodo ampio e irregolare, unica variante l'intensità dell'attacco. Poteva essere un'ottima boutade provocatoria, á la "0'00" di Ligeti; peccato non sia questo il contesto, né la contingenza storica, né la biografia degli artisti coinvolti.
O il caso di "Bindi Binder", in cui gli strumenti si alternano pacatamente sulla medesima nota per poi ripetere il gioco su differenti minimamente scostate altezze. Anche qui, l'intuizione di Scelsi è lontana.
Là dove i quadri si storcono, come prima o poi accade su qualsivoglia parete, il gruppo sa ancora esprimere quella sintesi forte di immediatezza e coesa frantumazione espressiva che gli tributavamo, assumendo qui tuttavia la forma di vetrinette luccicanti ma inarrivabili per l'esposizione di prodezze individuali.
In questo senso vengono in aiuto all'ascolto, i ricami soffici e fantasiosi di Speed e le complesse stratificazioni ritmico-timbriche di Moran. di nuovo, un peccato che la scrittura qui non voglia dar/si lustro di queste potenzialità, ripiegando quelle ad accessorio e se stessa ad esercizio.
Se Semi-Formal apre il sentiero che la band di Hollenbeck intende percorrere in futuro, passando da un minimalismo creativo e ispirato ad uno di maniera, dobbiamo dire di non essere sicuri di esser poi così curiosi di una futura possibile completa 'formalità'.
Track Listing
01. Major Nelson (John Hollenbeck) - 3:35; 02. Drewstate (John Hollenbeck) - 7:33; 03. Kord (John Hollenbeck) - 3:09; 04. They Point... Glance... Whisper... Then Snicker (John Hollenbeck) - 9:32; 05. Bindi Binder (John Hollenbeck) - 1:41; 06. Susan (John Hollenbeck) - 5:18; 07. Two Teachers (John Hollenbeck) - 6:07; 08. Growth (John Hollenbeck) - 2:22; 09. Limp Mint (John Hollenbeck) -7:52; 10. Guarana (John Hollenbeck) - 8:12; 11. Where’s My Mint? (Mint = President) (John Hollenbeck) - 2:55; 12. Boy With a Bag and His Guardian Elephant (John Hollenbeck) - 2:44; 13. Minor Nelson (John Hollenbeck) - 3:42
Personnel
John Hollenbeck
drumsJohn Hollenbeck (batteria, percussioni, pianoforte, tastiere); Drew Gress (contrabbasso, chitarra acustica, chitarra elettrica); Matt Moran (vibrafono, tastiere, corno baritono); Ted Reichman (fisarmonica, chitarra acustica, chitarra elettrica, tastiere); Chris Speed (clarinetto, sax tenore, pianoforte, Casio SK-1)
Album information
Title: Semi-Formal | Year Released: 2006 | Record Label: Cuneiform Records
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