È il silenzio il protagonista di Rouge et Blanc. Il silenzio inteso come cassa di risonanza per le esplorazioni dei due musicisti ma anche come momento necessario per assaporare a pieno tutte le sfumature di una musica per lo più sussurrata. Così come possiamo considerare Rouge et Blanc un disco costruito intorno all'assenza. Quella di melodie riconoscibili, di parvenza di temi, di accenni di frasi, del ritmo che si traduce in swing, delle pulsazioni che danno origine al groove, delle armonizzazioni.
Il sax soprano di Joe Rosenberg ha il respiro della natura, freme, sussurra, scandaglia sempre in una dimensione meditativa, a tratti ascetica. Il pianoforte di Frederic Blondy è uno scrigno di suoni ottenuti sfruttando ogni componente dello strumento affrontato con modalità per niente ortodosse. Così pare di cogliere il risuonare di campane tibetane, il percuotere di un tamburo, il vibrare delle corde di un violoncello. Rouge et Blanc è un'esperienza di ascolto che va affrontata senza preconcetti, con la mente libera per poter entrare in sintonia con una visione musicale fuori dall'ordinario.
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