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Mario Biondi al Jazz Cafe di Londra

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Diario di viaggio di Mario Biondi

All'aeroporto di Sabato e di prima mattina può sembrare pesante se non addirittura poco piacevole; soprattutto quando si lavora spesso fino a notte fonda… Per fortuna non ieri.

Infatti oggi Sabato 27 Gennaio 2007 mi sento carico, mi sento bene. Ci credo: sto per volare a Londra per suonare ad un tempio della musica: il Jazz Cafè.

Comincia ad insinuarsi il sospetto che le cose stiano andando per un verso molto giusto.

Lunedì (21 Gennaio) ho ricevuto il Disco d'Oro italiano per il mio album ed ora vado a presentarlo a Londra su un palco di tutto rispetto: right on boy!

La comitiva di viaggio è allegra e contribuisce a tenere l'atmosfera serena come la condizione meteorologica alla partenza… Si ride, si scherza in tono molto familiare con i miei compagni di viaggio, ed è già ora di imbarcarsi.

Il volo è in orario, e tutto sembra svolgersi come da programma. A parte I miei discografici, Luciano e Davide ci sono 3 membri della mia band, gli altri ci raggiungono a Londra direttamente da Roma. In più ci sono il fotografo con sua moglie (cantante ed artista brasiliana), i musicisti dell'altra band Schema che suonerà: gli Invisibile Session. Autori di un album straordinariamente bello.

All'arrivo pare filare tutto liscio, le macchine sono pronte per portarci all'albergo di Camden, dove alloggeremo vicino al locale. Succede allora uno spiacevole inconveniente di percorso che coinvolge la vocalist degli Invisible Session, nonché mia amica, Wendy. La quale per motivi burocratici viene fermata dall'ufficio immigrazione britannico, che a sua volta molto severamente la rimanderà in Italia. Ovviamente resto dispiaciuto per lei vengo però subito catturato dal fascino British tutto intorno.

E quando arrivo a Camden, quartiere giovane, effervescente, è un vivace pomeriggio di mercato e vengo subito contagiato da questa energia.

Più mi avventuro per il quartiere più mi sento carico per il mio debutto.

Già... chi l'avrebbe mai detto che sarei finito qua. Sicuro, ci avevo pensato e lo avevo sperato, ma adesso che ci sono penso solo a concentrarmi per dare il Massimo stasera.

Dopo un po' di riposo in hotel arriva presto l'ora del mio sound-check.

Si va.

Il primo assaggio del Jazz Cafè mi presenta un locale scarno, ma dove tutto sembra organizzato bene. Così, rapidamente i suoni vengono aggiustati per rendere al meglio stasera e tra me e gli High Five oramai basta guardarsi per capirsi, senza neanche spiegarsi più di tanto.

Fortunatamente, nonostante il dirottamento dei miei musicisti romani su un altro aeroporto molto distante da Londra, questi ultimi (piano, contrabbasso e batteria) riescono ad arrivare appena in tempo per ultimare il sound-check…

E di nuovo, ridendo e scherzando la cena è servita in camerino. Un tavolo - si fa per dire - circolare, rotondo anche nelle forme e si mangia, non bene per la verità (tanto per non sfatare il luogo comune secondo cui in Inghilterra si mangia male).

Ma il servizio è accogliente, le birre non mancano (anzi quando mancano le riportano) e dunque si riesce a mettere un pò di carburante in corpo per dare il meglio in serata.

Ore 20,30 comincia la musica.

Salgono The Invisible Session, in versione strumentale e si diffonde il Jazz nel locale. Di sotto si sta in piedi, l'impressione è che ci siano molti italiani. Di sopra invece c'è chi mangia; soprattutto londinesi. Sia su che giù l'impressione è che ci sia molta attenzione per la musica… Benone!

Comincio a sentire un po' di emozione. Mi gusto mezz'oretta del set degli Invisibile ed è ora di cambiarmi. Mi metto il vestito e mi sento pronto, ancora più jazzy di prima.

Ora è tempo di affiatarsi con la band, ma i minuti scorrono via veloci e provo a trovare qualche attimo di concentrazione. Poi alle dieci meno un quarto ora locale ci chiamano…anzi ci annunciano in pompa magna. Spiegando del disco d'oro che ho ricevuto, credo per stuzzicare la platea. Ora è il momento della band per riceverlo. Glielo porgo, ma tagliamo subito corto e attacchiamo la musica. Certo l'emozione era forte, e non mi veniva da parlar tanto… ma ci siamo concentrati sul sound ed io in particolare sul canto e l'interpretazione. Mi ha stupito che pur non conoscendoci ci abbiano seguito così attenti… partecipativi.

Ed infatti anch'io a metà concerto mi sono sciolto per interagire un po' di più col pubblico. A quanto pare, e non solo dal palco, il pubblico sia di italiani che di inglesi ha gradito e quindi partecipato. Chi ballando, chi cantando il refrain di "This Is What You Are", chi semplicemente seguendo la novità che eravamo.

La sensazione è stata appagante, ed ho capito una volta di più come la musica che eseguo, il Jazz contaminato dal Soul con Rhythm and Blues, sia un vero linguaggio internazionale.

Del dopo non ricordo gran che… certo i complimenti di tutti sì, con piacere… sconosciuti del pubblico; amici nel pubblico; inglesi; italiani… chiunque. Difatti siam tornati sul palco per il bis di "This Is What You Are".

Dopo, cambiandomi in camerino, ho realizzato quanti grandissimi autori di Jazz, Soul, Funk and Blues hanno solcato lo stesso palco su cui sono salito… In quel momento ho sentito davvero dei brividi. Il giorno dopo era il mio compleanno e si ripartiva.

Quasi avevo voglia di suonare di nuovo la sera. A parte il giallo del Disco d'Oro che sembrava scomparso ed invece era solamente stato lasciato negli uffici del locale, è stato un rientro tranquillo. Non vedo l'ora di tornare a cantare a Londra.

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Foto di Roberto Cifarelli. Un diario fotografico di questo viaggio londinese di Mario Biondi si trova nella galleria immagini


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