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Pianisti a confronto al Ritmo delle Città
Ritmo delle Città
Orto Botanico
Milano 07-09.07.2015
Nella prima decade di luglio la rassegna milanese Il Ritmo delle Città ha messo al centro della propria programmazione il pianoforte. Tre le formazioni coinvolte, ciascuna a suo modo paradigmatica di un certo modo di intendere il jazz. C'era il virtuosismo sfrenato e tipicamente caraibico dell'ultra-premiato Gonzalo Rubalcaba, il distacco nordico dell'absolute beginner Holger Marjamaa, le strutture aperte ed impreziosite da scansioni metropolitane di Roy Assaf. In breve, da Cuba a Tallin, passando per Israele, New York e la Finlandia, la rassegna milanese non ci ha fatto mancare nulla.
Venendo alla cronaca dei concerti, il quartetto Volcan di Gonzalo Rubalcaba (Giovanni Hildago alle percussioni, Horacio "El Negro" Hernandez alla batteria e Jose Armando Gola al basso elettrico) ha rappresentato un piccola delusione. Intendiamoci: non siamo degli sprovveduti, eravamo preparati ad essere investiti da una quantità spropositata di note, da una macchina ritmica possente, torrida e (come sottolinea il nome stesso del gruppo) vulcanica. Da musicisti di talento, quali i quattro cubani indubbiamente sono, ci aspettavamo però anche una proposta che andasse oltre i vorticosi unisoni, il mero sfoggio di tecnica strumentale, lo stacchetto ammiccante e un po' ad effetto. Ci aspettavamo, insomma, di trovare anche un po' di anima cubana, un po' di cuore. E invece...
Atmosfere completamente diverse per il Chamber Project del diciottenne Holger Marjamaa (Heikko-Joseph Remmel al contrabbasso, Dmitri Nikolajevski alla batteria, ed il quartetto Estonian cello ensemble), alfiere di un jazz di stampo tipicamente nordico che si colloca a metà strada tra l'estetica ECM e l'eredità, imprescindibile per qualunque pianista under 30, dell'Esbjorn Svensson Trio. Un jazz molto scritto, fatto di melodie rotonde e basate su intervalli minimi, di scansioni ritmiche movimentate ma non troppo, di un suono estremamente pulito e controllato. Una proposta orecchiabile ed immediata, che non fa gridare al miracolo, ma che ci segnala Marjamaa quale giovane talento da seguire con attenzione. E per quanto ci riguarda, segnaliamo come talento da seguire con attenzione anche Heikko Remmel, autentico centro di gravità della band, solido e musicale come solo i contrabbassisti nordici sanno essere.
Chiudiamo la nostra cronaca con il concerto del NY Connection Quartet, che ha visto il pianista israeliano (ma newyorkese di adozione) Roy Assaf in compagnia di tre esponenti di spicco della scena jazzistica finlandese: Jussi Kannaste al sax, Antti Lotjonen al contrabbasso e Jaska Lukkarinen alla batteria. La loro è una proposta che si muove tra il jazz avant europeo, le densità ritmiche medio-orientali e le pulsazioni urbane di New York. Strutture aperte, frammenti melodici appena abbozzati, una musica sempre in divenire, poliedrica e multiforme, fatta di accenni più che di esplicitazioni didascaliche. Una musica complessa ma accessibile (seppur non facilissima), in grado di soddisfare anche l'ascoltatore più avvertito.
Foto di Roy Assaf per gentile concessione dell'artista.
Orto Botanico
Milano 07-09.07.2015
Nella prima decade di luglio la rassegna milanese Il Ritmo delle Città ha messo al centro della propria programmazione il pianoforte. Tre le formazioni coinvolte, ciascuna a suo modo paradigmatica di un certo modo di intendere il jazz. C'era il virtuosismo sfrenato e tipicamente caraibico dell'ultra-premiato Gonzalo Rubalcaba, il distacco nordico dell'absolute beginner Holger Marjamaa, le strutture aperte ed impreziosite da scansioni metropolitane di Roy Assaf. In breve, da Cuba a Tallin, passando per Israele, New York e la Finlandia, la rassegna milanese non ci ha fatto mancare nulla.
Venendo alla cronaca dei concerti, il quartetto Volcan di Gonzalo Rubalcaba (Giovanni Hildago alle percussioni, Horacio "El Negro" Hernandez alla batteria e Jose Armando Gola al basso elettrico) ha rappresentato un piccola delusione. Intendiamoci: non siamo degli sprovveduti, eravamo preparati ad essere investiti da una quantità spropositata di note, da una macchina ritmica possente, torrida e (come sottolinea il nome stesso del gruppo) vulcanica. Da musicisti di talento, quali i quattro cubani indubbiamente sono, ci aspettavamo però anche una proposta che andasse oltre i vorticosi unisoni, il mero sfoggio di tecnica strumentale, lo stacchetto ammiccante e un po' ad effetto. Ci aspettavamo, insomma, di trovare anche un po' di anima cubana, un po' di cuore. E invece...
Atmosfere completamente diverse per il Chamber Project del diciottenne Holger Marjamaa (Heikko-Joseph Remmel al contrabbasso, Dmitri Nikolajevski alla batteria, ed il quartetto Estonian cello ensemble), alfiere di un jazz di stampo tipicamente nordico che si colloca a metà strada tra l'estetica ECM e l'eredità, imprescindibile per qualunque pianista under 30, dell'Esbjorn Svensson Trio. Un jazz molto scritto, fatto di melodie rotonde e basate su intervalli minimi, di scansioni ritmiche movimentate ma non troppo, di un suono estremamente pulito e controllato. Una proposta orecchiabile ed immediata, che non fa gridare al miracolo, ma che ci segnala Marjamaa quale giovane talento da seguire con attenzione. E per quanto ci riguarda, segnaliamo come talento da seguire con attenzione anche Heikko Remmel, autentico centro di gravità della band, solido e musicale come solo i contrabbassisti nordici sanno essere.
Chiudiamo la nostra cronaca con il concerto del NY Connection Quartet, che ha visto il pianista israeliano (ma newyorkese di adozione) Roy Assaf in compagnia di tre esponenti di spicco della scena jazzistica finlandese: Jussi Kannaste al sax, Antti Lotjonen al contrabbasso e Jaska Lukkarinen alla batteria. La loro è una proposta che si muove tra il jazz avant europeo, le densità ritmiche medio-orientali e le pulsazioni urbane di New York. Strutture aperte, frammenti melodici appena abbozzati, una musica sempre in divenire, poliedrica e multiforme, fatta di accenni più che di esplicitazioni didascaliche. Una musica complessa ma accessibile (seppur non facilissima), in grado di soddisfare anche l'ascoltatore più avvertito.
Foto di Roy Assaf per gentile concessione dell'artista.
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