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Alessandro Lanzoni Trio & Ben Wendel
Alessandro Lanzoni Trio & Ben Wendel
Circolo ARCI Il Girone
Girone Jazz
11.05.16
In apertura della rassegna Girone Jazz e di un mini tour attraverso l'Italia, fresco di uscita del suo primo album per piano solo, Alessandro Lanzoni ha presentato il suo ormai ben rodato trio con Matteo Bortone al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria, stavolta però con un ospite poco più che occasionale (per ora, ma i presupposti per una collaborazione stabile ci sono tutti): il multistrumentista canadese (di nascita, ma statunitense di adozione) Ben Wendel, qui impegnato esclusivamente al sax tenore.
L'occasione era già in partenza molto stimolante, anche in considerazione del fatto che il trio di Lanzoni veniva dall'esperienza discografica di Seldom, nella quale un ospite come Ralph Alessi lo aveva condotto su territori un po' più astratti rispetto alle prove precedenti: osservarne la risposta e il cambiamento con questo nuovo ospite si preannunciava assai interessante.
Di fatto, però, la cosa è andata aldilà delle aspettative, da un lato perché Wendel si è dimostrato un tenorista alquanto originale e personale, dall'altro perché il trio si è prontamente adattato alle sue caratteristiche, mutando ampiamente pelle rispetto al lavoro discografico dello scorso anno.
Wendel ha mostrato un suono straordinariamente morbido, un taglio interpretativo da narratore di ballads e un fraseggio fluidamente discontinuo che ricorda in qualche modo lo stile di Lee Konitz, adattato al sax tenore; tali caratteristiche hanno trasportato il trio del pianista fiorentino maggiormente verso la dimensione mainstream, sebbene con coloriture assai particolari, vuoi per la personalità di Wendel -del tutto fuori da schemi riconoscibili e molto moderno, pur con il suo retaggio -vuoi per quella dello stesso trio.
Al rischio di eccedere nelle atmosfere da ballad hanno infatti ovviato da un lato Lanzoni -che alla tastiera ha casellato assoli assai complessi, con aperture che spaziano fino alla classica contemporanea -e soprattutto Morello -il cui drumming è apparso cresciuto per varietà, intensità e personalità, facendolo sovente intervenire in modo piacevolmente stridente rispetto al clima di fondo.
In una scaletta che includeva brani originali, di Lanzoni e Wendel, più qualche standard, va osservato come la coesione e l'originalità siano cresciute progressivamente nell'ora di musica, rendendo la formazione sempre più convincentedato incoraggiante e intrigante, visto che si trattava del suo primo concerto.
Foto Giampaolo Becherini
Circolo ARCI Il Girone
Girone Jazz
11.05.16
In apertura della rassegna Girone Jazz e di un mini tour attraverso l'Italia, fresco di uscita del suo primo album per piano solo, Alessandro Lanzoni ha presentato il suo ormai ben rodato trio con Matteo Bortone al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria, stavolta però con un ospite poco più che occasionale (per ora, ma i presupposti per una collaborazione stabile ci sono tutti): il multistrumentista canadese (di nascita, ma statunitense di adozione) Ben Wendel, qui impegnato esclusivamente al sax tenore.
L'occasione era già in partenza molto stimolante, anche in considerazione del fatto che il trio di Lanzoni veniva dall'esperienza discografica di Seldom, nella quale un ospite come Ralph Alessi lo aveva condotto su territori un po' più astratti rispetto alle prove precedenti: osservarne la risposta e il cambiamento con questo nuovo ospite si preannunciava assai interessante.
Di fatto, però, la cosa è andata aldilà delle aspettative, da un lato perché Wendel si è dimostrato un tenorista alquanto originale e personale, dall'altro perché il trio si è prontamente adattato alle sue caratteristiche, mutando ampiamente pelle rispetto al lavoro discografico dello scorso anno.
Wendel ha mostrato un suono straordinariamente morbido, un taglio interpretativo da narratore di ballads e un fraseggio fluidamente discontinuo che ricorda in qualche modo lo stile di Lee Konitz, adattato al sax tenore; tali caratteristiche hanno trasportato il trio del pianista fiorentino maggiormente verso la dimensione mainstream, sebbene con coloriture assai particolari, vuoi per la personalità di Wendel -del tutto fuori da schemi riconoscibili e molto moderno, pur con il suo retaggio -vuoi per quella dello stesso trio.
Al rischio di eccedere nelle atmosfere da ballad hanno infatti ovviato da un lato Lanzoni -che alla tastiera ha casellato assoli assai complessi, con aperture che spaziano fino alla classica contemporanea -e soprattutto Morello -il cui drumming è apparso cresciuto per varietà, intensità e personalità, facendolo sovente intervenire in modo piacevolmente stridente rispetto al clima di fondo.
In una scaletta che includeva brani originali, di Lanzoni e Wendel, più qualche standard, va osservato come la coesione e l'originalità siano cresciute progressivamente nell'ora di musica, rendendo la formazione sempre più convincentedato incoraggiante e intrigante, visto che si trattava del suo primo concerto.
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