Daï Fujikura: Pascal Gallois conducts Prague Modern
Nato a Osaka nel 1977, Daï Fujikura si trasferisce a Londra quindicenne con l'intento di specializzarsi nella composizione per il cinema. Nella capitale inglese viene però a contatto con la grande musica contemporaneaBoulez, che diventerà poi un suo convinto estimatore, e Ligeti su tuttie decide di ampliare i propri orizzonti. Va a Darmstadt e approfondisce lo studio della musica popolare giapponese, immettendo i vari input che alimentano il suo apprendistato conoscitivo e creativo in una scrittura che li tenga nella giusta considerazione, sempre conservando una particolare attenzione per la visualità e la spazialità commista al suono, e imponendosi via via come una delle giovani voci più interessanti della nuova scena contemporanea.
In questo album convergono cinque partiture per diversi organici composte fra il 2003 e il 2011 e incise nel maggio 2013 a Praga, da dove proviene pure l'ensemble che se ne fa carico sul versante esecutivo. Si parte con un sestetto (oboe, clarinetto, fagotto, piano, violino e viola) timbricamente prezioso, elegante, con dinamiche rilassate ma vive, per proseguire con due pagine per ensemble allargato, nel primo caso ("Vanishing Point") a quattordici elementi, di tenore e riuscita analoghi al brano d'avvio (con qualcosa di Boulez), fra suono, mezzosuono e silenzio in invidiabile equilibrio (e finale quasi impetuoso), nel secondo ("Fifth Station") a dieci, in pratica un doppio quintetto, fiati più archi, con un minimalismo alternato a chiazze sonore anche veementi, il tutto, peraltro, senza sbocchi sufficientemente apprezzabili, anzi con una ripetitività piuttosto insistita (anche a causa dell'eccessiva durata).
Si risale col successivo "Grasping," per orchestra d'archi, capace di non scivolare mai sulla classica buccia di banana della mielosità, della melensaggine, sempre in agguato in contesti del genere, e anzi innervato da una tensione costante. Chiude la pagina più avanzata (ma non per questo sempre debitamente risolta, con la sua spazialità fin troppo dilatata, esangue), "Calling," per fagotto solo, suonato da Pascal Gallois, per il resto direttore dell'ensemble.
In questo album convergono cinque partiture per diversi organici composte fra il 2003 e il 2011 e incise nel maggio 2013 a Praga, da dove proviene pure l'ensemble che se ne fa carico sul versante esecutivo. Si parte con un sestetto (oboe, clarinetto, fagotto, piano, violino e viola) timbricamente prezioso, elegante, con dinamiche rilassate ma vive, per proseguire con due pagine per ensemble allargato, nel primo caso ("Vanishing Point") a quattordici elementi, di tenore e riuscita analoghi al brano d'avvio (con qualcosa di Boulez), fra suono, mezzosuono e silenzio in invidiabile equilibrio (e finale quasi impetuoso), nel secondo ("Fifth Station") a dieci, in pratica un doppio quintetto, fiati più archi, con un minimalismo alternato a chiazze sonore anche veementi, il tutto, peraltro, senza sbocchi sufficientemente apprezzabili, anzi con una ripetitività piuttosto insistita (anche a causa dell'eccessiva durata).
Si risale col successivo "Grasping," per orchestra d'archi, capace di non scivolare mai sulla classica buccia di banana della mielosità, della melensaggine, sempre in agguato in contesti del genere, e anzi innervato da una tensione costante. Chiude la pagina più avanzata (ma non per questo sempre debitamente risolta, con la sua spazialità fin troppo dilatata, esangue), "Calling," per fagotto solo, suonato da Pascal Gallois, per il resto direttore dell'ensemble.
Track Listing
Time Unlocked; Vanishing Point; Fifth Station; Grasping; Calling.
Personnel
Pascal Gallois: direzione, fagotto in “Calling”; Prague Modern.
Album information
Title: Pascal Gallois conducts Prague Modern | Year Released: 2014 | Record Label: Stradivarius
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Tags
Daï Fujikura
CD/LP/Track Review
Alberto Bazzurro
Stradivarius
Japan
Osaka
Pascal Gallois conducts Prague Modern