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Marco Pesatori, sotto le stelle del jazz

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L’astrologia è jazz… l'astrologo improvvisa, in una interpretazione che ti legge il cuore e l'anima e ti riporta a te, come succede proprio con il jazz
—Marco Pesatori
Marco Pesatori è un noto astrologo italiano e un intellettuale eclettico. Scrittore, laureato in Storia della critica d'arte con una tesi sul movimento Dada, è stato collaboratore di Gianni Sassi nella Cooperativa Intrapresa, un laboratorio che influenzò profondamente la cultura e l'industria discografica italiana ed europea a cavallo tra gli anni '70 e '80. Nel suo primo romanzo "Il Trigono del Sole" (Feltrinelli), Pesatori narra la Milano degli anni tra il 1973 e il 1977 con lo sguardo di un giovane poeta visionario e rivela la sua grande passione per il jazz. In un'intervista per All About Jazz racconta gli incontri con musicisti straordinari che sarebbero poi stati decisivi per la sua formazione e svela le sorprendenti relazioni tra jazz e zodiaco...

All About Jazz: Ne "Il Trigono del Sole," il tuo primo romanzo pubblicato da Feltrinelli lo scorso ottobre 2016 e già best seller di successo, racconti la tua Milano degli anni '70 con un "incalzante ritmo di jazz." Il jazz è molto presente, tra quelle pagine e, da sempre, nei tuoi personali ascolti. Che rapporto hai con questo genere musicale?

Marco Pesatori: Incontro il jazz fin da ragazzino, nel 1967, quando avevo quattordici anni e in quell'estate inizia il lungo infinito ascolto dei dischi di jazz che ancora non è terminato, soprattutto nelle estati a Urbania con decine e decine di long—playing che il nostro gruppo acquistava -ora l'uno ora l'altro -anche grazie ad alcuni amici veri collezionisti (e suonatori) che erano già a loro volta amici di famosi jazzisti, ad esempio Paul Gonsalves dell'orchestra di Duke Ellington, Don Byas, Don Moye o Kenny Wheeler. Io pensavo al jazz anche in relazione alla poesia, in un connubio che negli Stati Uniti andava già avanti da qualche tempo e proprio lì a quindici-sedici anni ecco i primi dischi acquistati da me stesso risparmiando col sudore i pochissimi soldini (L'ascenseur pour l'echafaud di Miles Davis, Undecided di Earl Hines, Chet Baker in Milan edizione Joker, New York Contemporary Five con Archie Shepp)... estati di sole, jazz soprattutto free, e amori, che saranno i protagonisti del nuovo romanzo dopo "Il Trigono del Sole," che ancora devo iniziare ma ho già tutto in testa, nel sangue, nei pori, sotto i piedi e anche altrove... nella mente.

AAJ: In particolare ne "Il Trigono del Sole" racconti di una cena silenziosa ai tavoli del Capolinea, il tempio del jazz milanese di quegli anni, con Sun Ra, che, dopo un incrocio di sguardi, ti ha rivelato la sua misteriosa data di nascita. Com'è andato quell'incontro?

MP: L'incontro con Sun Ra al Capolinea è stato appunto un caso, non mi ricordo bene l'anno, ma siamo tra '74 e '77 e lui girava con tutta quella sua meravigliosa banda che poi era una comune colorata e fantastica e sentirlo dal vivo era una cosa speciale (mi ricordo tra gli altri di un concerto indimenticabile al Cinema Orfeo a Porta Ticinese), ma in preda alla tristezza io capito al Capolinea da solo molto prima dell'ora di cena e lui tutto solo sta gustandosi immerso nell'aura dorata della sua personalità extraterrestre un brodino o un minestrone e io, con una faccia tosta che raramente ho, mi siedo al suo tavolo e senza mai guardarlo ordino un primo a qualcuno della famiglia Vanni, che allora portava avanti quel posto strepitoso che poteva esistere solo negli anni Settanta. Mi servono un piatto di tortelli al burro o qualcosa del genere e io non alzo mai gli occhi, come se lui non esistesse e dopo mezzora di quella solfa finta—tutti e due con gli occhi bassi che parlavamo e conversavamo l'uno con l'altro senza guardarci e senza dire una parola, solo col corpo astrale- -nello stesso istante alziamo tutti e due gli occhi e ci mettiamo a ridere e prima di salutarlo gli allungo un biglietto e gli dico che sono un poeta astrologo italiano e lui mi scrive la sua data di nascita e mi fa l'autografo sotto... e chissà dov'è adesso, in qualche cassa o scatola di cartone per le varie case che ho sparse sul pianeta (una sola è mia), insieme a quelli di Miles Davis, Charles Mingus, Jimmy Owens, Dizzy Gillespie, Cecil Taylor e decine di altri e prima di morire—tra una quarantina d'anni—voglio scartabellare tutti i quaderni e i fogli e tirarli fuori tutti e inquadrarli come dio comanda.

AAJ: E l'incontro con John Cage?

MP: Con Cage ero più grande, diciamo un cinque-sei anni dopo, dato che lavoravo con Gianni Sassi che aveva creato l'etichetta Cramps che pubblicava Cage e quindi è successo più di una volta di avere a che fare con lui, che era una luce sorridente, lenta dolce e silenziosa, in una Milano in cui era ancora possibile avere idee folli per la testa e realizzarle.

AAJ: Com'era la scena del jazz in quel periodo a Milano e quali sono stati i concerti o gli incontri con musicisti di jazz che ricordi?

MP: Non posso ricordarmi tutti i concerti, perché in quel periodo che va tra il 1968 e il 1978 avrò assistito a un centinaio di concerti... di tutti i grandi, tranne Coltrane che non ho mai visto... nominarli tutti sarebbe impossibile, mi limito a dirtene tre tra quelli che mi sono rimasti impressi in modo indelebile: Charlie Mingus al Lirico e al Castello Sforzesco (ho un aneddoto fantastico con Mingus -io ero con Arrigo Polillo, direttore di Musica Jazz -che ho scritto nel mio libro "Astrologia per Intellettuali"). La serata nella rassegna del Teatro Lirico del 1969 con il quintetto o sestetto di Miles Davis con Dave Holland, Tony Williams (o forse alla batteria c'era Jack DeJohnnetteAr quella sera) e il grande Wayne Shorter e nella stessa serata la grande orchestra di Gillespie con James Moody e Jimmi Owens che suonava anche con Archie Shepp e ho anche le foto fatte da me... con Davis in pantaloni di pelle di serpente verdi e camiciona bianca. Al pianoforte c'era Chick Corea una goduria, noi ragazzini felici come se avessimo conquistato la Bardot, e dopo li aspettavamo dietro al Lirico, in via Paolo da Cannobbio e si cercava di stare insieme a loro fino all'alba, qualche volta era possibile.

AAJ: Hai lavorato per diversi anni con Gianni Sassi, imprenditore visionario e produttore discografico di musicisti come Area, Finardi, Battiato, Skiantos e molti altri. Cosa ricordi di quell'esperienza?

MP: L'esperienza con Sassi è stata la formazione più importante della mia vita fino a quel periodo, diciamo il mio maestro dei 25 anni. Con Sassi sono venuto al mondo, per me lui era un fratello maggiore, un padre, mi voleva molto bene, avevamo una meravigliosa sintonia di cuori. Io ero un ragazzino timido e lui probabilmente vedeva in me quello che lui era stato una quindicina di anni prima. Attraverso Gianni Sassi ho avuto la possibilità di conoscere personaggi meravigliosi dell'arte, della musica e della letteratura, soprattutto i poeti. Il racconto di quel periodo è una parte importante del mio romanzo "Il Trigono del Sole."

AAJ: Molti jazzisti hanno inserito riferimenti astrologici nei loro brani ed album (da "Fifth House" di John Coltrane, a Hora-scope di Horace Silver, passando per Capricorn Rising di Don Pullen, Love, Sex and the Zodiac, The Soul Zodiac di Cannonball Adderley, "Gemini" di Jimmy Heath, Pisces di Art Blakey etc.). Credi che esista un legame particolarmente forte tra jazz e astrologia? C'È un brano in particolare, tra quelli che esplorano questo legame, che ti ha colpito?"


MP: L'astrologia è jazz. Il tema natale, lo dice la parola stessa, è un tema su cui l'astrologo improvvisa, in una interpretazione che ti legge il cuore e l'anima e ti riporta a te, come succede proprio con il jazz. È come una liana che ti arriva dritta, tu la prendi al volo e attacchi a volare per la foresta e chi non capisce, chi razionalizza, chi studia troppo, chi non si lascia andare al volo, perde la magia, dimentica l'entanglement con il creato, è meglio che si metta a fare le parole crociate al parco Ravizza in attesa che ripassi la primavera. A proposito di jazz e astrologia, Mary Lou Williams, grande pianista, era anche una eccellente astrologa, me lo hanno detto in parecchi. Sempre a proposito di astrologia ci sono tre brani a cui sono molto legato, del più grande di tutti, Sun Ra, che adesso se lo ascolti è di una attualità totale, "Saturn," "Sun Song" e "Interstellar Low Ways," con cui ho intitolato il capitolo più importante del mio libro "Urano e la Cerimonia del Tè," anche questo edito da Feltrinelli.

AAJ: Un po' di anni fa hai scritto "Sotto il segno del pallone," un libro in cui poni l'astrologia al servizio del calcio e tracci le relazioni virtuose tra segni zodiacali e ruoli calcistici. È possibile fare lo stesso con i musicisti di jazz? Ad esempio, c'è u segno che accomuna sassofonisti, pianisti o trombettisti?

MP: I più grandi sassofonisti sono del segno della Vergine, quando uno ti dice che è della Vergine, anche se è una vecchietta di novant'anni, dalle in mano un sax contralto o un tenore e vedrai. Charlie Parker, Lester Young, John Coltrane, Sonny Rollins, Wayne Shorter, Cannonball Adderley, Art Pepper, John Surman, Gerald Albright, Marion Brown, Dave Liebman, Branford Marsalis, Bennie Maupin e chissà quanti altri, sono tutti della Vergine... Tanti anche dei Pesci, a dire il vero, perché è in tensione con la Vergine opposta, è questo asse sesta-dodicesima casa a creare i sassofonisti. Pensa a Ornette Coleman, a George Coleman, a Jan Garbarek, a Dexter Gordon, Charles Lloyd tutti dei Pesci, e mi fermo qui senza dirti di tutti gli altri strumenti altrimenti scriviamo un trattato!

AAJ:Accanto agli aspetti sociologici e antropologici, c'è una correlazione fra i transiti planetari e il percorso evolutivo del jazz nella seconda metà del '900?

MP: Ho scritto un bel libro su questo che si intitola "Astrologia del Novecento," che tutti i bravi studenti di questa meravigliosa disciplina dovrebbero studiare... si, c'è correlazione precisa... e impressionante, anche se io mi fermo alla metà degli anni settanta...poi il jazz subisce una involuzione spaventosa... con Plutone in Bilancia!

AAJ: Non posso esimermi dal chiederti se è possibile ipotizzare come sarà per il jazz l'anno che verrà o quali sono le tendenze in arrivo per il prossimo futuro.

MP: Il jazz per l'anno che verrà con Giove in Bilancia e Saturno in Sagittario sarà cosmico, elegante, ufologico, extraterrestre, caldo, potente, celeste e celestiale, ininterrotto, finalmente erotico (non c'è più nulla di erotico in giro, è ora di finirla con questa noia mortale), suonato sugli autobus della circonvallazione che al posto della pubblicità delle compagnie telefoniche girano per la città con la foto santificata di Sun Ra lungo tutto la fiancata... voilà!

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