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Emilio Sioli – Direttore artistico di Area Musica Estate

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Il pubblico decide di mettere a tua disposizione il proprio tempo libero. Non va mai sottovalutato
La stagione jazzistica estiva milanese sarà quest'anno caratterizzata da Area Musica Estate, manifestazione che riunisce in sé l'esperienza del festival Il Ritmo delle Città (nato nel 2006) e del progetto Area M (ora al suo terzo e conclusivo anno), iniziativa volta a trasformare la zona Città Studi in un quartiere della musica.
Ne abbiamo parlato con Emilio Sioli, direttore artistico della rassegna.

All About Jazz: Come è nato Area Musica Estate?

Emilio Sioli: Area Musica Estate, la nuova rassegna che inauguriamo questa estate, è alla sua prima edizione. D'accordo con il Comune di Milano—Assessorato alla Cultura, abbiamo pensato di rinnovare profondamente la formula che per dieci anni aveva caratterizzato il festival Il Ritmo delle Città, che era stato pensato per trovare, sperimentare e dedicare alla musica jazz nuovi luoghi per la cultura cittadina nelle periferie del comune di Milano. Concentrando da tre anni la nostra attività nel quartiere Città Studi e, in particolar modo, all'Orto Botanico Città Studi, abbiamo pensato di dare vita ad una vera e propria Stagione Musicale Estiva dedicata al jazz ed alla musica del '900

AAJ: Come si posiziona e come si differenzia Area Musica Estate rispetto alle altre proposte musicali presenti nel territorio?

E.S.: La nostra è un'iniziativa che integra la proposta di concerti di musica jazz con la realizzazione di percorsi di tutoring post diploma, rivolti alle scuole di specializzazione e alle Università del quartiere Città Studi a supporto della stagione musicale. Area Musica Estate programma concerti con grande attenzione sia a proposte di livello internazionale che a progetti di associazioni musicali del territorio, sopratutto facenti parte della rete culturale di Area Musica. La rassegna quindi eredita dal Ritmo delle Città la vocazione all'impegno sociale, coniugata con la proposta di concerti di alto profilo in una delle cornici più belle che la città possa offrire al di fuori dei contesti abituali del centro cittadino

AAJ: Quali obiettivi ti poni quando inizi a lavorare sulla programmazione?

E.S.: L'obiettivo principale è la ricerca di un pubblico che sappia apprezzare il contesto combinato con l'offerta culturale. Da organizzatore puro, mi chiedo sempre se quello che propongo possa avere un riscontro in termini di gradimento, non del pubblico che ama la musica afro americana ma di quello, più ampio, che segue le proposte più innovative di spettacolo in città

AAJ: Che criteri adotti nella scelta dei musicisti?

E.S.: Fruibilità, innanzitutto, perché Area Musica Estate, erede del Ritmo Delle Città, tiene ben presente che il pubblico decide di mettere a tua disposizione il proprio tempo libero. Non va mai sottovalutato

AAJ: Come selezioni gli spazi a tua disposizione per abbinarli con i musicisti adatti?

E.S.: Lo spazio che abbiamo scelto è l'Orto Botanico Città Studi, dove da dieci anni realizziamo i concerti di maggior successo. È uno spazio molto particolare, dedicato alla ricerca scientifica del Dipartimento di Bio Scienze e non è un vero e proprio teatro. È un contesto nel verde e la scelta dei musicisti deve tener conto delle tematiche ambientali in cui vengono ospitati. Non viceversa. In fondo, all'Orto Botanico Città Studi, possono suonare tutti, purché tengano conto della particolarità del luogo e delle sue regole.

AAJ: Come ti relazioni con il territorio?

E.S.: I principali soggetti del quartiere sono entrati nel partenariato di Area Musica. Questo offre un'opportunità di comunicazione delle nostre iniziative e di valorizzazione della programmazione. Sono coinvolti tutti i principali enti sovventori pubblici, le cui politiche di marketing territoriale trovano rispondenza nelle tematiche di Area Musica Estate

AAJ: Qual è il segno più tangibile che il festival lascia sul territorio?

E.S.: Area Musica Estate è una delle risposte -non certo la sola -per reagire al degrado dei quartieri periferici. Il pubblico del quartiere, e più in generale della città, si riconosce in un evento annuale che valorizza il contesto in cui risiedono

AAJ: Quali sono le maggiori difficoltà con cui ti devi confrontare nell'organizzazione del festival?

E.S.: Essendo una manifestazione complessa, pensata su più livelli di interesse e per di più in una grande città come Milano, ci misuriamo con la dispersione dell'attenzione del pubblico e dei media, che trovano nella grande e differenziata offerta di spettacolo cittadino, numerose e valide alternative. Molto difficile è anche il reperimento dei fondi la cui ricerca è ristretta ad un contesto ormai saturo di proposte

AAJ: Indicativamente, che budget ha Area Musica Estate? E che percentuale è allocata direttamente ai musicisti?

E.S.: Il budget è circa duecentomila euro, di cui il 37% viene speso in cachet e compensi per gli artisti

AAJ: Riguardo ai partner organizzativi e finanziari, istituzioni pubbliche o sponsor privati, cosa è cambiato nel tempo?

E.S.: Più regole da seguire e molto più stringenti rispetto a solo cinque anni fa. I tempi di ricerca sono molto più lunghi rispetto al passato e i tempi di erogazione dei contributi rischiano di diventare insopportabili dal punto di vista finanziario

AAJ: Ci racconti un episodio particolare accaduto nelle passate edizioni?

E.S.: In questo momento, mi viene in mente soltanto il patema legato al tempo. Se piove, si butta via il lavoro di un anno. Ricordo nel 2009 una nuvola nera sul concerto di Trilok Gurtu e una minaccia di temporale molto concreta. Abbiamo rischiato lo stesso di fare il concerto e abbiamo appreso che a dieci chilometri di distanza la grandine aveva fatto dei danni terribili. Non so come ce la siamo cavata... Ma all'inizio del concerto splendeva la luna!

AAJ: Quali sono i festival, nazionali o internazionali, che ammiri?

E.S.: Sono uno spettatore del Festival Jazz à la Villette di Parigi, non solo per la qualità dei concerti ma per la sua realizzazione nel Quartiere della Villette -la Cité de la Musique -a cui Area Musica si è ispirata. Ho amato molto frequentare il Torino Jazz Festival per il legame che aveva saputo creare fra gli artisti e una città come Torino la quale, seppure un po' più piccola di Milano, presenta le stesse problematiche di coesistenza fra le esigenze della programmazione e un contesto territoriale complicato

AAJ: Una volta iniziato il festival, riesci a goderti i concerti che hai organizzato come uno spettatore comune?

E.S.: Mai.

Foto: Roberto Cifarelli

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