Michele Calgaro: Round About Monk

Grazie a tre piccoli ma preziosi stratagemmi.

Troppo unico e inimitabile lo stile pianistico di Monk e allora Calgaro rinuncia al pianoforte, evitando improponibili confronti e liberandosi in tal modo dai gangli armonici che il genio di Rocky Mount disseminava in ogni sua composizione.

Poi nelle nove tracce di Round About Monk Calgaro utilizza una formazione a geometria variabile passando dall’ottetto all’esecuzione solitaria, conferendo in questo modo grande mobilità e varietà dinamica al materiale sonoro. Infine alterna l’uso della chitarra classica con quella elettrica, indirizzando gli aspetti cromatici delle esecuzioni nelle direzioni più opportune.

In un disco complessivamente ben realizzato si può rimpiangere un pizzico di azzardo in più, come l’iniziale “Bemsha Swing“ faceva presagire. Apertura frizzante, andamento dinoccolato del tema, sezioni di strumenti che si rincorrono, soli ispirati (la tromba di Kyle Gregory evoca il Lester Bowie più scanzonato) per chiudere con una fanfara collettiva di stampo neworleansiano. Ma arrangiamenti calibrati, soprattutto con la formazione al gran completo, assicurano comunque la buona riuscita del progetto.

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