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PunktFestival 2017

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Punkt Festival
Kristiansand, Norvegia
Varie sedi
31.8-2.9.2017

Come sempre Punkt è un festival fuori dall'ordinario e all'insegna dell'imprevisto e dell'imprevedibile. Una sorta di Industria 4.0 della musica: fuori dal "circolo" dei tour estivi, tipico dei festival jazz, e poco interessato a fotografare il passato e il presente, è invece molto attento a dare vita a nuovi progetti per il futuro. Gli esempi sono tanti: Sidsel Endresen e Philip Jack, Evan Parker con Okkyung Lee, John Russell e John Tilbury o Arve Henriksen con Laurie Anderson o con Fennesz... o John Paul Jones con Helge Sten.

Come accade ormai da qualche anno il festival ospita un'artista "di grosso calibro" in residenza e quest'anno—dopo Brian Eno,David Sylvian, John Paul Jones, Laurie Anderson—è stata la volta di Daniel Lanois. Sì, avete capito bene, il produttore canadese di The Joshua Tree degli U2, di Peter Gabriel, Bob Dylan, Neil Young, Jon Hassell e molti altri ancora. Cosa c'entra Daniel Lanois con il piccolo festival a sud della Norvegia, vi chiederete. Beh, come risponde Erik Honore (co-direttore artistico con Jan Bang ) all'esplicita domanda di Fiona Talkington, è stata una scelta artistica naturale, perché Daniel spazia dal pop rock più commerciale alle musiche per film più sperimentali, senza mai preoccuparsi di generi o etichette: in piena sintonia coi due direttori e con le scelte del festival.

Confermata anche quest'anno la formula del Live Remix, per cui capita di assistere al concerto di Daniel Lanois e pochi minuti dopo al remix di un manipolo di norvegesi che improvvisano su quanto appena ascoltato, scomponendo e ricomponendo per dare una luce tutta nuova ad alcune perle campionate poco prima: e ottenere, attraverso modalità e approccio diversissimi, risultati a volte sorprendenti (e altre deludenti, certo... ma fa parte del gioco).

Personalità e universi musicali molto distanti si sono incontrati, scontrati e confrontati per due giorni al Kick Scene (sede dei concerti) e all'Hotel Norge (sede dei seminari), con alcune puntate più sporadiche anche presso il museo Kunsthalle, la multisala Kino Fønix e l'Università. Da qualche anno, infatti, Punkt non si accontenta più di rivestire il "semplice" ruolo di kermesse musicale, e cerca di mettere in relazione gli studenti della locale Università (allievi di Jan Bang) con alcune delle figure di spicco della scena/filiera creativa e della produzione musicale internazionale attraverso una serie di seminari mattutini.

Seminari

È così che il venerdì mattina Daniel Lanois incontra gli studenti all'università: l'accesso prioritario è per loro (scelta tutt'altro che scontata), segue la stampa accreditata e infine il pubblico. Lanois, dall'alto della sua esperienza, parla di armonia, melodia, tensione e di altri aspetti legati all'esecuzione e alla produzione... in studio. Un'ora e mezza piena di esempi concreti in cui Daniel si cimenta col suo trio e dispensa ai giovani aspiranti musicisti consigli e "trucchi" del mestiere, da produttore di successo qual è.

Il giorno successivo inizia Erik Honorè e racconta della genesi di due album molto diversi quanto alle modalità di realizzazione, sebbene accomunati dal medesimo vissuto personale -complesso e turbolento -, che stando al suo racconto avrebbe fatto da sfondo a entrambi: Tuesday Gods con Greta Agre pubblicato di recente da Jazzland, e Unrest, album a suo nome di prossima pubblicazione per Hubro. La diversità cui si accennava sta nel fatto che uno è stato realizzato prevalentemente in studio, a partire da alcuni sketch del chitarrista Bjørn Charles Dreyer, mentre l'altro è il frutto di diverse registrazioni live e di molta attività di postproduzione, pulizia e "collage" nelle parole dello stesso Erik. A seguire è stata la volta del prezioso contributo sulle tecniche di registrazione di Jez Riley French, autentico guru del field recording e delle installazioni sonore (realizzate per la Tate Modern di Londra ma ormai in ogni parte del mondo). Riley French ha spiegato come catturare i suoni e ha parlato delle diverse tecnologie microfoniche, mutuate ora dal mondo militare, ora da quello scientifico ecc. David Toop, dopo di lui, ha invece spiegato alcuni aspetti della produzione in studio: pro e contro della co-produzione "democratica" tra musicisti e produttore e/o della produzione dittatoriale alla Phil Spector... Chiusura, ancora, dedicata alla produzione, con tre diversi punti di vista: la cantante pop Anneli Drecker, il produttore di Motorpsycho, Kåre Christoffer Vestrheim (Propeller Records) e Dave Toop. Uno sguardo a 360° gradi e che non perso di vista neanche gli aspetti di carattere legale sui diritti.

Main Stage

Partenza col botto con gli australiani The Necks. Il trio celebra i trent'anni di carriera e non a caso è diventata una band di culto. Un "classico" piano trio che sovverte i canoni e sa rendere speciale e indimenticabile ogni performance. Non a caso chiedono di non fotografare durante i primi 20 minuti: il livello di concentrazione richiesto sia per il trio che per l'ascoltatore è altissimo -e dopo una prima fase in cui i tre si cercano, il trio decolla e porta l'ascoltatore in un viaggio verso luoghi ed emozioni inaspettate... È il pianista Chris Abrahams a tenere le redini della sequenza di apertura, ma è la partecipazione collettiva di tutti e tre i membri a caratterizzare il concerto. Il trio "costruisce," amplifica, e raggiunto l'apice del climax libera la tensione accumulata fino a quel momento, si contrae e arriva quasi ad appiattirsi su se stesso... una tecnica semplice ma particolarmente efficace nelle loro mani, grazie anche alle "collisioni" del batteria di Tony Bucks con il pianismo dalle linee classiche di Abrahams. Un'autentica band di culto, come si diceva, e chi l'avesse mancata nel lungo tour europeo dei trent'anni, che prenda nota!

Sul palco, dopo, arriva il sofisticato e molto atteso duo costituito da Sidsel Endresen (voce) e David Toop (chitarra Lap Steel, flauti e oggetti): due improvvisatori straordinari che inspiegabilmente, come giustamente rimarca Fiona Talkington annunciandoli sul palco, non si sono mai incontrati prima.

Proprio qui a Kristiansand, attorno a Sidsel, il festival ha visto nascere alcuni dei progetti più interessanti degli ultimi dieci anni con Stian Westerhus, Philip Jack, David Sylvian, ecc.

A guidare l'avvio è lei, con ronzii, soffi e gorgheggi come solo lei sa fare, figurazioni astratte in cui introduce anche sonorità nuove, ora più sperimentali, ora più melodiche... i due non si guardano mai, ma funzionano, e Toop si alterna alla chitarra e ai flauti. Pura astrazione di grande fascino. Vien proprio da dire: buona la prima! Auguriamoci che abbia un seguito.

La chiusura sul palco principale della prima giornata offre l'opportunità di ascoltare una band solare di area più pop-soul costituita da alcuni dei migliori giovani improvvisatori norvegesi: Numbering Røe, Anja Lauvdal, Heida Mobeck, Hans Hulbækmo e Lars Ove Stene Fossheim. La band si chiama Patrick R Broenkow e dopo il buon successo registrato in patria e al By Larm festival sta per pubblicare l'album di debutto per la prestigiosa etichetta inglese Bella Union, registrato allo Studio Paradiso di Oslo con Nick Terry e con il fonico di Jaga Jazzist, Marcus Forsgren, dal titolo I <3 Art. Un progetto divertente, a mezza strada tra pop soul e Sun Ra, molto ben confezionato e in cui musicisti suonano alla grande, con sonorità davvero moderne. Peccato solo che il pubblico abbia assistito seduto in religioso silenzio, mentre sarebbe stato meglio se fossero stati in piedi, e avessero accompagnato ballando... La band suonerà in autunno al Kaltern Pop Festival, in Alto Adige, e per tutti coloro che non hanno pregiudizi nei confronti del migliore pop di ricerca è altamente consigliato.

Partenza a reazione anche per il giorno successivo, con la presentazione del nuovo album Towards Language (Rune Grammofon) da parte di uno dei beniamini di casa: Arve Henriksen. Line-up del disco (tutti elementi chiave del festival: Arve, Jan Bang e Eivind Aarset) al gran completo, con l'aggiunta di Erik Honorè. Un set molto intenso e caratterizzato da un'intesa perfetta in cui Henriksen ha esplorato qualche nuova sfumatura timbrica sia alla tromba che alla voce. La narrazione segue la scaletta del disco e rapisce, letteralmente, il pubblico, grazie anche all'accompagnamento visivo di Tord Knudsen. Con il trio Necks segna senza dubbio uno dei momenti più alti del palco principale.

A seguire il Punkt Ensemble guidato Stian Balducci (guru dell'elettronica di origini italiane e docente all'università di Kristiansand con Jan) affiancato dai giovani Johannes Vaage (chitarra), Idar Eliassen Pedersen (tromba, elettronica) e Jens Persheim Kola (batteria). Tutti ottimi musicisti che però faticano a staccarsi da alcuni modelli di riferimento e a trovare una propria cifra stilistica. A chiudere i set del palco principale è la vera stella del festival, Daniel Lanois, che con Kyle Crane e Jimmy Wilson manda in scena una performance in linea con l'aspettativa del "suo" pubblico e con quanto fatto vedere durante il seminario e il remix. Apertura rock dedicata al progetto Black Dub con "Ring The Alarm," cui seguono un paio di ballad tratte dall'album Shine -tutti per voce, chitarra, basso e batteria e tutti dal marchio di fabbrica inconfondibile. Intermezzo strumentale di area dub e poi Daniel si siede alla chitarra lap steel e offre uno dei momenti più alti del set evocando le musiche per film e paesaggi sonori molto americani. Come sempre Daniel ama circondarsi di grandi batteristi (spesso di area jazz: Brian Blade su tutti) e anche il giovane Crane, cresciuto alla Berklee, lo dimostra. La chiusura è con una delle sue grandi hit, "The Maker," e il pubblico si divide tra i suoi fans, e i più spaesati sostenitori dell'estetica del festival.

Live Remix

Ma veniamo a quello per cui il festival è conosciuto nel mondo: il Live Remix.

Tra i meno riusciti (o più stranianti) è senza dubbio quello di Daniel Lanois, che nel remixare il sublime set dei Necks fa, sostanzialmente, un mini concerto indipendente da quanto sentito poco prima. Curioso come l'approccio dei due trii sia diametralmente opposto: se da una parte il pianista Chris Abrahams volge le spalle agli altri componenti di un viaggio condiviso al "buio," dall'altra Daniel dirige ogni singola nota dei compagni di ventura, i quali pendono letteralmente dalle sue labbra.

In generale però quest'anno si son visti dei remix di ottimo livello qualitativo e a spiccare il volo è stato senza dubbio quello finale (Audun Kleive, Eivind Aarset, Jan Bang, Erik Honoré e Arve Henriksen) sulle note del concerto di Lanois.

Un remix che non ti aspetti e che nonostante alcuni problemi tecnici (un laptop da riavviare in corsa per Aarset, per dirne una) o forse proprio per quello, ha fatto sì che Kleive e Henriksen, messi alle corde, prendessero in mano la situazione alternandosi in figurazioni ritmiche esplosive con strumenti molto diversi tra loro (batteria e tromba/voce) e lasciando via via spazio alla componente più elettronica di Jan, Erik e Eivind. Paesaggi sonori di grande fascinazione che dopo un inizio turbolento, tellurico, si fanno via via più delicati e caratterizzati da una perfetta sintonia... con la voce narrante di Henriksen sui testi a confezionare un set perfetto in cui i cinque reinventano al meglio le canzoni di Daniel Lanois.

Sussurrato e fatto di accenti e sfumature è invece il remix di Jez Riley French e David Toop (su musiche di Towards Language). Un viaggio carico di emotività giocata tra le pieghe e in cui Toop si alterna ai flauti e alla chitarra lap steel, reagendo/interagendo con i suoni e i rumori registrati sul campo da Jez.

Riusciti e poetici, oltre che in sintonia con i set precedenti, il remix di Bang, Honoré, Aarset affiancati Anders Engen e Mats Eilertsen (prima esperienza di Live remix) a campionare e reinventare il duo Endresen-Toop, e quello di Baden e Hageliam affiancati dalla voce di

Anneli Drecker e dai sax di Rolf-Erik Nystrøm (anche loro alla prima esperienza). Rolf-Erik è musicista dal suono e dalla tecnica inimitabili (Poing e/o Nils Økland Band su ECM) e Anneli è una delle voci di riferimento in Norvegia fin dalle origini del suono artico con il duo Belcanto assieme a Geir Jenssen (aka Biosphere). Da segnalare anche il remix del bel trio interamente elettronico Yann Coppier-Peter Baden-DJ Strangefruit: perfetto e mai banale nel rimaneggiare la musica a elevato contenuto ritmico dei Broen...

Come sempre -dal 2005 a oggi—al Kick Scene c'era un suono perfetto e senza mai una sbavatura grazie al contributo fondamentale di Johnny Skalleberg (Amper Tone Studio) e Arnaud Mercier al mixer. Anche quest'anno, poi, Nina Birkeland si è occupata dell'immagine del festival: come sempre molto moderna e raffinata.

Insomma, mancavo Kristiansand da un paio d'anni ed è stato bello tornare: si è trattato di una buona annata in generale ma in special modo per i remix, che oltre a maestri del genere hanno visto cimentarsi numerosi volti nuovi.

Foto: Luca Vitali

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