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Charles Lloyd: Manhattan Stories

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Charles Lloyd: Manhattan Stories
È sempre più raro che il mercato discografico possa riesca a mettere le mani su, e poi pubblicare, gemme di particolare bellezza magari dimenticate in qualche cassetto oppure mai pubblicate prima per i più svariati motivi. Con l'incredibile meticolosità di sempre, la Resonance di Zev Feldman e George Klabin recupera oggi due scintillanti concerti di sua maestà Charles Lloyd proprio negli anni di sua maggiore creatività. Manhattan Stories racconta l'incontro di quattro giganti del jazz della metà degli anni Sessanta: il già citato Lloyd, il chitarrista Gabor Szabo, l'immenso Ron Carter al contrabbasso e l'amatissimo Pete La Roca. Se si citassero tutte le collaborazioni dei quattro, verrebbe fuori mezza storia del "modern jazz" (così s'incominciava a chiamarlo in quegli anni).

Curatissimo nell'incisione, la bella confezione, il libretto ricchissimo d'informazioni, interviste e altro, il doppio CD è un piccolo scrigno aperto sulle bellezze di un fertile periodo di creatività newyorchese, del quale, le storiche realtà (oggi entrambe scomparse) della Judson Hall e dello Slugs' Saloon (club "diverso" per eccellenza di quegli anni) sono entrambe stati fedele testimonianza.

In realtà, entrambe le registrazioni erano in qualche modo già viste in giro (parte di quella dello Slugs' in una splendida stampa di un dieci pollici in vinile colorato in edizione limitata di duemila copie pubblicato la primavera scorsa in occasione dell'ormai classico annuale "Record Store Day") ma mai con tanta ricchezza di particolari e, lo ripetiamo, con tale qualità di registrazione.

Per i dettagli sui quattro protagonisti vi lasciamo tuffare nella lettura del già citato libretto, dove si parla ad esempio del fatto di Szabo in procinto di firmare un contratto e diventare uno dei nomi di punta della celebrata Impulse!, dell'ingaggio di Carter nel nuovo quintetto di Miles Davis, delle contemporanee collaborazioni di La Roca con John Coltrane, Sonny Rollins, Joe Henderson o Bill Evans o, infine, del particolare momento di creatività attraversato da Lloyd, di "passaggio" dall'appena conclusa avventura artistica con Chico Hamilton e in procinto di mettersi a disposizione di un avanguardistico quartetto con Cecil McBee, Keith Jarrett e Jack DeJohnette.

Lloyd stesso, nell'intervista raccolta da Don Heckman nella casa californiana del sassofonista con accanto l'attivissima moglie di Lloyd (Dorothy Darr), co-produttrice del nuovo lavoro, parla di un periodo davvero speciale e specifico, quando molti legami si erano dissolti lasciando molti giovani protagonisti di quel momento, "liberi di affrontare libertà e stupore..." "We were young and on the move," non è infatti frase da poco per comprendere l'intensità e la vulcanicità del momento.

Nelle tre tracce riportate alla luce da ognuno dei due concerti, traspare proprio l'incredibile ardore e l'elettrica atmosfera che solo situazioni come quella descritta più sopra fanno emergere. In alcuni rinnovati cavalli di battaglia di Lloyd e Szabo degli anni precedenti, il quartetto mette tutta l'energia innovativa possibile, regalando ottanta nuovi minuti di musica che entrano di diritto nella più classica documentaristica di un decennio forse unico nella storia della musica afro-americana.

Interazione e interplay sono di quelle da ricordare e, si badi bene, questo non è un gruppo stabile bensì solo un manipolo di autentiche stelle, unite nel più classico estemporaneo "momento creativo" catturato l'uno (Judson Hall) dall'attentissimo lavoro tecnico di George Klabin e l'altro dallo svedese Bjorn von Schlebrugge sempre presente ai concerti di Lloyd di quel periodo con il suo fedelissimo e magico registratore Nagra.

Nel 2009, Feldman decide di partire per andare a trovare Lloyd nella sua casa in California e sottoporgli l'ascolto del materiale che travolge Lloyd e signora e che fa prendere la decisione al sassofonista di far ascoltare a Feldman altro materiale di quegli stessi giorni in suo possesso e di dare poi la benedizione per la stampa. Della storica decisione entra poi a far gioco anche lo storico nome di Michael Cuscuna che divide con Klabin la responsabilità di produttore esecutivo di questo lavoro. A disco pronto, Feldman sentenzia di trovarsi davanti ad un progetto "stellare," "un vero e proprio master capace di celebrare a cinquant'anni di distanza non solo un momento creativo forse unico nella storia del jazz moderno ma anche il ricordo di due dei locali di New York dove si ospitava il miglior jazz possibile di quel tempo." Forse impossibile non essere d'accordo: Manhattan Stories è il racconto di un periodo che non esiste più, quasi sicuramente irripetibile almeno con le stesse filosofie e meccanismi. È poi stupendo, per l'appassionato, verificare ad esempio la differenza di esecuzione di un brano contenuto in entrambi i set: quel "Lady Gabor" firmato da Szabo che appare "perfetto" e quasi geometrico nella location "ufficiale e pura" di un teatro, seppur piccolo, quale la Judson Hall e quasi il contrario ma più denso e "libero" nella versione-club della fumosa atmosfera dello Slugs.'

"Musical manna" ha chiamato questo disco qualcuno dopo già il primo ascolto. Gli amanti totali sappiano che di questo disco esiste anche un'edizione numerata a mano in doppio vinile 180 grammi da richiedere a Resonance.

Forse non è bello, ma mi piace ugualmente chiudere questa recensione con un bel "porca miseria!"

Track Listing

CD1: Sweet Georgia Bright; How Can I Tell You; Lady Gabor; CD2: Slugs’ Blues; Lady Gabor; Dream Weaver.

Personnel

Charles Lloyd
saxophone

Charles Lloyd: tenor saxophone, flute; Gábor Szabó: guitar; Ron Carter: bass; drummer Pete La Roca: drums.

Album information

Title: Manhattan Stories | Year Released: 2014 | Record Label: Resonance Records


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