Dick De Graaf: Moving Target

Fra composizioni più vecchie - "Deka Deka", risalente all'album di esordio del leader del 1986 - ed altre più recenti, il disco sfoggia atmosfere originali che restano nell'ampia scia della strada maestra, pur cercando nuove direzioni, come dimostrano le ben cinque composizioni di quest'album ispirate dalle opere del compositore ungherese Bela Bartok. Un lavoro fatto con molta perizia strumentale dal quartetto e che ravviva con nuova linfa la tradizione di un mainstream che spesso gira e rigira intorno alle medesime idee compositive. E poi qua e là l'uso sapiente degli strumenti elettrici, il Fender Rhodes ed il basso elettrico, che aggiungono colori più accesi senza intaccare la matrice europea del disco.

La title-track rappresenta la visione della vita dell'esperto leader, i bersagli mobili di cui parla sfuggono a qualunque classificazione: lui guarda in avanti e non si lascia ingabbiare da alcuna moda o stile, preferendo un approccio più eclettico alla materia musicale. Le sue radici stanno al di qua dell'Atlantico, ma la sua conoscenza del jazz è fuori discussione. Lo si ascolti negli assoli di tutto rispetto che dispensa lungo l'intero disco, insieme ad una ritmica in cui si distingue il batterista Pascal Vermeer, un vero talento che aggiunge tanti ritmi senza lasciare spazi vuoti, ma lo fa con gusto e perizia senza imitare i modelli americani.

La visione compositiva del leader è ben resa in pratica, con la scoperta di un suono che si muove all'interno di coordinate europee in esecuzioni deliziose. Senza troppi romanticismi, asciutto, sincero, il CD rifiuta formule di facile presa puntando ad un pubblico più smaliziato.

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