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Michel Reis il Questionario di Proust

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All About Jazz Italia: Il tratto principale della mia musica.
Michel Reis: Cerco di fare una musica che sia piuttosto melodica e con armonie ricche. Cerco di avere delle idee precise, ma di lasciare comunque ai miei musicisti molta libertà di esprimersi. Quando suoniamo dal vivo abbiamo anche dei momenti veramente free. Un po' meno su disco. In generale, la mia musica cerca di essere elegiaca e di raccontare delle storie, ma anche di essere interpretata sul momento, da cui il titolo del mio ultimo album Capturing This Moment.

AAJI: La qualità che desidero nei musicisti che suonano con me.
M.R.: Cerco di circondarmi di musicisti con una forte personalità, ma che rispettino e comprendano la musica che propongo loro

AAJI: Come musicista, il momento in cui sono stato più felice.
M.R.: Finché posso esibirmi sul palco, e realizzare nuovi progetti con gente interessante, sono felice.

AAJI: Come musicista, il mio principale difetto.
M.R.: Pensare troppo al futuro, e non essere sufficientemente dentro il presente.

AAJI: La mia più grande paura quando suono.
M.R.: Che i musicisti con cui sto suonando si annoino con me sul palco.

AAJI: Sogno di suonare.
M.R.: Il più possibile. In quanto musicista, devo suonare, è come l'ossigeno. In quanto compositore, desidero che le mie composizioni vengano eseguite davanti ad un pubblico, o almeno che queste opere siano presentate, in un modo o nell'altro.

AAJI: La mia fonte di ispirazione.
M.R.: Quasi tutto. Viaggio molto, questo mi dà ispirazione. La letteratura, i film... Ma soprattutto le persone che incontro durante le tournée, i viaggi...

AAJI: I miei musicisti preferiti.
M.R.: Difficile da dire, ce ne sono molti. A parte quelli che si citano sempre nel jazz, Miles Davis, Duke Ellington, John Coltrane, Keith Jarrett, Bill Evans... amo molto il lavoro di Ralph Towner e di Egberto Gismonti. Ma ascolto molto anche compositori come Charles Ives, Gustav Holst, Maurice Ravel, Claude Debussy... La lista è lunga

AAJI: I miei dischi da isola deserta
M.R.: Infancia di Egberto Gismonti, A Love Supreme di John Coltrane, i quartetti (americano ed europeo) di Keith Jarrett, Miles Davis degli anni '60...

AAJI: La canzone che fischio sotto la doccia.
M.R.: "7 Anéis" di Egberto Gismonti.

AAJI: I miei pittori preferiti.
M.R.: Picasso, Matisse, Ernst Ludwig Kirchner...

AAJI: I miei film preferiti.
M.R.: "Nuovo Cinema Paradiso," "Laura," "Vertigo," "Primavera Estate Autunno Inverno... E Ancora Primavera."

AAJI: I miei scrittori preferiti.
M.R.: In questo momento sto leggendo molto le opere di Philip Roth e di Haruki Murakami.

AAJI: La mia occupazione preferita.
M.R.: Comporre musica, leggere, viaggiare in paesi in cui non sono mai stato prima.

AAJI: Il dono di natura che vorrei avere.
M.R.: Avere più pazienza.

AAJI: Nella musica, la cosa che detesto di più.
M.R.: Quando c'è un brutto suono sul palco.

AAJI: Gli errori musicali che mi ispirano maggiore indulgenza.
M.R.: Pensare troppo quando si suona, prendermi troppo sul serio. La musica deve sempre essere naturale.

AAJI: Il pezzo che vorrei venisse suonato al mio funerale.
M.R.: Il secondo movimento del Concerto in Sol per pianoforte di Maurice Ravel, o il secondo movimento del Concerto nr. 23 per pianoforte di Wolfgang Amadeus Mozart.

AAJI: Lo stato attuale della mia attività musicale.
M.R.: Sto lavorando ad un nuovo disco con il mio trio. Sto cercando di girare il più possibile con il mio quartetto per presentare Capturing This Moment. Ho appena fatto una tournée in Giappone, e mi piacerebbe molto fare più cose con i miei buoni amici musicisti giapponesi. Abbiamo in programma una registrazione. Ed ho anche un nuovo progetto, in cui ho arrangiato le opere di Maurice Ravel. È con dei musicisti parigini, e l'anno prossimo vorremmo registrarlo. Mi piacerebbe anche lavorare un po' di più in solo.

AAJI: Il mio motto.
M.R.: Continuare sempre, senza fermarsi, e rinnovarsi musicalmente nel corso degli anni, senza perdere un certo filo conduttore. Essere onesti con se stessi ed il pubblico, sia come artista che come essere umano.

Foto
Marlene Soares

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