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Nuove vocalist all’orizzonte

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Nuove vocalist crescono. Da qualche anno, sia nel jazz che nella black popular music, sono emerse vocalist di talento, prossime a imporsi negli anni a venire. In questa fase storica di globalizzazione spinta anche il canto jazz è entrato in una dimensione globale. Aumentano le possibilità per tutti di apprendere le forme espressive delle musiche afroamericane e operare eventuali sintesi con le tradizioni d'origine. È un arricchimento per musiche di nicchia come il jazz ma nasconde una perdita identitaria quando l'appeal commerciale dei prodotti si fa elevato.

Le spinte industriali all'omologazione diventano forti e, più che in passato, libera creatività e legami con le tradizioni lasciano il posto a un mega-genere ibridato, in cui galleggiano, in differenti gradazioni, echi di soul, rap, electropop, nu-jazz, rock e quant'altro.

Riprendendo quanto scrivevamo un decennio fa su questo tema, non per questo tutti i prodotti popolari sono automaticamente reificati: come sosteneva anche Richard Middleton ("Studying Popular Music," 1990) la struttura del campo musicale è in rapporto con le strutture del potere ma non è automaticamente determinata da esse. In poche parole, anche se le logiche dell'industria culturale restano invasive, anche oggi è possibile trovare interpreti di valore. Dal mare magnum delle cantanti emergenti abbiamo scelto d'evidenziarne alcune, destinate a brillanti carriere.

Jazz Singers

Nell'arco di un decennio un'ondata di giovani e talentuose vocalist hanno rinnovato l'universo del canto jazz. A Cassandra Wilson, Dianne Reeves, Dee Dee Bridgewater e Sheila Jordan si sono aggiunte Melody Gardot, Kate McGarry, Diana Krall, Luciana Souza e poi Madeleine Peyroux, Roberta Gambarini e Becca Stevens fino all'imporsi dal 2014 di Cecile McLorin Salvant affiancata via via da Cyrille Aimée, Catherine Russell, Lizz Wright, Sara Gazarek, Rene Marie.Più recentemente si sono imposte Sara Serpa, Dominique Eade, Jen Shyu, Camille Bertault e Jazzmeia Horn. Se si riflette sull'appartenenza etnico-culturale di queste ultime (un'afroamericana, tre europee, una taiwanese di seconda generazione) il confronto con le protagoniste del decennio precedente dà la misura dell'internazionalizzazione del canto jazz femminile.

Veronica Swift

È una splendida realtà, molto più di una promessa. Benny Green l'ha definita "Il massimo talento nel campo dello straight-ahead che ho visto emergere in questo secolo. È senza dubbio un'anticipatrice per questa generazione e per quelle che seguiranno. Adotta il linguaggio del be-bop con un fuoco e un'autenticità che non avrei mai immaginato di incontrare in una di 31 anni più giovane." Veronica ha solo 24 anni e la collaborazione col grande pianista svezzato da Betty Carter ha portato all'incisione di Then and Now (Sunnyside 1998), dove la vocalist è presente in cinque dei dodici brani. Con una padronanza sbalorditiva Veronica mostra il suo fulminante scat in pezzi come "Split Kick" e "Humphrey" aggiungendo la sensibilità e la verve di un'Anita O'Day.

L'influenza della grande cantante di Chicago è evidente anche nella padronanza ritmica, nella brillante intonazione e nella varietà cromatica. "Più di ogni altra ho ascoltato Anita O'Day—dice Veronica in un'intervista sul sito del Birdland—perchè il suo incedere è spontaneo. Lei canta senza voler forzare, senza voler far spettacolo ed è sempre molto delicata. Io non cerco di imitarla ma di emularla." Nonostante la giovane età l'esperienza non le manca. La cantante ha inciso altri dischi a partire dall'età di nove anni. Un fatto singolare dovuto a ragioni familiari: la madre è stata una cantante e il padre, Hod O'Brien, un significativo benchè misconosciuto, pianista bop che le ha trasmesso la passione e l'ha accompagnata nei dischi pre-adolescenziali (Veronica's House of Jazz e It's Great to Be Alive).

La piena visibilità è venuta col secondo posto (dietro Jazzmeia Horn) al Thelonious Monk Jazz Competition del 2015, a cui sono seguite l'incisione di Lonely Woman con Emmet Cohen e prestigiose esibizioni con Jon Hendricks, Joe Lovano, Annie Ross e altri grandi.

Dall'aprile 2017 s'esibisce regolarmente al Birdland Jazz Club. Altri album esplicativi del suo talento sono Let's Sail Away (Rupe Media 2017) condiviso col sassofonista Jeff Rupert e l'esplosivo Birdland Big Band Live!.

Artista eclettica e curiosa, Veronica ascolta di tutto (ha dichiarato d'adorare Marilyn Manson) e interpreta con sensibilità le canzoni di Luigi Tenco, cosa ancor più singolare in una cantante americana. Nella bella intervista rilasciata ad Enzo Capua su "Musica Jazz" di gennaio 2019 ha chiarito: "Adoro l'Italia e poi ho avuto delle storie con uomini italiani... Uno di loro, il primo, mi ha fatto conoscere le canzoni di Luigi Tenco . E per un periodo ho anche vissuto in Italia. C'è una malinconia infinita in Tenco che mi attira molto."

Thana Alexa

Come Veronica Swift anche Thana Alexa è dotata di una completa formazione musicale ed usa la voce come uno strumento, bilanciando alte doti tecniche con espressione duttile e raffinatezza interpretativa.
Lo ha dimostrato nel suo rimarchevole debutto Ode to Heroes inciso all'età di 25 anni. Moglie del batterista Antonio Sanchez, Alexa non avrebbe avuto difficoltà ad uscire subito con un nuovo disco, consolidando le ottime accoglienze ricevute; ma da grande perfezionista ha atteso alcuni anni per incidere il secondo progetto, d'imminente pubblicazione col titolo ONA, che in lingua croata significa "Lei."

Thana Alexa Pavelić riflette con sue composizioni sulla figura della donna e sul ruolo svolto nella storia e nel mondo contemporaneo. La musica integra elementi di jazz con soul, elettronica, pop e melodie balcaniche. "Da quando ho pubblicato Ode to Heroes—ha detto in un'intervista—sono cresciuta molto, individualmente e come musicista. Ho avuto grandi esperienze musicali e ascoltato differenti tipi di musica, apprezzando le infinite possibilità di mescolare generi, stili e suoni provenienti da culture diverse e naturalmente usare elettronica e pedali. Ho preso a utilizzare strumenti per loop ed effetti e questo ha mutato il modo in cui scrivo musica ed sviluppo idee."

Nata a New York, Alexa è cresciuta in Croazia dove ha studiato violino. Quando studiava canto jazz alla Rock Academy di Zagabria è stata scoperta dal vibrafonista Bosko Petrovic, che è stato il suo primo mentore e l'ha incoraggiata a proseguire.
Tornata negli Stati Uniti ha frequentato i corsi della New School di New York conseguendo una laurea in Jazz e Musica Contemporanea e una in Psicologia. Frequentando l'ambiente musicale di New York, Alexa ha stabilito collaborazioni significative con i chitarristi Christos Rafalides e Gene Ess (con cui ha poi inciso l'eccellente Eternal Monomyth ) fino a entrare stabilmente nel gruppo Migration di Antonio Sanchez.

Nel suo debutto spicca la creativa reinterpretazione dello shorteriano "Footprints" rinominato "Trace Back Your Footprints" con testo originale e proprio arrangiamento; ed ancora le acrobatiche versioni in scat di "Take Five" e le suadenti (ma per niente scontate) interpretazioni delle sue ballad "When Evening Comes," "Siena" e "M's Lullaby."

Altre cantanti d'impronta jazzistica con qualche anno di esperienza in più, che attendono piena accettazione internazionale sono Krystle Warren, Alicia Olatuja, Sarah Elizabeth Charles, Hilary Gardner, Melissa Stylianou, Chiara Izzi, Elena Cuevas e Camila Meza.

British Soul Singers

Rinnovamenti nel segno del soul e del jazz sono sempre più chiari nel regno di Sua Maestà Elisabetta II. Qualcosa che si distingue dal pop-soul dell'industria discografica londinese e che ha trovato nell'etichetta Jazz Re:freshed il medium d'espressione privilegiato.

Cherise Adams-Burnett

L'emergente più intrigante di oggi è Cherise Adams-Burnett, 23enne giamaicana di seconda generazione che ha catalizzato l'attenzione per la seducente fusione di jazz e soul, evidenziando rispetto per la tradizione e ottime doti vocali e interpretative.
Cherise non ha ancora pubblicato un disco a suo nome ma i lavori con altri gruppi e i concerti che ha dato nei mesi scorsi sono indicativi delle sue doti: in particolare la si può ascoltare col gruppo Trope (Butterflies and Dragons 2015; Trope 5ive , 2017) con cui ha esordito ancora adolescente, e come ospite del Seed Ensemble in Driftglass.

Nata e cresciuta a Luton, 50 chilometri da Londra, Cherise ha iniziato a cantare a 14 anni nel Luton Community Gospel Choir. Grazie alla passione della madre per il soul degli anni sessanta/settanta, è stata influenzata dai grandi esponenti di quel genere e in particolare da Anita Baker. Da lì iniziò a esplorare il mondo delle cantanti jazz. Due anni dopo prese a frequentare le attività del Tomorrow's Warriors, un'organizzazione educativa nata nel 1991 per lo studio e la pratica del jazz. Da lì è passata al Trinity Laban Conservatoire of Music, diplomandosi nel 2017. Da allora le sue esperienza musicali si sono incrementate: ha collaborato con la Nu- Civilisation Orchestra, China Moses, i Jazz Jamaica, il gruppo Funk/R&B Three Step Manoeuvree (Three Step Strut) e s'è esibita da leader alla Royal Albert Hall nell'ambito del London Jazz Festival 2018.

Particolarmente raccomandabile è la collaborazione col Seed Ensemble di Cassie Kinoshi, l'organico più in vista della scena nu-jazz londinese, in brani come "Afronaut" e "Wake (for Grenfell)." Cherise è stata nominata come vocalist emergente per il 2018 al britannico Jazz FM Awards che si pronuncerà il 30 aprile 2019.

Judi Jackson

Altra nomination al citato Jazz FM Awards è quella di Judi Jackson, statunitense di nascita (Roanoke, Virginia) ma da qualche tempo residente a Londra. Il suo ingresso nel mondo musicale internazionale lo si deve a Michael League, il leader di Snarky Puppy, che nel 2013 l'invitò a partecipare all'incisione di Family Dinner vol. 1. Judi aveva 19 anni e studiava ancora al Jefferson Center's Music Lab Program ma la sua versione di "Only Love" (pubblicata tra i bonus del Dvd) colpì nel segno.

Grazie all'influenza familiare, Judi è entrata nel mondo della musica in modo naturale, cantando in chiesa ed esibendosi negli spettacoli scolastici. Un momento significativo è stato l'incontro a 14 anni con Wynton Marsalis nel backstage del Lincoln Center (preparava un articolo per il giornalino scolastico). Wynton le chiese cosa le piacesse e visto il suo interesse per la black music le inviò un pacco di dischi. "Da loro ho imparato moltissimo—ha detto Judi—è stata una grossa fonte della mia cultura musicale. Prendevo appunti su ogni disco, su Fats Waller, Blossom Dearie e sugli album di Marsalis. È stato un vero punto di svolta per me."
Dopo aver frequentato i corsi di teatro e danza all'University Of Mary Washington in Virginia, a 19 anni s'è trasferita a New York, continuando gli studi e svolgendo nuove esperienze musicali. Altri incontri tra cui quello col suo attuale manager Dan Brown, l'hanno portata a stabilirsi a Londra dove ha inciso l'EP Blame It on My Youth (Not On Label, 2017) prodotto da George Moore. Un percorso di soul contemporaneo con influenze di Amy Winehouse che si apre con un'intima versione dello standard di Levant/Heyman.

Lo scorso ottobre è stato pubblicato Judi Jackson Live In London la registrazione di un concerto del 10 giugno 2018 dato al Theatre Royal Stratford East. Con lei un medio organico comprendente una sezione fiati col trombettista Jay Phelps e tre backing vocals nella classica tradizione soul. Pur con qualche derivazione stilistica da Amy Winehouse, il concerto mette in luce le sue belle risorse timbriche e interpretative in un repertorio variopinto. Dopo la concitata tensione iniziale di "Sinnerman," il successivo "Waves," eseguito col solo sostegno del piano, mostre le sue alte capacità nell'improvvisare lunghe sequenze vocali. Un aspetto che ritroviamo in altri momenti (un esemplare "Thinking") che la vedono spaziare con un melisma inquieto tra l'enfasi del gospel e qualche ambizione sperimentale. Nell'album non mancano contagiosi brani soul come "Take Good Care of Me" e "So Far Gone," sequenze afro ("Lover or Friend"), intense folk ballad ("Hills of Arlington") o eccitanti virate rock-blues ("Thinking," "Be My Friend") che ricordano Janis Joplin.

Erano anni che non emergeva un talento come il suo. Nello scorso mese di novembre Judi Jackson ha dato concerti anche a Milano e Roma.

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