John Coltrane: My Favorite Things: Coltrane at Newport

Si tratta di lavori sui quali è già stato detto molto, la cui relativamente breve distanza temporale contiene in realtà evoluzioni espressive di portata detonante - da A Love Supreme a Ascension, registrata appena prima del secondo Festival. Tra le particolarità da sottolineare, certamente la presenza di Roy Haynes alla batteria nel 1963 [in sostituzione di un Elvin Jones nei guai per problemi di droga] è sempre tra le più interessanti, con il suo drumming asciutto, dritto, così diverso da quello di Jones, ma capace di imprimere una penetrazione straordinaria allo swing del quartetto.

La cosa è particolarmente evidente in "Impressions", con il batterista che incalza il tenore di Coltrane senza tregua, dapprima con il quartetto a pieno organico, poi in un memorabile duetto. Proprio "Impressions" è il brano che riserva in questa nuova ristampa le sorprese più particolari per gli appassionati: rispetto ai quindici minuti della versione edita precedentemente, che iniziava in medias res con Coltrane al tenore, possiamo ora ascoltare il brano per intero, con una breve esposizione del tema al soprano, un tumultuoso solo di McCoy Tyner e un breve passaggio solitario di Jimmy Garrison pesantemente distorto da una serie di disturbi tecnici.

Altro "fuoco" attorno cui ruota il disco sono le due versioni di "My Favorite Things", che, come è facile intuire, sono uno straordinario terreno di confronto per l'evoluzione del pensiero musicale del sassofonista.

Tecnicamente il suono delle due registrazioni è stato reso più brillante rispetto alle precedenti edizioni ed è facile che - vuoi per i pochi minuti inediti, vuoi per ragioni di spazio, vuoi per questa brillantezza sonora - chi già possedeva i due dischi, opti per averli in un unico CD. Per quanto riguarda tutti gli altri, cioè coloro i quali non conoscevano queste registrazioni, l'acquisto è d'obbligo.

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