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Jøkleba: Outland

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Jøkleba giunge al quinto capitolo della propria storia approdando finalmente sulle spiagge ECM. Il più imprevedibile dei gruppi della Norvegia contemporanea omaggia il trionfo dell'enfasi elettronica correlando il discorso musicale a quello (citato iconograficamente nel libretto di copertina) del pittore, compositore e scrittore elvetico Adolf Wölfli (1864-1930) che passò oltre metà della propria vita in un ospedale psichiatrico. Il fiume musicale è ricco e minimalista. Parla di colore e pulsione, di collettivo e di ispirazione e sembra voler porre in relazione lo stabile con l'instabile. Come insegnano le note informative del comunicato Ecm che accompagna il lavoro, i titoli di questo Outland pongono riferimenti agli scritti di Sylvia Plath, Laura Restrepo, Sadegh Hedayat, Guy de Maupassant e Ken Kesey, con particolare riferimento alla "descrizione della disintegrazione dell'identità." Ecco, immaginate dunque giustamente una sorta di musica destrutturante e descrittiva di una situazione psichica vicina a ciò che è stato appena citato. Una sorta di "perdita dell'anima" che, "chimicamente" viene tradotta attraverso l'arte musicale.

Un pizzico pretenzioso anche se è vero che qualora i tre baldi protagonisti del progetto (che hanno dato l'incipit del loro cognome al nome di questo gruppo) volessero proprio indagare l'inconscio dell'identità, forse ci hanno preso.

Loro, però. Perché a noi e -credo -all'ascoltatore standard anche delle usuali estetiche ECM, preparati del genere andrebbero propinati a davvero piccole dosi. Su molti farmaci e prodotti farmaceutici è scritto a chiare lettere "usare con cautela." La similitudine calza a pennello per il "prodotto" in questione, partorito dopo un quarto di secolo di esperienza artistica comune. Forse l'approccio alla ECM ha dato idea di "osare" un diverso approccio a quella che potremmo identificare quale una "altra strada" dell'idea dell'improvvisazione. Sicuramente accattivante, l'efficace metodologia del trio colpisce. Il rumore è più vicino al suono soffice e il suono è vicino al rumore soffice. Se è il contrasto che "doveva vincere" allora il discorso si chiude qui. Ma, ripeto e consiglio un'utilizzazione a piccole e austere dosi poiché l'arsenale musicale nascosto qui dentro è davvero immensamente pericoloso.

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