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World Saxophone Quartet: Political Blues

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World Saxophone Quartet: Political Blues
Con una forza dirompente arriva un nuovo capitolo della saga del World Saxophone Quartet, un album di denuncia, molto politicizzato e che attacca, senza tanti giri di parole, l’attuale situazione americana. Il longevo gruppo (che festeggerà l’anno prossimo il trentennale), con alla testa i tre superstiti David Murray, Oliver Lake e Bluiett dà una decisa scossa all’ambiente del jazz con un prodotto che trasuda energia “nera”in tutti i suoi brani e porta una ventata di aria fresca, pulita, che affonda le sue radici nella storia della black music.

La storica formazione è giunta al nono album per l’etichetta Justin Time e viene affiancata in questo lavoro da amici musicisti, delle vere e proprie guest stars che hanno contribuito in maniera sostanziale alla riuscita del disco.

In questo album i testi e le musiche hanno uguale importanza e hanno la stessa carica dirompente: gli spiriti liberi del triumvirato del sax ci stravolgono con la furia delle loro ance ma ci ammaliano anche con la dolcezza delle loro melodie. Arrivano echi di musiche ribelli e vengono passate in rassegna sonorità che sul comune denominatore del blues possono spaziare da James Brown a Hendrix e da Gil Scott Heron al jazz più sperimentale.

Fa scattare dalla sedia già l’iniziale “Political Blues” scritta e cantata da Murray, un potente affresco musicale che denuncia soprattutto l’amministrazione americana al potere, colpevole di continuare guerre contro i popoli di colore. Poi il grido si fa più forte mentre un pezzo di storia si perpetua con un classico del blues, “Mannish Boy”, cantata da James Blood Ulmer, la cui voce fa da contraltare ai suoi riff hendrixiani e ai soli lancinanti dei fiati.

Su un punto possiamo stare certi: i musicisti neri continuano ad avere una marcia in più, e ulteriori prove stanno tutte in questi brani; prendete per esempio ”Let’s Have Some Fun”, firmata da Lake, dove il sound si snoda su una traccia decisamente funky, alla maniera di certi brani dell’orchestra di James Brown, dove l’impasto dei fiati si amalgama perfettamente con la spinta della sezione ritmica.

Oppure “Bluocracy”, divisa in tre parti, firmata da Craig Harris, dove si alterna prima lo spoken word dell’autore, su una base hip hop, in cui in sottofondo si sente il didjeridoo suonato da lui stesso, mentre nelle altre due parti si lascia spazio al dialogo tra i fiati. O ancora “Blue Diamond”, uno strumentale di un’altra guest, Jamaladeen Tacuma, intriso di colori neri, profondi, un blues ritmato, con delle linee di basso molto energiche.

Alcuni hanno già inserito questo lavoro di diritto nella ristretta cerchia di dischi dal forte contenuto di denuncia, come “Attica Blues” di Shepp, “Freedom Now Suite” di Roach e il primo della Liberation Music Orchestra. Solo il tempo ce lo dirà. Per adesso godiamoci questa musica senza frontiere.

Track Listing

Political Blues (D.Murray) 9.01; Hal's Blues (D.Murray) 2.51; Mannish Boy (M.Waters) 7.22; Let's Have Some Fun (O.Lake) 7.19; Amazin' Disgrace (Bluiett) 5.51; Bluocracy Pt. I (C.Harris) 5.03; Bluocracy Pt. II (C.Harris) 2.21; Bluocracy Pt. III (C.Harris) 3.40; Blue Diamond (J.Tacuma e L.Pearson) 4.37; Harlem (C.Harris) 7.23; Spy On Me Blues (O.Lake) 5.54.

Personnel

Bluiett: sax baritono; Oliver Lake: sax alto e soprano (voce track 11); David Murray: sax tenore, clarinetto basso (voce track 1); Jamaaladeen Tacuma: basso; Bruce Williams: sax alto e soprano; Craig Harris: trombone, didjeridoo (voce track 6); Lee Pearson: batteria; James "Blood" Ulmer: chitarra, voce (track 3); Jeremy Pelt: tromba; Carolyn Amba Hawthorne: voce; Jaleel Shaw: sax alto e soprano; Herve Samb: chitarra.

Album information

Title: Political Blues | Year Released: 2006 | Record Label: Justin Time Records


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