Un malese, un tedesco e due statunitensi compongono questo ragguardevole quartetto d'archi, di conformazione classica ma con precisi intenti di gestione totale della musica suonata. Tutti i brani compresi in questo CD sono infatti a firma dei membri dell'ensemble, a partire dalla titletrack, che lo apre, mettendo immediatamente in evidenza belle timbriche e relative dinamiche, vive, chiare, laddove il successivo "Ceili" assume un tono più composto e meno incentrato sulla coralità.
Si prosegue così, fra pizzicati e archettati, in "Racing Mind" (non solo qui, ovviamente), si direbbe non senza più o meno episodiche cadenze improvvisate, fino all'attacco, veemente, molto "contemporaneo," di "Spidey Falls!," con successivi giochi percussivi sulle casse degli strumenti.
Segue la suite che completa il lavoro (anche se non è ben chiaro se le ultime due tracce ne facciano parte oppure no: la grafica di copertina lo suggerirebbe, la precedente numerazione in numeri romani, poi abbandonata, e lo stesso svolgersi degli episodi, meno), a ribadire concetti già espressi nei brani d'apertura, fra momenti più quieti, compassati, e altri, fisiologicamente, più vivi, mossi, in una del resto ovvia alternanza di umori che il concetto stesso di suite si porta appresso.
Track Listing
Paths Become Lines; Ceili; Racing Mind; Spidey Falls!; String Quartet No 4 Op. 44
The Wallheim Quartet (I / II Shir La Shalom / III / IV Presto / Get In Line / Heal).
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o