Californiano, sessantotto anni appena compiuti, una discografia abbastanza smisurata (a suo nome come a fianco di svariati grandi del jazz, oltre a Frank Zappa, e soprattutto a tante voci, da Al Jarreau a Peggy Lee, da Anita O'Day a Frank Sinatra, a Sarah Vaughan), Bill Mays era forse il partner ideale per questo nuovo capitolo della saga woodsiana, entro la quale i lavori in duo iniziano a essere parecchi (questo è del settembre 2010). Woods, ottant'anni compiuti in novembre, vi cavalca nove songs (due suoi) in estrema souplesse (che non significa assenza di tensione), in un clima rotondo e di grande nitidezza timbrica e dialogica.
Ovunque regna una logica stringente, col gioco a incastro delle due voci che funziona egregiamente, anche se sarebbe improprio attendersi da un disco del genere delle sorprese, dei colpi d'ala imprevisti, delle soluzioni men che rassicuranti. Ogni frase, ogni scambio, possiede una sua consequenzialità assoluta, con tanta classe e poche scintille. Nelle ballad non si scade (quasi) mai nel facile languore, sui tempi mossi ogni nota, ogni accento è al suo posto, spesso nel segno di un'apprezzabile vivacità che di rado cede il passo a una qualche meccanicità. Del resto pressoché inevitabile.
Visita i siti di Phil Woods e Bill Mays.
Track Listing
01. All This and Heaven Too; 02. Blues for Lopes; 03. Danielle; 04. Do I Love You?; 05. Hank Jones; 06. I'm All Smiles; 07. How Long Has This Been Going On?;
08. The Best Thing for You Would Be Me; 09. Our Waltz.
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