Home » Articoli » Live Review » Manu Katché Quartet al Bari in Jazz 2015
Manu Katché Quartet al Bari in Jazz 2015
Bari in Jazz
Arena della Pace
25.05.2015
Doppio concerto per il settimo appuntamento dell'undicesima edizione di Bari in Jazz consumatosi giovedì 25 all'interno dell'anfiteatro arena della pace di Baricon il quartetto tutto pugliese del giovane sassofonista Mike Rubini prima e con il gruppo del batterista Manu Katché poi.
L'ensemble levantino ha eseguito alcune composizioni originali e un serie di studi e variazioni sul celebre standard "All the Things You Are," dimostrando di possedere buona padronanza lessicale dell'universo boppistico.
A catalizzare l'interesse della platea è stata, tuttavia, la performance di Manu Katche e del suo gruppo. Il quartetto guidato dal musicista francese ha proposto il repertorio dell'ultimo disco, Live in Concert, uscito per la Act Music nel 2014.
Noto al grande pubblico per essere -o essere statoil batterista di eccellenti musicisti pop del livello di Peter Gabriel, Sting e Pino Daniele, il cinquantasettenne percussionista di origine ivoriana, ma parigino d'adozione, si è espresso senza mai sovrastare, o peggio, invadere gli spazi d'insieme, favorendo anzi una visione corale all'interno di una cornice sonora determinata dalla presenza di tromba (Luca Aquino), sassofoni sopranino e tenore, elettronica (Tore Brunborg) e pianoforte ed hammond (Jimmy Watson).
Dotato di una tecnica ecellente e di un controllo espressivo notevole, Katché ha saputo non abusare delle sue capacità mettendole al servizio di una riuscita miscela musicale che, pur scaturendo da una forte matrice funk e a tratti smooth jazz, prevedeva la presenza di discrete incursioni in ambiti postboppistici e perfino reggae. Su tutto è prevalsa una profonda partecipazione al progetto da parte dei musicisti, che si è tradotta in intesa perfetta. Grazie all'ottimo interplay si son potute apprezzare le notevoli escursioni dinamichegestite con garbo e maestriache hanno aggiunto valore e interesse alla musica.
La mancanza del basso (o contrabbasso)il cui ruolo è stato perfettamente sostituito di volta in volta dalle linee dell'organo hammond, del pianoforte o dell'elettronica non ha avuto affatto ricadute sul groove, che anzi è sempre stato decisamente rilassato, pungente e accattivante, grazie soprattutto al drumming di Katché, che ha guidato con mano ferma i branitutti originalidel repertorio della serata.
Ad eccezione di Aquino che si è mosso utilizzando un approccio umorale, lessicalmente poco mainstream e meno ancora postboppistico, incentrato sostanzialmente sul suono (vellutato, incisivo e apparentemente etereo) e su un fraseggio poco incline all'uso di patternsla band di Katché è sembrata convincente ma convenzionale.
Nell'insieme il sound è risultato di stampo americano, con temporanee comparse di elementi in corsa centrifuga verso ambienti sonori che si potrebbero definire spiccatamente europei, grazie proprio alle note che scaturivano dalla tromba di Aquino.
Arena della Pace
25.05.2015
Doppio concerto per il settimo appuntamento dell'undicesima edizione di Bari in Jazz consumatosi giovedì 25 all'interno dell'anfiteatro arena della pace di Baricon il quartetto tutto pugliese del giovane sassofonista Mike Rubini prima e con il gruppo del batterista Manu Katché poi.
L'ensemble levantino ha eseguito alcune composizioni originali e un serie di studi e variazioni sul celebre standard "All the Things You Are," dimostrando di possedere buona padronanza lessicale dell'universo boppistico.
A catalizzare l'interesse della platea è stata, tuttavia, la performance di Manu Katche e del suo gruppo. Il quartetto guidato dal musicista francese ha proposto il repertorio dell'ultimo disco, Live in Concert, uscito per la Act Music nel 2014.
Noto al grande pubblico per essere -o essere statoil batterista di eccellenti musicisti pop del livello di Peter Gabriel, Sting e Pino Daniele, il cinquantasettenne percussionista di origine ivoriana, ma parigino d'adozione, si è espresso senza mai sovrastare, o peggio, invadere gli spazi d'insieme, favorendo anzi una visione corale all'interno di una cornice sonora determinata dalla presenza di tromba (Luca Aquino), sassofoni sopranino e tenore, elettronica (Tore Brunborg) e pianoforte ed hammond (Jimmy Watson).
Dotato di una tecnica ecellente e di un controllo espressivo notevole, Katché ha saputo non abusare delle sue capacità mettendole al servizio di una riuscita miscela musicale che, pur scaturendo da una forte matrice funk e a tratti smooth jazz, prevedeva la presenza di discrete incursioni in ambiti postboppistici e perfino reggae. Su tutto è prevalsa una profonda partecipazione al progetto da parte dei musicisti, che si è tradotta in intesa perfetta. Grazie all'ottimo interplay si son potute apprezzare le notevoli escursioni dinamichegestite con garbo e maestriache hanno aggiunto valore e interesse alla musica.
La mancanza del basso (o contrabbasso)il cui ruolo è stato perfettamente sostituito di volta in volta dalle linee dell'organo hammond, del pianoforte o dell'elettronica non ha avuto affatto ricadute sul groove, che anzi è sempre stato decisamente rilassato, pungente e accattivante, grazie soprattutto al drumming di Katché, che ha guidato con mano ferma i branitutti originalidel repertorio della serata.
Ad eccezione di Aquino che si è mosso utilizzando un approccio umorale, lessicalmente poco mainstream e meno ancora postboppistico, incentrato sostanzialmente sul suono (vellutato, incisivo e apparentemente etereo) e su un fraseggio poco incline all'uso di patternsla band di Katché è sembrata convincente ma convenzionale.
Nell'insieme il sound è risultato di stampo americano, con temporanee comparse di elementi in corsa centrifuga verso ambienti sonori che si potrebbero definire spiccatamente europei, grazie proprio alle note che scaturivano dalla tromba di Aquino.
Comments
Tags
Manu Katché Quartet
Live Reviews
Manu Katche
Luigi Sforza
Italy
Naples
Mike Rubini
Peter Gabriel
Sting
Pino Daniele
Luca Aquino
Tore Brunborg)
Jim Watson